Citalopralm e amtiprillina

10 marzo 2006

Citalopralm e amtiprillina


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06 marzo 2006

Citalopralm e amtiprillina

Sono una ragazza di 22 anni settembre sono caduta in una Depressione diagnosticata come maggiore (si crede in conseguenza alla rottura con il fidanzato). Inizialmente quando i sintomi erano lievi e credendo di poterne venir fuori abbastanza autonomamente ho fatto quattro sedute da un bravo psicologo. . . Non mi sono servite a nulla. Da li a poco i sintomi sono andati peggiorando. Inizialmente svogliatezza, visione di un tutto nero, Ansia, senzazione d'inadeguatezza, agitazione perenne. . . poi ho cominciato a non dormire più a perder peso e a desiderare intensamente di morire (non sono mai stata così). Così mi sono rivolta al prontosoccorso dove un bavo psichiatra mi ha tranquillizzato spiegandomi la malattia e assicurandomi una completa remissione della sintomatologia. Mi ha prescritto una pastiglia di citalopralm da venti e 10 gocce di laroxil che sono state aumentate a 20 da un altro psichiatre che le ha poi integrate con Samyr. . . a distanza di un mese non mi alzavo dal letto ero immobile mi sentivo impotente. . . . . . poi tutti i sentimenti di autoflagellazione tipo rimarrò sola per tutta la vita (non mi ero assolutamente mai posta problemi di questo tipo. . . prima di oggi) insomma impossibilità di controllo delle paure. . .
Dovevo risolvere il problema in un mese mi avevano detto. . .
e invece ce ne sono voluti almeno tre per cominciare a muovermi. . . .
Tornando a star meglio erano migliorati i miei risultati i miei rapporti relazionali e anche la mia visione del mondo. .
Stavo perfettamente da due settimane
Sicchè per dimenticanza ho smesso le gocce di Laroxil per una settimana ed ora mi stanno lentamente tornando i sintomi. . . .
Quello che le voglio chiedere sono 'normali degli alti e bassi' (ovvero momenti di serenità concatenati con sentimenti d' Ansia ?)
Quanto posso essere sicura che i farmaci prescritti siano per me i più efficaci? (malgrado siano stati verificati da due psichiatri e un medico generico) e soprattutto in base a che cosa ai pazienti con uguali patologie vengono prescritti farmaci differenti?
Inoltre può essere che il mio calo dell'umore sia dovuto in buonaparte all'interruzione dell'laroxil?
Anche se adesso ho ricominciato a riprenderlo e sono in grado finora di autogestire il mio stato depressivo. . .
E' opportuno che informi il mio medico o è meglio portare un po' di pazienza dato che si tratta di cure 'a lunga scadenza'?
Infine il mio psichiatra ritiene che essendo la mia una Depressione prevalentemente biologica non è neccessario un supporto psicologico. E anch'io sinceramete non ne sento il bisogno anche perchè riconosco che il mio problema deriva soprattutto dalla bassa autostima, come mi è stato più volte confermato.
Ho provato ad andare a gruppi di autoaiuto ma nulla non riesco nemmeno a mantenere la frequenza
Mi rendo conto che l'e-mail è molto prolissa ma mi auguro che vi darà cmq una risposta.
Per me è molto importante la ringrazio molto

Risposta del 10 marzo 2006

Risposta a cura di:
Dott.ssa CRISTIANA CECCHI


Generalmente per stabilire l’efficacia del farmaco su un determinato paziente si valuta la presenza o meno di miglioramento nell’arco di 4-6 settimane, talvolta anche di più. Se non c’è alcuna risposta si può aumentarne il dosaggio e successivamente, nel caso di inefficacia, è necessario passare ad un altro farmaco.
Ha fatto bene a riprendere l’assunzione di Laroxil visto che lei ha affermato di avere raggiunto, ad un certo punto del suo percorso, un periodo di benessere (“Stavo perfettamente da due settimane”) e di aver percepito invece un peggioramento dopo l’interruzione per dimenticanza. I miei consigli sono fondamentalmente due. Prima di tutto cerchi in ogni modo di evitare episodi futuri di questo tipo, la terapia farmacologica va continuata per un adeguato periodo di tempo (almeno 4-6 mesi) dopo aver raggiunto la remissione dei sintomi. Seconda cosa, eviti di auto-gestire il suo stato depressivo; è importante che il curante venga informato su ogni cambiamento del quadro sintomatologico, soprattutto se si tratta di peggioramenti. Questo in modo da valutare la reale efficacia della terapia e modificarla, se necessario.
Per quanto riguarda la sua domanda sul fatto che pazienti con uguali patologie ricevono farmaci differenti, c’è da dire che dipende da alcuni fattori. Prima di tutto la patologia può essere la stessa sì ma non è detto che i sintomi siano perfettamente uguali. Mi spiego. La Depressione, ad esempio, può manifestarsi con quadri ben diversi: c’è chi ha Insonnia, c’è chi invece dorme troppo, ci possono essere agitazione ed Ansia in alcuni casi e rallentamento in altri, perdita di appetito e dimagrimento o iperfagia e aumento di peso, e così via. Come vede la patologia è la stessa ma di fronte ad un quadro sintomatologico di un tipo rispetto ad un altro si può decidere di prescrivere farmaci diversi. Altri fattori possono incidere sulla scelta ma non vorrei dilungarmi troppo.
Per quanto riguarda la psicoterapia prima di tutto deve essere lei a sentirne la necessità, cioè ci deve essere una predisposizione da parte di chi decide di iniziare questo percorso altrimenti ha poco senso. Posso solo dirle che, visto che ha parlato di bassa autostima, la psicoterapia lavora proprio su questi tratti personologici, e non solo naturalmente.

Cordiali saluti

Dott. Ssa Cristiana Cecchi
Specialista attività privata
Specialista in Psichiatria
FIRENZE (FI)



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