Non basta sia poco

08 giugno 2005
Aggiornamenti e focus

Non basta sia poco



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Strategie alimentari per allontanare l'invecchiamento ne sono state proposte diverse, e alcuni cardini resistono da più di un decennio. Per esempio la dieta mediterranea, povera di carni rosse e ricca di verdure e grassi vegetali, non viene contestata sul piano della prevenzione cardiovascolare e, a conti fatti, dimostra una diminuzione della mortalità anche in studi su scala europea. Però la questione prende anche strade diverse: un conto è diminuire l'incidenza di malattie capaci di condurre alla morte, un conto rallentare i meccanismo che portano l'organismo a perdere complessivamente di efficienza, cioè a invecchiare. Qui, dal punto di vista nutrizionale, si era imposta una linea di ricerca, cioè la restrizione dietetica, divenuta poi restrizione calorica. In altre parole, nell'animale da esperimento, soprattutto tra i roditori, si era vista o che un apporto calorico inferiore determinava un allungamento della vita. Moltissime le possibili spiegazioni, dalla riduzione dei fenomeni ossidativi (radicali liberi) al minore accumulo di tossine e via discorrendo. In pratica, mangiare di meno ha funzionato, e anche in animali un po' più complessi come le scimmie.

Oltre il quanto, che cosa


Tuttavia altri esperimenti avevano mostrato che mantenendo pari le calorie, ma diminuendo le proteine, si otteneva comunque un allungamento della vita media. Di qui il sospetto che non fosse poi indifferente come si otteneva la restrizione calorica. Da queste esperienze è partita una ricerca britannica, che ha avuto come cavia il moscerino della frutta, la Drosophila, che è un autentico benemerito della scienza. Infatti non soltanto se ne conosce l'intero genoma da tempo, ma ha una vita così breve che è semplicissimo vedere eventuali cambiamenti (basti pensare che usando dei gatti occorrerebbe almeno una dozzina di anni). Ai moscerini sono state imposte due diverse restrizioni dietetiche: o un regime a ridotto apporto di zucchero o un regime a ridotto apporto di lieviti, quindi zuccheri contro proteine. In entrambe le diete, però, la quantità di calorie sottratta era la medesima. Entrambe le diete hanno funzionato, rispetto alla dieta standard, tuttavia quando la riduzione calorica si otteneva a spese del lievito il risultato era molto più consistente, mentre riducendo lo zucchero a volte non si raggiungeva la significatività. Lo studio può voler dire due cose, per esempio che un conto sono i mammiferi e un altro altri animali, e che le vie metaboliche attivate dalla restrizione calorica non sono uguali per tutte le specie. Quindi non necessariamente una restrizione dietetica di un certo tipo può funzionare per tutti gli animali, uomo compreso. Però, ed è la considerazione con cui chiudono gli autori, questo significa che la restrizione calorica non è tutto...

Gianluca Casponi



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