Profilattico utile contro Papillomavirus

30 giugno 2006
Aggiornamenti e focus

Profilattico utile contro Papillomavirus



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Nella sua storia iniziata ormai 25 anni fa, l'epidemia mondiale di AIDS ha insegnato che l'unico strumento efficace utilizzabile su larga scala per la prevenzione (a parte l'astinenza sessuale e in attesa del vaccino) resta il profilattico. Un presidio semplice e inventato fin da tempi antichi per evitare le gravidanze, che in realtà come anticoncezionale non è proprio sicuro ma che può costituire una valida arma di difesa contro le malattie sessualmente trasmesse (MST), infezioni tutt'altro che relegate al passato e diffuse anche in Occidente. Che il preservativo protegga dai contagi per via sessuale è intuibile e lo si è verificato nel caso dell'HIV , della gonorrea, della Chlamydia, del virus dell'Herpes genitalis, ma questo era più incerto per altre MST tra le quali soprattutto l'infezione da Papillomavirus (HPV), comune tra le giovani donne sessualmente attive e temibile perché alcuni ceppi virali sono legati al rischio di tumori ano-genitali. Ora arriva una conferma sulla validità del profilattico nella prevenzione dell'HPV, ottenuta da uno studio disegnato in modo specifico e più accurato di altri che non erano riusciti a evidenziare una riduzione del rischio di contagio femminile. L'argomento è ancora più attuale considerando la commercializzazione del vaccino anti-HPV prevista per l'estate negli Usa e a breve distanza in Europa (di cui si parla in un altro articolo n.d.r)

Più tempo meno contagio


Gli autori dello studio, dell'Università di Seattle, hanno coinvolto studentesse dello stesso ateneo tra 18 e 22 anni: requisiti d'ammissione essere vergini prima dello studio o avere avuto il primo rapporto sessuale entro i tre mesi precedenti, essere in buona salute e non in stato di gravidanza. Ogni 15 giorni le ragazze dovevano compilare un dettagliato questionario via Web sui comportamenti sessuali, precisando soprattutto numero di rapporti, frequenza dell'uso del condom, numero di nuovi partner; ogni quattro mesi venivano sottoposte a esami ginecologici e si ricercava con test genetico il DNA dell'HPV nei tamponi vaginali. L'analisi statistica ha riguardato le giovani giunte a un anno di osservazione dal loro primo rapporto. Nelle 82 partecipanti selezionate, l'incidenza a 12 mesi della prima infezione da HPV è risultata del 37% e il riscontro di nuovi partner nei precedenti otto mesi (periodo di manifestazione della maggior parte delle prime infezioni) è apparso associato a un incremento della probabilità di contagio. E' risultata una riduzione lineare del rischio con l'aumentare del tempo di utilizzo del preservativo nel rapporto: se questo era del cento per cento la probabilità d'infezione era infatti del 70% più bassa in confronto a un tempo di utilizzo inferiore al 5%, eseguiti gli aggiustamenti rispetto al numero di partner; già con l'uso oltre il 50% il rischio si dimezzava in confronto al 5%. Quest'associazione inversa non era stata evidenziata da altri studi, e ciò dipende dalla durata di osservazione e dalla precisione del dato raccolto, favorita dal fatto che il diario elettronico era più veritiero rispetto a un'intervista diretta e che non era rivolto ai partner ma alle ragazze. Importante il fatto che lo stesso andamento è risultato riguardo a tutti i tipi di HPV, sia a basso sia ad alto rischio di sviluppo di tumore. Si è anche osservata una relazione inversa tra frequenza dell'uso del profilattico e incidenza di lesioni intraepiteliali squamose della cervice, con nessuna nuova lesione per il tempo d'uso del condom del 100%, in confronto al 14% per utilizzi limitati o per il non uso; riscontro che si accorda con precedenti che mostravano una protezione per alcune donne contro neoplasie di grado avanzato e invasive, ma che richiede ulteriori approfondimenti.

Niente false sicurezze


Fatti salvi alcuni possibili limiti dello studio, relativi per esempio alla determinazione del periodo ottimale di osservazione, alle informazioni riferite per esempio rispetto al corretto uso del condom o alla sua eventuale rottura, alla possibilità di estendere i risultati a donne meno giovani, o a ragazze di stato socio-economico inferiore, i risultati autorizzano a dire che il preservativo è efficace nel proteggere le donne dal rischio HPV legato ai rapporti sessuali, anche contro i tipi virali più pericolosi verso i quali è protettivo il vaccino quadrivalente di imminente disponibilità. Il condom può essere uno strumento addizionale di prevenzione, da inserire però un quadro generale di riduzione del rischio basato sui comportamenti sessuali: nel caso del profilattico come del vaccino c'è infatti chi teme che promuoverne l'uso possa indurre una falsa sicurezza e quindi una maggiore "sregolatezza" rispetto alla frequenza dei rapporti e al numero dei partner, che finirebbe per spuntare le due armi preventive. Se l'obiettivo di massima è il sesso sicuro, quello di minima deve essere almeno sesso più sicuro.

Elettra Vecchia



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