Fallimenti storici

15 ottobre 2004
Aggiornamenti e focus

Fallimenti storici



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Il caso del Vioxx è solo l'ultimo di una serie (per fortuna non lunghissima) di fallimenti della ricerca farmacologica. In tutti i casi i prodotti sono stati introdotti sul mercato dopo sperimentazioni, accolti come rimedi efficaci e quindi ampiamente prescritti dai medici. A distanza di pochi anni iniziano i primi casi di effetti collaterali più o meno gravi ma sono soprattutto quelli fatali che fanno notizia e mettono in allarme il sistema. Va detto che non è così facilmente evitabile che un farmaco riveli effetti indesiderati una volta somministrato alla popolazione generale, che è ben diversa dalla popolazione in qualche modo selezionata e controllata che entra far parte delle sperimentazioni. Infatti le reazioni ai farmaci hanno spesso origine da particolari caratteristiche dei pazienti trattati, magari non presenti nella popolazione arruolata negli studi. Oppure le reazioni avverse possono essere dovute alla contemporanea assunzione di altri principi attivi. Può, insomma trattarsi, di incidenti inevitabili anche con la normale diligenza; in alcuni casi però, le pressioni delle case farmaceutiche hanno affrettato le procedure forzando il follow up per uscire sul mercato e rispettare esigenze economiche.
In altri, poi, l'allarme è rientrato una volta che i dati disponibili sono stati rivalutati dalle autorità di vigilanza. Ecco i casi più clamorosi, anche in Italia, degli ultimi anni.

Cronassial, estratto dal cervello bovino


Bisogna tornare agli anni '80, quando responsabile del servizio farmaceutico del Ministero della Sanità era Duilio Poggiolini, che venne registrato il Cronassial, un ganglioside estratto dal cervello bovino. Risulta, all'epoca, efficace nel trattamento di "neuropatie periferiche di natura dismetabolica o di altra origine anche decorrenti con manifestazioni infettive tossiche o traumatiche causate da malattie generali" e incontra un discreto successo commerciale. Nel 1983 l'Ufficio di sanità tedesco nega l'accesso al farmaco perché non risponde ad alcuni requisiti farmacologici e c'è il rischio che provochi effetti dannosi. Nel 1986 viene comunque approvato, ma già due anni dopo un neurologo tedesco denuncia cinque casi di pazienti curati con il Cronassial che hanno sviluppato la sindrome di Guillain-Barrè-Strohl, una malattia neurologica gravissima potenzialmente letale. Solo dopo diversi anni, nel 1993, anche in Italia viene vietato dal ministro Raffaele Costa, nello stesso periodo in Inghilterra si verificano in 17 pazienti danni attribuibili al farmaco, e scoppia il caso della mucca pazza e della sua variante umana. Il Cronassial è un estratto dal cervello bovino, e l'incubazione di questa malattia va da un anno a 35, pertanto anche se il farmaco viene definitivamente ritirato dal mercato mondiale, migliaia di persone rimangono con un atroce dubbio, tuttora non risolto.

Lipobay e le associazioni pericolose


Il Lipobay ebbe tutt'altro tipo di problema, la cerivastatina, il principio attivo è una molecola di sintesi: i problemi furono altri. Tutte le statine (la classe di molecole a cui appartiene) prescritte per il controllo del livello del colesterolo, hanno un raro effetto collaterale: la rabdomiolisi. E' un fenomeno nel quale le cellule dei tessuti muscolari tendono a "rompersi". Ciò può accadere sia a seguito di traumi che interessano i muscoli, o anche di sforzi molto prolungati, sia per l'azione di sostanze tossiche sia, infine, come effetto collaterale di altri farmaci diversi dalle statine. Un fenomeno però che si è dimostrato più frequente per la cerivastatina. Se la rabdomiolisi comporta una insufficienza d'organo o mette in crisi i reni perché non riescono a smaltire l'eccesso di sostanze riversate in circolo dal muscolo colpito, può avere conseguenze letali. Sono 31 i casi di decesso in America, una ventina nel mondo e tre in Germania. Ma il problema non è il farmaco in sé quanto la sua combinazione con altre terapie. L'associazione con il gemfibrozil, un farmaco che abbassa il livello di trigliceridi si è dimostrata effettivamente pericolosa in 12 dei pazienti americani morti, come pure nell'unico caso italiano.
Il farmaco viene ritirato lasciando però una cinquantina di vittime sul campo.

Sibutramina alla riscossa

A marzo del 2002 il Ministero della Salute aveva disposto il ritiro cautelativo dei farmaci a base di sibutramina. Un farmaco che viene usato dal 1999 per il controllo del peso corporeo in soggetti obesi perché induce un senso di sazietà e aiuta a ridurre l'assunzione di alimenti. Le segnalazioni di eventi avversi interessarono una cinquantina di casi di cui sei gravi e due fatali. Secondo le procedure previste, il Ministero sospese la commercializzazione del farmaco in attesa di una decisione finale, che sarebbe stata poi presa in sede di Agenzia Europea del Farmaco (EMEA). La decisione dell'EMEA e del CPMP (Committee for Proprietary Medicinal Products), furono favorevoli e sulla base di un profilo rischio/beneficio positivo riconfermarono la validità e la sicurezza della sibutramina.
Nell'agosto dello stesso anno il farmaco venne "riabilitato" e reintrodotto nel mercato.

Rischi sempre e comunque

L'auspicio è di non dover più assistere a scandali che al di là del clamore di cronaca mettono a rischio la salute e la vita dei cittadini. Quello che ancora sorprende è che la General Accounting Office statunitense ha passato in rassegna 198 farmaci nuovi commercializzati tra il 1976 e il 1985: nel 52% dei casi presentavano gravi rischi emersi dopo l'approvazione e non previsti dai test su animali o su esseri umani.

Simona Zazzetta



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