Riempir le rughe non senza rischi

05 maggio 2004
Aggiornamenti e focus

Riempir le rughe non senza rischi



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Gli interventi estetici puntano, come un po' tutta la chirurgia, a ridurre l'invasività della procedure: è questa una delle molle che ha determinato la messa a punto dei nuovi ritrovati per spianare rughe, rimpolpare guance e inturgidire labbra. Si tratta delle sostanze genericamente chiamate filler (riempitivi) che vengono iniettate nelle aree in cui la struttura della pelle si è assottigliata creando rughe e grinze o dove si sono formate depressioni a causa, magari, di un trauma. Ora però, dal congresso annuale della Società Italiana di Medicina estetica, svoltosi a Roma, viene una messa in guardia sulle possibili conseguenze dell'uso di alcuni di questi filler, quelli cosiddetti permanenti.

Materiali che non si riassorbono


Sostanzialmente esistono due tipi di filler, quelli che vengono riassorbiti col tempo, come il collagene bovino, quello umano, l'acido ialuronico, e quelli che invece sono destinati a restare, non potendo essere degradati nel tempo dall'azione del sistema immunitario. Con i filler riassorbibili, presto o tardi l'effetto estetico si perde, mentre quelli permanenti sono stati concepiti in modo da offrire una sorta di supporto stabile. In pratica si tratta di collagene o altre sostanze riassorbibili come gel acquosi in cui si ha, in sospensione, una certa quantità (al 2 al 25%) di microsfere di una materia plastica chiamata polimetacrilato. Le sfere hanno un diametro massimo di 30-40 micron (millesimi di millimetro) e sono in pratica indistruttibili. E' chiaro che la base di questi filler, acido ialuronico o acqua che sia, viene anch'essa riassorbita, ma la parte plastica no. Anche se la letteratura parla, per alcuni di questi prodotti, di un'incidenza di complicanze piuttosto bassa (1-2 su 1000) questa è pur sempre possibile. Una delle più temute è la formazione di granulomi più o meno estesi, dovuti alla reazione immunitaria locale. A volte queste reazioni possono essere trattate con cortisonici locali, o con altri trattamenti, spesso però sono permanenti. Il risultato è che la cute assume un aspetto granuloso al tatto, con possibile formazione di eritema. Secondo le associazioni scientifiche, questa eventualità andrebbe sempre prospettata al paziente al momento di illustrare il trattamento.

Regolamentazioni troppo vaghe


Ma i medici estetici italiani hanno voluto ricordare anche un altro aspetto ed è proprio quello dei materiali (si fa per dire) usati per il trattamento iniettivo. Negli Stati Uniti le procedure di registrazione e autorizzazione sono piuttosto severe, tanto che sono tre soli i prodotti autorizzati per questo impiego. In Europa sono invece 56, anche perché il filler e' considerato dalla legge italiana un 'presidio medico-chirurgico', un po' come se fosse un cerotto o una lente a contatto, e non un farmaco. Come tale non deve sottostare a tutta la sperimentazione normalmente richiesta per i medicinali e può quindi essere messo in commercio purché abbia il marchio CE. Un 'bollino' che garantisce solo che la sostanza venga fabbricata rispettando le procedure industriali stabilite nell'Unione Europea, ma che non assicura nulla su efficacia, qualità e sicurezza del prodotto. Peraltro, questa non è una questione che riguarda soltanto i filler. "Per questo" ha spiegato il chirurgo plastico Pierfrancesco Cirillo "abbiamo a che fare con una serie di prodotti in commercio che stanno creando seri problemi". Insomma, per quanto poco invasivo, non esiste un intervento che possa essere attuato a cuor leggero, senza dimenticare che nessun filler può sostituire il bisturi.

Davide Minzoni



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