Alcol, uso e abuso

25 febbraio 2005
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Alcol, uso e abuso



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I dati in sé, quando sono aggregati, significano molto o poco a seconda della valutazione. Questo è ancora più vero nel caso dei consumi di alcol. In quanto se è vero che nel 1991 (dati Eurispes) in Italia si consumavano 87 litri di alcol a testa, e quindi un consumo elevato rispetto al resto d'Europa, è vero anche che i consumi pro capite sono tra i più bassi del Continente (Eurobarometro 2004). Questo perché se è vero che il consumo è più diffuso e costante, le quantità sono complessivamente inferiori. La differenza la fa la cultura, come accade spesso: in Italia si beve ai pasti, a differenza di quanto accade nei paesi nordici, dove invece l'uso di alcol non è legato alla tavola, ma è considerato un piacere a sé. In effetti anche la tendenza generale è positiva. Dal 1981 al 2001 il consumo medio si è ridotto del 37% e a farne le spese sono stati soprattutto vino e superalcolici, calati rispettivamente del 42 e del 68%, mentre è aumentato il consumo di birra. E anche se è vero che si beve mangiando, l'abitudine al consumo di alcol fuori dai pasti è in aumento, in particolare tra le donne, e al 2001 riguardava circa un quarto dei consumatori. Secondo l'Osservatorio fumo, alcol e droghe dell'Istituto Superiore di Sanità se è un bene la diminuzione complessiva, resta preoccupante l'aumento del numero di consumatori. Restringendo l'esame agli anni dal 1998 al 2001, vi è stato un aumento del 6% circa dei bevitori e in particolare un forte aumento vi è stato tra gli adolescenti di età compresa tra i 14 ed i 16 anni che hanno fatto registrare incrementi dell'11,7 % tra i maschi e del 16,5 % tra le femmine nel giro di soli quattro anni, con un incremento medio annuo del 3% per anno e con il maggior incremento assoluto registrato tra i quattordicenni maschi e le quindicenni. Il fatto che aumentino i consumatori più giovani, inoltre, fa temere complessivamente per un aumento delle patologie e dei disagi alcol-correlati, vista la maggiore vulnerabilità psicofisica di questa fascia della popolazione.

Consumatori e alcolisti


Inoltre, resta sostanzialmente costante il numero di coloro che abusano dell'alcol. Infatti, il dato più importante è il numero degli etilisti o alcolisti che dir si voglia, che è pari a 1,5 milioni. Non è poco se si pensa che probabilmente i tossicodipendenti da droghe iniettabili (l'eroina) dovrebbe aggirarsi attorno a 500.000. Queste sono le persone che abusano ogni giorno di alcolici di vario tipo ma va tenuto presente che, come avviene per l'eroina, c'è anche un'altra forma di abuso, non quotidiano ma concentrato in alcuni momenti, per esempio il fine settimana. Se si calcola anche questo tipo di comportamento la cifra sale a 3,5 milioni di italiani che hanno qualche problema con l'alcol. Non è un caso, dunque, che l'86% dei forti bevitori paragoni l'alcol a una droga.Che cosa provochi l'abuso o un consumo elevato di alcol, e come lo provochi, è spiegato negli altri servizi. Qui, però, è il caso di fornire alcune cifre sulle morti dovute alle cosiddette patologie alcol-correlate. Il dato globale parla di circa 30.000 decessi l'anno in Italia (750.000 nel mondo).

Il peso delle conseguenze


La parte del leone, come singola patologia, spetta alla cirrosi epatica (15.000 vittime), cui si affiancano altri 8.500 decessi per tutte le altre malattie dovute al consumo di alcolici. Tanto per avere un ordine di grandezza, nel 1989 ci sono stati oltre 1360 morti per tumori maligni (del labbro, del cavo orale, della laringe e dell'esofago) collegati all'abuso di questa sostanza. Infine, vengono le circa 3.000 vittime di incidenti stradali causati da guidatori ubriachi (per inciso, quando la Polizia Stradale esegue i controlli alcolimetrici ai posti di blocco, i guidatori "bevuti" in varia misura non sono mai meno dell'11%). Ma è molto probabile che in realtà la stima sia per difetto, tanto che si ritiene più corretto sostenere che il 3-4% della mortalità totale sia da attribuire in qualche modo all'alcol. Banalmente, ma fino a un certo punto, va considerato anche il costo economico di questo fenomeno: nel 1989, per esempio, si sono avuti oltre 4.500 ricoveri soltanto per le turbe psichiatriche legate all'alcolismo. Più in generale, anche se mancano dati precisi, si ritiene che circa un terzo degli uomini e un 5-10% delle donne che ricorrono all'ospedale per malattie diverse presentino i segni dell'alcolismo e vale la pena di riportare una tabella elaborata dal Centro per la prevenzione e cura dei danni epatici da alcol, dove si vede quanti siano i bevitori smodati tra i pazienti che soffrono delle principali malattie e che per queste vengono ricoverati. Il sottinteso è che in tutti questi casi, l'alcol ci ha messo del suo nel precipitare la situazione.

Maurizio Imperiali



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