I germi fanno resistenza

24 aprile 2008
Aggiornamenti e focus

I germi fanno resistenza



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Le infezioni non potranno mai essere debellate, ma se si pensava che il loro maggior influsso fosse legato al passato, bisognerà forse ricredersi. Perché emergono sempre nuove minacce, vedi influenza aviaria (o aviare), e ne riemergono di vecchie, vedi tubercolosi; soprattutto perché dilagano le resistenze batteriche per l'inappropriato ed eccessivo uso di antibiotici, e poi ci sono i pericoli da aumentata mobilità globale, malattie da viaggio o d'importazione. Il quadro così come lo ha delineato il 18° congresso della Società europea di microbiologia clinica e infettivologia (ESCMID) di Barcellona ha in effetti aspetti sconfortanti. L'ESCMID, per il suo venticinquesimo, ha proclamato il 23 aprile prima Giornata europea contro le malattie infettive. Tra le antibiotico-resistenze preoccupa quella dello Staphilococcus aureus verso la meticillina, i ceppi MRSA sono infatti frequente causa d'infezioni in ospedali e case di cura, ma potenzialmente il contagio può avvenire anche in altri ambiti (negli Stati Uniti ci sono stati casi scolastici). Nei nosocomi le infezioni da germi resistenti sarebbero dovute soprattutto ai MRSA, a batteri produttori di beta-lattamasi ad ampio spettro (ESBL) e a Gram-negativi multiresistenti (MDR), con maggior rischio di colonizzazione in pazienti ultra 60enni cateterizzati o con patologia di base severa. Molto temute sono le infezioni ospedaliere o comunitarie da Gram-negativi resistenti, quali Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Legionella pneumophila o Pseudomonas aeruginosa: quest'ultima rappresenta l'11% delle infezioni ospedaliere, anche fatali, a livello mondiale.

Uso inappropriato degli antibiotici


"Quest'incremento è spesso legato alla forte pressione selettiva esercitata dagli antibiotici di comune impiego" ha affermato Fernando Baquero, presidente del congresso "con in più il problema della terapia antibiotica empirica nell'attesa dei risultati delle colture microbiologiche. Occorrono perciò programmi di sorveglianza sull'uso di questi farmaci e screening periodici dei soggetti trattati con antibiotici a rischio più alto di sviluppo di resistenze". Preoccupazione desta pure l'emergere di resistenze in pediatria, come i ceppi ipervirulenti e iper-resistenti di Pneumococco, germe spesso responsabile di otiti nei bambini. "C'è il rischio" ha denunciato Baquero "che l'incremento dei batteri resistenti resti una criticità per molti anni, dato che la produzione di nuovi antibiotici e quindi l'interesse della ricerca industriale per questa molecole è in progressivo rallentamento. Negli ultimi decenni infatti si sono sviluppati pochissimi antimicrobici, mentre le difese batteriche sono fortemente aumentate, così per esempio il 25% dei pazienti con setticemia da Gram-negativi continua a morire ma la disponibilità di nuovi antibatterici resta insufficiente. Inoltre, le nuove molecole non sono ad ampio spettro come quelle tradizionali e questo richiede la formulazione di diagnosi molto accurate". Gli antibiotici rimangono però essenziali, in ospedale e nella pratica clinica generale, e il punto è quindi evitare l'uso massivo e improprio. Occorrono poi una personalizzazione in base alle caratteristiche individuali e l'aderenza dei pazienti alle prescrizioni, specie per la durata. Da evitare l'automedicazione e da favorire infine l'informazione anti-abuso da antibiotici: interessante in uno studio canadese su pazienti ambulatoriali la correlazione tra uso degli antibiotici e variabili socio-economiche.

La tubercolosi torna e più cattiva


"Ceppi batterici resistenti ad antibiotici e disinfettanti, essendo difficili da distruggere, aumentano e sono presenti anche in luoghi diversi da quelli di cura, da quelli di lavoro alle abitazioni, cosa rara solo cinque anni fa" ha detto l'olandese Voss, del Canisius-Wilhelmina Hospital. "Svariati oggetti si sono dimostrati contaminati da batteri potenzialmente fonte d'infezione, da utensili a maniglie, telefonini, mouse, benché questo non sembri costituire un problema nella popolazione generale. Si sa che operatori sanitari e loro famigliari sono più spesso portatori di S.aureus (lo è in generale circa il 25% delle persone) e ci sono casi di trasmissione di MRSA in famiglia; c'è persino quello limite, italiano, di trasmissione uomo-animale da una coppia di lavoratori ospedalieri a cuccioli di cane, ma soprattutto sono diversi quelli di contagio da animali d'allevamento (specie maiali) all'uomo". Come ridurre il rischio d'infezione? "Per gli operatori sanitari la singola misura preventiva più efficace resta l'igiene scrupolosa delle mani". Una conferma anche per i pazienti, quindi, e in esteso per tutti. Ma un'altra resistenza emergente ed estremamente preoccupante è quella di un'infezione di ritorno, la tubercolosi, "in recrudescenza negli ultimi anni in tutt'Europa" ha ricordato Robert Read, dell'Università di Sheffield. "Aumentano i casi multiresistenti (MDR-Tb) ed estremamente resistenti (XDR-Tb), i secondi specie in malati di HIV e immigrati dall'Europa orientale o dal Sud del mondo: casi non trattabili, insensibili a 4-7 antibiotici di prima e seconda linea, con mortalità quasi del 100%". Occorrono screening per la Tb nei soggetti ad alto rischio e strumenti di diagnosi rapida, dato che in un intervallo di sei mesi in cui si sviluppa la forma attiva della malattia si infettano altre dieci persone.

Elettra Vecchia



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