Che il peso sia giusto

02 agosto 2007
Aggiornamenti e focus

Che il peso sia giusto



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Quando si parla di gravidanza uno degli aspetti più affrontati è l'età. Del resto le recenti statistiche, pubblicate su tutti i giornali, evidenziano come si arrivi al parto in età sempre più matura. Con i rischi che questo comporta. Una tendenza particolarmente diffusa in Italia, dove cinque bebè su 100 sono partoriti da donne che hanno oltrepassato gli anta. Una percentuale pressoché doppia rispetto alle medie internazionali. Ma l'età non è l'unico aspetto problematico rispetto alla gravidanza. E lo conferma un editoriale, appena pubblicato dal British Medical Journal, che sottolinea come tenere d'occhio il peso, avvicinandosi al fatidico momento, è fondamentale. Mantenere sotto controllo il peso controllato, infatti, prima, durante e dopo la gravidanza sortisce migliori risultati. Sia per il bambino sia per la mamma. Non è un caso, sottolinea l'editoriale, che le donne in età riproduttiva siano bombardate di messaggi sulla dieta, sul peso e sull'immagine corporea. Ma il bombardamento è il più delle volte eccessivo con il risultato che la minaccia dell'obesità porta a enfatizzare una illusoria "taglia zero" come desiderabile, a prescindere dalla costituzione della donna. Una tendenza pericolosa in particolare nel periodo della gravidanza, quando le richieste nutrizionali si fanno più importanti, con la richiesta di nutrienti essenziali supplementari per il benessere e la crescita fetale. Le donne, perciò, sottolinea l'editoriale, devono avere piena consapevolezza delle implicazioni del loro peso per la gravidanza, la nascita e la salute dei loro bambini.

Né troppo...


I numeri del sovrappeso e dell'obesità, del resto, preoccupano, con oltre 300 milioni di clinicamente obesi nel mondo e una prevalenza di obesità al femminile tra i 20 e i 39 anni, salita dal 9% dei primi anni '60 al 28% del 2000. Ma il problema non è solo di immagine del corpo e di stili di vita e l'associazione tra aumento di peso e gravidanze non felici e poco conosciuta. Un recente studio svedese, che ha coinvolto 207534 donne dal 1992 al 2001, ha esaminato le associazioni tra le modifiche nell'indice di massa corporea (BMI) dall'inizio della prima gravidanza all'inizio della seconda in relazione a esiti avversi del parto. E' stato così possibile evidenziare in modo chiaro che l'aumento del BMI si associava alla pre-eclampsia, al diabete gestazionale o a bambini troppo grandi per l'età gestazionale. Ed era sufficiente un incremento di BMI di una o due unità. Un aumento ulteriore poteva determinare esiti anche mortali per il bambino. Il messaggio è chiaro. Le donne di peso normale devono evitare di guadagnarne un eccesso tra due gravidanze. In più le donne in sovrappeso o addirittura obese, devono fare il possibile per perdere peso prima di una gravidanza. L'equilibrio comunque è sempre l'ideale e non bisogna sconfinare nell'eccesso opposto.

...né troppo poco


Se ne parla di meno, infatti, puntualizza l'editoriale, ma anche un BMI troppo basso è associato a complicazioni in gravidanza, come la nascita pre-termine o il basso peso alla nascita. Un altro studio di coorte è stato illuminante da questo punto di vista. Le pazienti il cui BMI è sceso di cinque o più unità tra due gravidanze, hanno un rischio maggiore di nascita pre-termine rispetto a quelle il cui peso è rimasto stabile o è cresciuto. Un rischio accentuato per le donne che hanno già avuto un parto pre-termine. E' fondamentale perciò ancor prima di pianificare una gravidanza raggiungere il peso forma, visto che il basso BMI è un fattore di rischio modificabile. I due studi, in qualche modo in conflitto, dicono in realtà la stessa cosa, raggiungere e mantenere il giusto peso, prima, durante e dopo la gravidanza è fondamentale. Un approccio del genere offre benefici a lungo termine sia alle mamme che ai loro bambini. Un beneficio da non sottovalutare.

Marco Malagutti



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