Silenzio, please!

26 maggio 2006
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Silenzio, please!



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L'ipoacusia, cioè la diminuzione delle capacità uditive, è un problema sociale non indifferente. Per esempio, la malattia professionale che miete più vittime è proprio la sordità più o meno grave: il 47 per cento delle erogazioni che l'Inail fa ai suoi assicurati risale a questa causa. Ma gli oltre 120.000 cittadini diventati sordi per cause occupazionali sono soltanto una parte delle vittime del rumore.Tuttavia quest'ultimo non è la sola causa dei difetti uditivi

Infezioni, farmaci e traumi


Le malattie infettive dell'orecchio, l'otite media per la precisione, determinano in effetti una riduzione delle capacità uditive, ma è anche vero che la percezione normale viene ristabilita una volta risolta la malattia. Caso diverso è quello delle otiti purulente ricorrenti che, alla lunga, possono condurre a un danno dell'orecchio medio (timpano prevalentemente). Un'altra causa di sordità, che però è di norma congenita, è l'ototossicità da farmaci. In particolare alcuni antibiotici, per esempio la kanamicina, sono tossici per le strutture auricolari del feto e, quindi, hanno una controindicazione assoluta in gravidanza. Altri antibiotici, specie gli aminoglicosidici, si possono rivelare dannosi per l'udito anche nel bambino e nell'adulto così alcuni chemioterapici impiegati nei tumori. Lo stesso effetto può essere indotto da alcuni solventi organici e qui si ritorna agli aspetti occupazionali della patologia dell'udito. Va detto che le reazioni ototossiche non provocano soltanto ipoacusia, ma anche il tinnito (percezione continua di un rumore inesistente) e anche disturbi dell'equilibrio.

Sordità di trasmissione


Vi sono poi i danni al timpano e alla catena degli ossicini. La perforazione della membrana timpanica può infatti guarire anche senza lasciare conseguenze, anche se è ovvio che estese distruzioni o ripetute perforazioni conducono a una perdita di elasticità della membrana e, quindi, della sua capacità di entrare in vibrazione. In questi casi si procede per via chirurgica con gli interventi di miringotomia o timpanoplastica. La sordità che risale all'orecchio medio è detta di trasmissione e in questa classe rientrano anche i danni alla catena degli ossicini. La malattia più frequente è l'otosclerosi, nella quale la staffa, uno degli ossicini, perde la sua mobilità e quindi viene sostituita con un pistoncino in teflon. Va detto che ben raramente le sordità di trasmissione dipendono dal rumore. Più spesso sono dovute a traumi o all'invecchiamento.

Rumore un nemico onnipresente

Il vero bersaglio del rumore è l'organo del Corti, contenuto nella coclea, al cui interno si trovano circa 20.000 cellule cigliate. E' a queste che spetta il compito di trasformare l'energia meccanica trasmessa dal timpano e dagli ossicini negli impulsi nervosi che raggiungono il cervello. L'esposizione al rumore agisce prima di tutto su queste cellule, più precisamente sulle ciglia, danneggiandole e quindi spostando più in alto la soglia dell'udibilità. Purtroppo, allo stato attuale delle cose il danno alle cellule cigliate va considerato irreversibile. E' vero che l'orecchio ha un suo meccanismo di difesa, basato sull'azione del muscolo stapedio, che di fatto riduce la capacità di trasmissione delle vibrazioni attraverso timpano e ossicini, così da ridurre le sollecitazioni della coclea e dell'organo del Corti. Ma come tutti i meccanismi di difesa ha dei limiti. Ragion per cui l'essere sottoposto a un ambiente costantemente rumoroso, anche al di là delle singole esposizioni a rumori da 100 e più db, conduce inevitabilmente a un degrado dell'organo di Corti. La conferma viene anche da una ricerca italiana, condotta da Antonio Arpini, direttore del Centro studi e ricerche in bioacustica dell'Università degli Studi di Milano.

Negli ambienti silenziosi l'udito è poreservato

La ricerca partiva dal presupposto che una degradazione dell'udito fosse inevitabile con l'età e per questo sono stati sottoposti a test audiometrici 139 beduini nabatei, popolazione del deserto giordano, una popolazione che non ha mai avuto contatti con la città col rumore moderno. In questa occasione si è visto che la differenza tra i trentenni e i centenari non c'era. In altre parole, la socioacusia, il danno da esposizione al rumore, è il fattore scatenante della presbioacusia, cioè il venir meno dell'udito con l'età. Del resto basta pensare che il bambino che nasce tra i nabatei vede la luce in un ambiente in cui il rumore non supera i 27 decibel, mentre nelle sale parto in media si va oltre i 70 decibel. E, per così dire non è che l'inizio. Allo stesso modo si pensava che le donne fossero per ragioni genetiche meno esposte a danni all'udito, ma gli studi al riguardo sono stati condotti in società dove le donne avevano un ruolo diverso, prevalentemente domestico e non inserito nel mondo del lavoro, quindi erano meno esposte al rumore. Certamente occorrono altre ricerche, ma ci sono indizi sufficienti a ridimensionare anche il ruolo del sesso oltre a quello dell'età. Del resto, proprio per la sempre maggiore rumorosità degli ambienti e degli svaghi, in Italia si assiste a una diminuzione delle capacità uditive dei giovani. Questo è provato indirettamente anche dal fatto che la musica rivolta al pubblico più giovane privilegia le basse frequenze (basso, batteria) udibili anche da chi ha deficit percettivi (l'ipoacusia si manifesta soprattutto sulla percezione dei suoni "alti").

Curare, certo ma soprattutto prevenire

Dal punto di vista epidemiologico, su cento persone che presentano problemi di udito, circa 80 possono risolvere i loro problemi con una protesi acustica, 12 possono essere trattati con una terapia medica e 8 devono ricorrere alla chirurgia. Tuttavia la questione va affrontata diversamente e cioè limitando l'esposizione al rumore. La prima difesa è quella per così dire ambientale, cioè la ricerca di sistemi che consentano di rendere meno rumorosi gli ambienti di lavoro e abitativi. I primi riducendo la rumorosità dei macchinari, i secondo con le tecniche di isolamento acustico, che però sono un po' più complesse del semplice montaggio dei doppi vetri. Bisogna analizzare le caratteristiche del rumore che si vuole attenuare, perché un conto è agire sul rumore del calpestio, un altro su quello di un pianoforte che suona al piano di sopra.
Anche le protezioni individuali sono utili. Per cominciare non bisogna creare da sé situazioni rumorose: per esempio non ascoltare musica a un volume troppo elevato, anche in auto o con il walkman. Poi è necessario concedersi una pausa di silenzio ogni giorno, magari ricorrendo a tappi per le orecchie. Ve ne sono di morbidi, ma anche di tipo rigido, modellati sul calco dell'orecchio, dotati di un filtro acustico, dedicato a chi lavora in ambienti molto rumorosi, per esempio gli aeroporti, ma che comunque permette una certa comunicazione. Non è nemmeno esagerato ricorrere ai tappi di materiale spugnoso quando ci si muove a piedi nel traffico cittadino. Però la prevenzione più efficace, anche se a lungo termine, è quella culturale. E' stato calcolato che ognuno di noi produce un 60 per cento di rumore inutile.

Maurizio Imperiali



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