Come faccio a darmela a gambe?

18 dicembre 2004

Come faccio a darmela a gambe?


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13 dicembre 2004

Come faccio a darmela a gambe?

Carissima Dottoressa, come faccio a scappare, non credo che sia la soluzione giusta. Sarebbe la cosa più semplice e razionale da fare. Ma non posso. Sei mesi di convivenza non li posso buttare via così. E poi posso lasciarla nelle grinfie di quello sciacallo che sta sempre li ad aspettare un suo momento di debolezza per approfittarne! E' stato pur sempre il suo primo amore e il suo primo uomo. Senza contare gli effetti collaterali del farmaco che sta usando.

Risposta del 16 dicembre 2004

Risposta a cura di:
Dott.ssa GIULIA MARIA D'AMBROSIO


Da come ha descritto la situazione mi sembra che nella sua ex morosa ci sia una forte impronta di sofferenza e una tendenza a cercare relazioni tormentate. Avrebbe bisogno di una robusta analisi e di un ambiente intorno a lei che la difendesse e sostenesse un allontanamento da quell'uomo. Lei da solo entrerebbe semplicemente in un frullatore gigantesco e ne uscirebbe con le ossa rotte. Per questo le ho detto di squagliarsela.
Se invece lei sente un amore che può farle superare tutti gli ostacoli, allora la strada che le ho indicato è quella che le ho descritto (una analisi e protezione fisica), tenendo presente che, una volta finita l'analisi, le scelte della ragazza potrebbero non indirizzarsi sulla sua persona.
Strapparla semplicemente dal suo ambiente significherebbe mettere una grossa ipoteca sul vostro futuro, in quanto tutti i problemi che la ragazza ha non sarebbero risolti, e potrebbero complicarsi in vario modo, compresi i modi più gravi.
Tenga presente che una persona che assolutamente vuole liberarsi dell'ambiente pestifero in cui vive, lo fa a tutti i costi, a costo di scappare a raccogliere pomodori in Puglia, o a costo di attraversare il Mediterraneo su una barca.
Spero di essere stata chiara. E sempre dalla sua parte, se volesse scrivermi ancora.

Dott. Ssa Giulia Maria D'Ambrosio
Specialista attività privata
MILANO (MI)

Risposta del 18 dicembre 2004

Risposta a cura di:
Dott.ssa GIULIA MARIA D'AMBROSIO


Carissimo, ho ricevuto anche l'altra sua lunga lettera. So che lei mi considererà una persona testarda e senza cuore, ma io rimango del mio parere.
La sua ragazza è immersa in un clima familiare sventurato, di quelli in cui solo la consapevolezza COLLETTIVA di star male avvierebbe il nucleo familiare a chiedere un aiuto competente e li aiuterebbe a liberarsi dal viluppo di rancori inutili in cui sguazzano. Non mi sembra che la ragazza abbia energie sufficienti per liberarsi di questo carico, perché in questo tipo di famiglia il ricatto affettivo che si sviluppa tra le persone rende possibile una sola risoluzione: quella drastica (mi viene in mento il nodo gordiano risolto da Alessandro Magno con un colpo di spada).
Il gioco che fanno tra loro è un gioco al massacro e la sua ragazza ha un rapporto troppo simbiotico con la famiglia; se li lascia le vengono i sensi di colpa, invece che un sano senso di avere diritto a vivere. Del resto, una famiglia maltrattante tipicamente instaura questo genere di rapporto, da cui sembra impossibile uscire.
Ovviamente il modello di rapporto che la sua ragazza ha introiettato è quello che comprende la sopraffazione. Legga ben quello che mi ha scritto: " TI AVEVO CHIESTO di portarmi via", cioè o lei con la forza, in un modo o nell'altro fa una cosa, oppure questa cosa non può avvenire. Mi capisce? Lei doveva portarla via nonostante tutto (schema di uomo che sopraffà) e la sua ragazza non si assume nessuna responsabilità o scelta nel fatto di andar via. E' un ragionamento passivo, mi segue?
Se questa ragazza neppure respirando aria pura in sua compagnia è riuscita a rendersi conto che al mondo esistono altri modi di vivere che non siano il rapporto profondamente corrotto, da un punto di vista affettivo, che ha con la sua famiglia, significa che la situazione è grave.
Ora, io mi chiedo cosa veramente posso fare per lei, visto che, nonostante lei veda da vicino questa situazione grave, non riesce a rendersi conto di quanto sia profonda e difficile.
La buona volontà serve se certi meccanismi non sono stati alterati in profondità, ma qui -- glielo ripeto -- la buona volontà NON SERVE. E lei rischia di rimanere stritolato in una situazione veramente difficile.
Situazioni così balorde non si risolvono, si troncano. O tronca lei, caro amico, o tronca la ragazza. Ma la ragazza ha comunque bisogno di essere seguita da un "robusto" psicanalista, anche se se ne va dalla famiglia.
Guardare da dentro e da vicino quanta violenza possa esserci in rapporti stretti come quelli familiari è molto tossico, per qualsiasi essere umano. Stia attento, e misuri con saggezza quanto davvero vuole esserne coinvolto.
Un caro saluto.

Dott. Ssa Giulia Maria D'Ambrosio
Specialista attività privata
MILANO (MI)



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