Ansia cronica

17 gennaio 2007

Ansia cronica


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14 gennaio 2007

Ansia cronica

Salve dottore,
Sono un ragazzo di 22 anni. Soffro di un grave disturbo d'ansia. Al momento sono in uno stato di panico in cui la mia personalità, il mio "io" è affogato dall'ansia mentale che il mio cervello produce tutto il giorno, portandomi a rimuginare in continuazione, a provare continuamente stati nuovi di panico e malessere. Io mi curo dall'età di 14 anni. Cominciò tutto con gli attacchi di panico e poi si instaurò il disturbo ossessivo-compulsivo che mi porta appunto a rimuginare tutto il giorno, a controllare la mia vita.
Mi sono curato per tanti anni da uno psichiatra della scuola Pisana con Tegretol e Fevarin. Poi un anno e mezzo fa smisi la cura d'accordo con il dottore. Ebbi un periodo di 5 mesi di ipomania e poi lo scorso febbraio sono caduto in depressione.
E' da allora che sono in cura da un altro dottore; dalla depressione sono uscito abbastanza presto, tuttavia l'attività rimuginativa del cervello si è alzata tanto e sono inabilitato a vivere. Il dottore che mi segue mi ha fatto provare tantissimi farmaci, ma mi sa che sarà costretto a rimettermi delle benzodiazepine. Io quando prendevo l'En (2 mg al giorno) stavo davvero bene. Il problema è che ero arrivato a un pochino di tolleranza.
Ah una cosa importante è che ho 2 problemi psicologici importanti: 1 il difetto fisico(lievissima emiparesi all'arto inferiore destro) mai accettato 2 il voler già la vita programmata, l'essere inflessibile a tutto, un pò di fobia sociale
Vorrei chiederle:
- Il disturbo che ho oramai è cronico?
- Sarebbe un problema se davvero dovessi prendere benzodiazepine a vita o comunque per un lungo periodo?
Grazie e scusi se le ho scritto un poema.
Aspetto una sua risposta al più presto

Risposta del 17 gennaio 2007

Risposta a cura di:
Dott.ssa MARIA ADELAIDE BALDO


Incominciamo da fondo. Se dovesse prendere per tutta la vita farmaci non sarebbe un grave problema. Oggi vi sono farmaci molto ben tollerati che si possono prendere per lunghi periodi senza danni d'altro tipo. L'importante è valutare i benefici. Lei descrive un quadro complesso dove mi sembra di capire che prevalga l'aspetto ossessivo. Mi sembra di capire che fin'ora lei si sia curato solo con i farmaci che sono senz'altro necessari, ma forse è il caso anche di pensare ad un intervento di tipo psicoterapeutico. I farmaci agiscono sulle strutture biochimiche, ma da soli non possono trasformare quel complesso insieme di interazioni con l'ambiente e con se stessi che è il frutto di una elaborazione del pensiero e dell'emozione. Lei stesso accenna sia pure di sfuggita ad un suo problema di accettazione di sè e di adattamento emotivo. Non la conosco direttamente e quindi non posso essere più precisa, ma in linea generale credo che la migliore terapia sia quella che associa i farmaci ad un intervento psicoterapeutico, Questo va ovviamente realizzato secondo l'effetivo bisogno e anche la scelta del tipo di psicoterapia (analitica?cognitiva?altro?)va fatta dopo una attenta valutazione. Ci pensi. In bocca al lupo.

Dott. Ssa M. Adelaide Baldo
Specialista attività privata
Specialista in Psicologia
BRESCIA (BS)



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