Salvare la cartilagine

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Salvare la cartilagine



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Le differenze tra l'artrosi e l'artrite sono parecchie, ma una delle più importanti per il paziente è che mentre per l'artrite reumatoide sono disponibili, pur con ovvie limitazioni, farmaci capaci di arrestare il progresso della malattia, per l'artrosi no. Arrestare il progresso della malattia, nel caso dell'artrosi, significa rallentare la distruzione della cartilagine ialina, che riveste le estremità delle due ossa che concorrono all'articolazione. Per questo la pubblicazione del più recente studio sulla glucosamina solfato ha sollevato un enorme interesse. In passato c'erano già stati tentativi in questa direzione, per esempio proponendo la diacereina per la riduzione del danno articolare nell'artrosi. La diacerina ha un meccanismo d'azione analogo a quello degli antinfiammatori, in quanto blocca l'azione di una delle sostanze responsabili dell'infiammazione: l'interleuchina 1-b. Questa particolare interleuchina, però, ha anche l'effetto di inibire l'attività di sintesi dei condrociti, le cellule che producono i "materiali" necessari a costruire la cartilagine. La strategia di impiego della diacereina, quindi si basa sulla possibilità, stoppando l'interleuchina 1b, di lasciare che i condrociti svolgano il loro lavoro normalmente. L'ipotesi di partenza è stata anche recentemente confermata in vitro (cioè in condrociti isolati) ma nell'impiego clinico non sembra aver rispettato le promesse.

Che cos'è il nuovo farmaco antiartrosi


Intanto la glucosamina solfato non è una novità in senso stretto, ed è considerata una farmaco soltanto in alcuni paesi, come l'Italia, mentre negli Stati Uniti è acquistabile come supplemento nutrizionale. Inoltre, di studi ne sono stati condotti anche in passato anche se non sempre rispettando tutti i sacri crismi delle ricerche cliniche, tanto che una review condotta qualche tempo fa aveva concluso che ... era difficile concludere.
La strategia di impiego della glucosamina è differente rispetto alla diacereina. Questa sostanza, infatti, è un derivato della glucosamina nature, un particolare zucchero (monoaminosaccaride) che concorre alla formazione della matrice extracellulare della cartilagine (cioè esattamente della struttura che viene prodotta e mantenuta in equilibrio dai condrociti). E' per così dire un materiale da costruzione. Quindi l'ipotesi dei clinici è che, somministrando la glucosamina dall'esterno si favorisca la produzione della cartilagine. Ma per la glucosamina si parla anche di un effetto antinfiammatorio, quindi con potenziale influenza anche sul dolore. In effetti, come è stato argomentato da più esperti, si deva ancora arrivare a una spiegazione completa del meccanismo d'azione.
A prima vista il vantaggio primo di questa terapia è la sua assenza di effetti collaterali che, infatti, sono paragonabili negli studi a quelli del placebo (cioè del farmaco finto che viene somministrato in queste situazioni). Ma sortisce anche dei risultati? A questa domanda risponde appunto l'ultimo studio pubblicato sulla rivista Lancet.

Che cosa ha detto lo studio di Lancet


Intanto questa indagine è stata svolta su malati che presentavano artrosi del ginocchio, non in vitro, e la valutazione dell'effetto si basava su due parametri: i sintomi soggettivi (dolore, mobilità...) e la valutazione obiettiva dello stato dell'articolazione. Quest'ultima è stata condotta controllando lo spazio intrarticolare, cioè verificando ai raggi X se l'articolazione "si schiaccia". Infatti la riduzione dello spazio intrarticolare viene considerata un indice dell'erosione della cartilagine: minore è lo spazio maggiore è l'erosione dell'articolazione. Inoltre, i pazienti sono stati seguiti per tre anni, un periodo sufficientemente lungo per trarre indicazioni sostanziose.
I risultati sono stati molto incoraggianti: al termine dei tre anni solo il 15% dei pazienti trattati con la glucosamina hanno mostrato una diminuzione dello spazio intrarticolare, mentre nel gruppo trattato col placebo il 30% aveva mostrato un peggioramento significativo.
Positivo anche il confronto sui sintomi, che avevano una significativa riduzione (soprattutto il dolore e la funzionalità) con il trattamento. Va detto poi che il miglioramento dei sintomi si presentava indipendentemente dall'andamento del danno articolare. Molto correttamente, gli autori dello studio concludono che sarebbe prematuro affermare che la glucosamina fosfato può cambiare radicalmente l'evoluzione dell'artrosi, ma certamente non nascondono che già in questa esperienza si è almeno dimostrato che si possono ridurre significativamente i sintomi senza andare incontro agli effetti collaterali tipici dei FANS (per esempio le emorragie gastrointestinali).

Alcune osservazioni

Anche a costo di dispiacere ai sostenitori degli integratori in alternativa ai farmaci va detto che questi risultati sono stati ottenuti con una formulazione farmaceutica, non con un integratore, e che l'uso di un supplemento alimentare (dove magari la glucosamina è presente assieme ad altre sostanze di valore diverso) non è detto che abbia gli stessi effetti. Anzi, è lecito dubitarne: nei farmaci la qualità e la quantità dei principi attivi è ben altrimenti determinata che nei prodotti che si comprano anche al supermercato.

Maurizio Imperiali



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