Rotavirus, insidia per i piccoli

04 luglio 2007
Aggiornamenti e focus

Rotavirus, insidia per i piccoli



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Nei primi due-tre anni di vita e comunque entro i cinque la quasi totalità dei bambini ha episodi acuti da incontri ravvicinati con il Rotavirus, un patogeno che si trasmette direttamente, per esempio dai compagni d'asilo o da un fratellino, per via oro-fecale, attraverso secrezioni respiratorie, da contatto con acqua o oggetti contaminati quali i giocattoli. Il virus è la causa più comune di gastroenterite infantile, quadro caratterizzato da diarrea, vomito, febbre e dolore addominale: sintomi che nel caso del Rotavirus sono più frequenti e prolungati, e possono degenerare in forme gravi di diarrea associata a vomito. L'infezione nei paesi sviluppati, per le migliori condizioni di salute e di assistenza, non è così drammatica come in quelli in via di sviluppo, dove è letale ogni anno per mezzo milione di bambini sotto i cinque anni (in Italia e altri paesi europei i decessi annuali sono circa dieci). Tuttavia è una frequente causa di ospedalizzazioni per le forme gravi, con un impatto sanitario-assistenziale pesante: nella UE a 25 i ricoveri sono ogni anno 87.000, riguardando due bambini su cento sotto i cinque anni; questa è anche un'importante causa di infezione nosocomiale in piccoli ricoverati per altre patologie. La conoscenza dei rischi della malattia e della possibilità di prevenirla con la vaccinazione risultano però ancora scarse.

Igiene non sufficiente per la prevenzione


La conferma viene, per quanto riguarda l'Italia, da un'indagine condotta da IMS Health tra 206 donne di tutta la penisola, madri di bambini di 0-6 mesi o gestanti. L'81% delle intervistate risulta non conoscere la gastroenterite da rotavirus e tra chi ne ha avuto esperienza diretta in un caso su due è stata necessaria l'ospedalizzazione; il 98% non sa che esiste il vaccino, il pediatra resta il riferimento per decidere sull'immunizzazione e se la consiglia, tre mamme su quattro si dicono propense per il sì. "In Italia sono circa 14.000 all'anno i bambini ricoverati per gastroenterite da Rotavirus, punta di un iceberg assistenziale calcolato in 50.000 accessi al Pronto Soccorso e più di 65.000 visite ambulatoriali" informa Giorgio Conforti, pediatra di Genova referente regionale area vaccini Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP). "Il rischio di disidratazione da febbre, vomito e diarrea è sempre presente ed è maggiore quanto minore è il peso, quindi l'età, del bambino. Va sottolineato che l'igiene, come lavare bene le mani e gli oggetti, non è sufficiente per prevenire il contagio, il virus è molto resistente. Il trattamento è di supporto, con soluzioni orali reidratanti; quando non basta o non è attuabile diventa ospedaliero per via endovenosa". L'incidenza dell'infezione (a differenza delle conseguenze: in Italia per esempio ) è infatti simile nei paesi sviluppati e in via di sviluppo; esistono diversi sierotipi circolanti ma cinque sono nettamente predominanti, cioè G1, G2, G3, G4 e G9, spesso insieme a P1. I sottotipi G sono quelli presenti nel nuovo vaccino pentavalente ora disponibile, che si somministra per os in tre dosi, con la prima tra le settimane 6 e 12 e le successive rispettando intervalli di quattro settimane tra le dosi, comunque entro il sesto mese, che segna l'inizio del picco d'incidenza.

Protezione da attuare entro i sei mesi


Nello studio REST, relativo a oltre 70.000 neonati, la nuova immunoprofilassi ha mostrato una protezione del 98% contro le gastroenteriti gravi da Rotavirus di tipo G nel bambino e del 74% per le gastroenteriti di qualsiasi gravità, con riduzione del 100% dei ricoveri correlati e dell'87% delle giornate lavorative perse dai genitori. "Due Società scientifiche europee, ESPID ed ESPGHAN, suggeriscono di offrire la vaccinazione ai bambini del continente, riportando la compatibilità con tutti i calendari vaccinali pediatrici, con una prima dose tra le sei settimane e i tre mesi e la fine del ciclo entro i sei mesi" riferisce Alfredo Guarino, ordinario di Pediatria a Napoli e coordinatore del Progetto congiunto delle due Società per le Linee guida sull'infezione in età infantile. In America l'immunizzazione è stata inserita tra quelle raccomandate, così come in tre paesi europei. Nella valutazione costi/benefici rientrano stime, come quella per l'Italia, in linea con le altre nazioni UE, di 1.225 euro per bambino ricoverato come costo diretto per il SSN, cifra che sale a quasi 2.000 considerando le giornate lavorative perse dai genitori.

Elettra Vecchia



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