Punture pericolose

28 marzo 2003
Aggiornamenti e focus

Punture pericolose



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Di fatto, numeri alla mano, un assalto di insetti (per soggetti allergici ne basta anche uno solo) potrebbe diventare un'insidia quando, oltre al fastidio di una piccola puntura, si avverte qualche disturbo in più. Per esempio, la parte lesa dall'insetto (più facilmente un arto o il collo o le parti che sono scoperte dai vestiti), si gonfia a dismisura. O ancora, il malessere diventa generale (orticaria generalizzata, caduta della pressione sanguigna, sintomi gastrointestinali, ipertermia e shock anafilattico). Secondo una statistica che risale ai primi anni '90, nel mondo occidentale esiste una prevalenza di reazioni allergiche, da punture di imenotteri, di gravità e con complicazioni diverse, che si stimano nell'ordine dello 0,4% nei bambini o negli adolescenti e del 3,3 % negli adulti. Comunque sia, gli insetti maggiormente "incriminati", in climi miti e temperati come quello italiano, sono proprio gli "imenotteri". Ovvero, vespe (tra le quali il grosso esemplare a strisce gialle e nere detto "il giallone"), zanzare comuni, pappataci, tafani, calabroni e le api. In pratica, tutto ciò che ronza intorno e pure dentro le case, con qualche occasione in più in campagna, nei boschi o in prossimità degli alveari, ma svariate volte anche in città (in prossimità di acque piovane stagnanti - i tombini stradali intasati dalle foglie - o di residui di spazzatura con presenza prevalente di rifiuti alimentari umidi - le fogne e gli scarichi).

Di che allergia si tratta


In pratica esistono diverse forme di reazioni da ipersensibilità e oltretutto non tutti gli insetti pungono e basta. Ce n'è qualcuno che morde e si nutre del sangue che "succhia" con il morso (zanzare, zecche e tafani) e altri ancora che lasciano il pungiglione (le vespe e le api) o iniettano veleni (api, vespe e calabroni).

Le condizioni che aggravano una banale puntura d'insetto possono essere almeno tre:
  • l'insetto appartiene ad una specie particolarmente aggressiva (le zanzare e le vespe colpiscono comunque anche se non disturbate, mentre le api lo fanno solo se vengono provocate)
  • la puntura è più di una, gli insetti aggressori sono molti e quindi le superfici cutanee interessate sono ampie
  • il malcapitato è particolarmente sensibile a ciò che rimane insieme con la puntura (pungiglione e veleno iniettato).
Inutile allarmarsi, però, notizia è il caso isolato di shock anafilattico che può portare a morte. Caso che, in effetti, si verifica ogni anno e almeno una volta l'anno, nella stagione estiva, anche in Italia. Tenendo presente che il caldo, il sole e anche certi profumi o odori emanati dalla pelle umana, sono tutti fattori predisponenti, in realtà esistono colpevoli diretti della reazione allergica che, però, sono invisibili. Infatti, i responsabili veri della reazione allergica, locale (gonfiore, eritema e prurito circoscritti alla zona della puntura o del morso) o generale che sia (orticaria generalizzata, reazioni cardiocircolatorie e respiratorie, shock anafilattico), sono le sostanze allergeniche (o allergeni - tutte le sostanze estranee all'organismo e capaci di provocare una risposta immunitaria specifica e/o esagerata) contenute nel veleno che a volte l'insetto inocula. Per curiosità, durante una singola puntura d'ape o di vespa viene iniettata una quantità che va da 0,5 a 2 ml di veleno (pari a un cucchiaino da tè di un liquido proteico incolore e con un odore forte, di sapore amarognolo). Da un punto di vista chimico-biologico, in questo veleno sono contenute in proporzioni diverse, molte delle sostanze che vengono fisiologicamente prodotte in tutti i casi di una risposta iniammatoria più o meno grave. Ossia, si trovano nel veleno sia le amine biogene, come l'istamina, sia alcune proteine che stimolano la reazione infiammatoria generalizzata (proteina chemiotattica dei globuli bianchi e altre chemiochine) e anche dei neurotrasmettitori (adrenalina) o degli enzimi (ialuronidasi del veleno di vespa).

L'ipersensibilità può essere stabilita a priori


I soggetti maggiormente esposti al rischio possono conoscere la loro ipersensibilità, purtroppo solo dopo una prima manifestazione, anche con una certa precisione. Esistono in proposito dei test di laboratorio che possono identificare, eseguiti in ambiente specialistico, sia la composizione precisa del veleno, sia la possibilità (test di stimolazione) del ripetersi della reazione allergica a una successiva puntura. Secondo studi effettuati in ambiente ospedaliero, si è dimostrato che le persone con una precedente reazione allergica sistemica (generalizzata) tollerano bene la seconda puntura, in percentuale pari al 72%.
Insomma, perché rinunciare alla gita, basta partire attrezzati e informati.

Patrizia Maria Gatti



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