Calo dell'umore

24 ottobre 2007

Calo dell'umore


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21 ottobre 2007

Calo dell'umore

Ho 30 anni, sono un laureando in medicina, quest'estate mio nonno si è ammalato di glioblastoma e data la carenza di medici durante il periodo di ferragosto ho dovuto seguire, anche somministrandogli i farmaci, il calvario che lo ha portato alla morte. Da allora non c'è attimo in cui non pensi all'ultima terapia che gli ho somministrato, e se nonostante le condizioni disperate in cui si trovasse, ho sbagliato qualcosa nella terapia. . . Sono stato da 10 medici, anestesisti, neurologi, dal suo medico di famiglia, che gli ha prescritto la terapia e tutti mi dicono di stare sereno, che non ho fatto nessun errore, che anzi mi sono prodigato perlui senza fare nemmeno un giorno di vacanza. . . Ma lo stesso questo pensiero non mi da pace e mi rendo conto che non sono più quello di prima. . . Sono andato da uno psichiatra e mi ha detto che ho un calo dell'umore e mi ha prescritto il Cipralex da 10 mg. Lo sto prendendo da 10 giorni a dose piena, ma non vedo risultati, anzi talvolta mi sento anche peggio. . . Cosa devo fare?

Risposta del 24 ottobre 2007

Risposta a cura di:
Dott.ssa MARIA ADELAIDE BALDO


La sua accorata lettera solleva due ordini di problemi. Il primo è come si possa affrontare il lutto e la sua elaborazione. Lei ha perso una persona cara e, anche se sappiamo tutti che non siamo immortali, la morte ci destabilizza sempre. Sia perchè rappresenta una perdita (la persona, gli affetti, le abitudini), sia perchè va contro quell'istinto di vita che abbiamo inscritto nei nostri codici biologici. Però lei deve affrontare anche un altro problema. Lei teme di avere provocato sia pure involontariamente la morte del nonno. Sempre, quando si attraversa un lutto, si reagisce in due possibili modi diversi: o con sentimenti persecutori (es. i medici non hanno fatto il loro dovere, la vita è ingiusta con me) o con sentimenti di autocolpevolizzazione (potevo fare qualcosa per evitarlo, non ho fatto abbastanza). Freud ha ben descritto tutto ciò nel testo "Lutto e melanconia". Lei evidentemente appartiene alla categoria delle persone che tendono ad elaborare il lutto sentendosi colpevoli di quello che è accaduto. E la sua situazione si fa delicata perchè lei effettivamente ha prestato le ultime cure al nonno. Qui sorge un altro delicatissimo problema: può un medico procedere alla cura dei propri familiari senza perdere di vista la realtà delle cose? Sicuramente sì, ma a condizione che sappia attraversare la complessità delle emozioni connesse con l'atto medico. Forse lei si è assunto un compito più grande di lei dal punto di vista emotivo. D'altra parte lei è giovane, non ancora laureato e quindi piùa rischio di sentimenti di inadeguatezza. Credo che lei abbia fatto tutto il possiible e mi pare di capire che è stato rassicurato in questo da medici competenti. Resta il fatto che le emozioni da lei attraversate sono molto complesse. L'antidepressivo può essere una strada, ma non credo sia risolutiva e forse nemmeno quella giusta per lei. Il lutto non è una malattia! Credo che lei abbia bisogno di uno psicoterapeuta che la aiuti a ridare senso e ordine ai suoi pensieri e alle sue emozioni, prima che questa "colpa" si strutturi come pensiero ossessivo che potrebbe compromettere anche la sua futura operatività professionale.

Dott. Ssa M. Adelaide Baldo
Specialista attività privata
Specialista in Psicologia
BRESCIA (BS)



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