Una guerra vinta?

04 marzo 2005
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Una guerra vinta?



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Nel campo del tumore al seno la capacità di curare, nell'arco di pochi decenni, è decisamente migliorata. Un miglioramento costante che ha portato alcuni esperti a parlare di una vera e propria rivoluzione in ambito terapeutico. Lo conferma anche Pier Franco Conte, specialista in oncologia e direttore del dipartimento oncologico presso il Policlinico di Modena. Ma quali sono le terapie oggi disponibili?

Quali terapie


"La terapia principale - esordisce Conte - è rappresentata dalla chirurgia. Negli anni si è evoluta molto e oggi sono decisamente più comuni gli interventi conservativi rispetto a quelli demolitivi. Il vantaggio è evidente soprattutto dal punto di vista psicologico. I due interventi più comuni in questo senso sono l'asportazione del nodulo, si preleva così solamente il tumore e i tessuti che lo circondano, e l'intervento del linfonodo sentinella, ossia il primo linfonodo nel percorso del tumore. Poi vanno segnalati anche i grandi progressi nella radioterapia, la procedura che in genere completa il lavoro del chirurgo e il cui ruolo è di impedire che si riformi il tumore nella mammella già operata. Normalmente consiste in sedute giornaliere per cinque giorni alla settimana per circa un mese di raggi X. Oggi, anche se non è ancora standard, si va diffondendo la procedura intraoperatoria, nella quale si procede già al momento dell'intervento ancora a cicatrice aperta. In questo modo una procedura che durerebbe parecchi giorni si riduce a pochi minuti. La modalità però non è ancora standardizzata mancando i dati a lungo termine. Questo per quel che riguarda i trattamenti locali". E quelli sistemici? "Vi si fa ricorso sia per prevenire metastasi successive sia nel caso in cui si siano già sviluppate" risponde l'oncologo. "Esistono tre categorie di farmaci. Innanzitutto, anche se ha una cattiva pubblicità, la chemioterapia. Una tipologia di trattamento per la quale, comunque, si dispone di farmaci sempre più potenti e tollerabili, i cosiddetti farmaci citotossici. Poi esiste la terapia ormonale, visto che nei 2/3 dei tumori sono implicati i recettori ormonali e gli ormoni sessuali, che favoriscono lo sviluppo e la progressione del tumore. Un'arma terapeutica sempre più efficace, il cui più grande progresso recente è dato dagli inibitori dell'aromatasi. Infine esistono le terapie biologiche, in cui i farmaci sono anticorpi diretti contro un recettore di membrana che è over-expressed (presente in quantità superiore alla norma) nel 25% dei tumori mammari. Si tratta di farmaci ad azione selettiva in grado di stimolare il sistema immunitario ad aggredire le cellule tumorali senza danneggiare in modo rilevante le cellule normali. Non si tratta di una terapia alternativa, bensì di una opzione che in aggiunta alle altre due aumenta l'efficacia. Infine sempre tra i farmaci biologici vanno segnalati i bifosfonati che inibiscono le metastasi ossee, riducendo così le complicanze scheletriche, uno dei risvolti più dolorosi del tumore". I numeri confermano lo scenario descritto da Conte. Solo 20 anni fa le guarigioni non superavano il 40% e anche la vittoria della malattia lasciava segni indelebili nel corpo delle donne. Oggi non si è ancora alla soluzione definitiva ma la situazione è decisamente migliorata e anche terapie come la chemioterapia sono diventate più tollerabili. E' vero?

Più tollerabili più mirate


"Si - risponde convinto Conte - Grazie alla presenza dei farmaci di supporto, che permettono di controllare gli effetti collaterali come il vomito. Ci sono farmaci come l'eritropoietina e i suoi derivati, che aiutano la ripresa del midollo osseo e stimolano la crescita dei globuli rossi, oltre a ridurre la leucopenia, cioè la raraefazione dei globuli bianchi. Va detto che un tempo i chemioterapici venivano ricavati dall'iprite, un gas tossico. Oggi, invece, si utilizzano sostanze naturali o di sintesi chimica. La tollerabilità è sicuramente migliorata". E il problema della caduta dei capelli? "E' inevitabile e ha sicuramente un impatto negativo. Va detto, però, che è reversibile, i capelli iniziano a ricrescere una volta terminata la cura e spesso sono più forti di prima". Un altro dato sempre più evidente è che per la cura del cancro al seno sono disponibili protocolli terapeutici che permettono di personalizzare la terapia e di ottenere risultati sempre più soddisfacenti. Ce lo conferma l'oncologo modenese. "Il settore di ricerca più attivo in questo momento riguarda la possibilità di fare la fotografia genetica del tumore. Sta diventando sempre più chiaro, infatti, che tumori che sembrano identici dal punto di vista morfologico e clinico, in realtà sono diversi a livello genetico, per geni over-expressed, come si dice in gergo, o sottoespressi. E' un campo nel quale gli avanzamenti tecnologici sono rapidissimi ed è così possibile valutare lo stato di espressione di milioni di geni in tempi brevi. L'idea è che lo stato di attivazione del gene (un gene produce un effetto solo se attivo) corrisponda a stati clinici diversi. Diventerebbe così possibile predire l'esito della malattia, se cioè sarà accessibile la fotografia genetica si potrà sapere con precisione se un determinato paziente risponde a una specifica terapia". Un vantaggio notevole non c'è che dire.

Marco Malagutti



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