Suggestioni contagiose

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Suggestioni contagiose



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Non sembri strano ma anche l'autosuggestione è contagiosa. E in tempi di allarme terrorismo è cosa da non sottovalutare. Per esempio, all'interno di un gruppo la convinzione di essere vittima di sostanze tossiche può generare veri e propri sintomi fisici, dal forte mal di testa alla sincope, che si propagano da una persona all'altra come fossero realmente causati da un'intossicazione. Tutto questo in medicina ha un nome: disturbo psicogeno di massa.

Riportato in letteratura anche come "isteria di massa", questo fenomeno è caratterizzato da una costellazione di sintomi che potrebbero avere come causa, ma non ce l'hanno, una disturbo organica. I casi riportati riguardano soprattutto le donne e, frequentemente, gli adolescenti e i bambini. Questa vera e propria "esplosione" di fortissima paura collettiva ha spesso come origine una causa scatenante reale, per esempio un odore. Una diagnosi precoce, cioè identificare subito l'assenza di un vero danno fisico, può aiutare a prevenire la diffusione dei sintomi all'interno della comunità colpita.

Dal 1973 al 1993 una metà dei casi di disturbo psicogeno di massa riportati negli Stati Uniti si è manifestato in scuole, fabbriche (29%) città e villaggi (10 %), famiglie e altre istituzioni ed è più comune nei gruppi sottoposti a stress fisico o emotivo (per esempio lavoratori impegnati in compiti difficili o rischiosi).
Spesso si manifesta in forma acuta e si estende rapidamente con molti dei sintomi descritti nella tabella, fatta eccezione per l'affanno. In molti casi si riporta anche la comparsa di esantema, sintomo che merita un cenno a parte; infatti l'esantema (eruzione cutanea) si manifesta soprattutto sulle sone di pelle esposte, ragion per cui è molto probabile che le persone suggestionate se lo procurino da sole grattandosi.

Come si affronta questo particolarissimo disturbo?

"In questi casi c'è un non completo controllo della realtà - sottolinea il Professor Carmine Munizza, Presidente della Società Italiana di Psichiatria, e Direttore del Dipartimento di Psichiatria dell'ospedale San Giovanni Bosco di Torino - "dopo aver accertato con diagnosi e analisi di laboratorio che i sintomi non corrispondono ad un'intossicazione, il medico dovrebbe isolare in piccoli gruppi i membri della comunità colpita; tranquillizzarli ma senza negare il disagio avvertito dal paziente, per esempio riconoscendo che è vero che l'eventuale mal di testa è causato da quell'odore, ma sottolineando che forse le persone del gruppo erano anche un po' agitate. Può aiutare i pazienti a riflettere, sdrammatizzando e valutando insieme che cosa sta succedendo e soprattutto facendo in modo che la presenza di un elemento esterno in cui il paziente ripone fiducia serva a ridimensionare l'accaduto".

Fausta Orlando



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