Arrivano nel nostro Paese i primi anticorpi monoclonali biosimilari

03 marzo 2015
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Arrivano nel nostro Paese i primi anticorpi monoclonali biosimilari



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Sono finalmente disponibili anche in Italia i primi due anticorpi monoclonali biosimilari di infliximab, un anticorpo anti Tnf-alfa utilizzato con successo nel trattamento di patologie autoimmuni gravemente invalidanti quali l'artrite reumatoide, il morbo di Crohn e la colite ulcerosa.

Gli anticorpi monoclonali sono farmaci biologici, ovvero molecole complesse e di grandi dimensioni ricavate da organismi umani, animali e microrganismi. L'impiego di farmaci biologici ha determinato, fin dalla loro introduzione, un miglioramento significativo nel trattamento delle malattie infiammatorie intestinali e dell'artrite reumatoide, a fronte, tuttavia, di un incremento rilevante di costi per i sistemi sanitari europei.

I biosimilari sono chiamati così perché vengono sviluppati per essere altamente simili ai farmaci biologici già presenti sul mercato; il farmaco biologico in commercio, che funge da farmaco di confronto, è anche detto "prodotto di riferimento".

I due anticorpi in questione, già in commercio in molti Paesi europei, sono stati definiti dall'Ema (l'Agenzia europea per i medicinali) biosimilari di infliximab perché equivalenti al prodotto di riferimento in termini di sicurezza, efficacia e qualità.

Entusiastiche le dichiarazioni di Francesco Colantuoni, coordinatore di Ibg (Italian biosimilar group), gruppo appartenente ad Assogenerici, l'Associazione nazionale industrie farmaci generici in merito all'entrata in commercio dei primi anticorpi monoclonali biosimilari nel nostro Paese: «Oggi si apre una nuova fase della terapia farmacologica in Italia, la fase in cui la punta di diamante della ricerca farmacologica e biotecnologica, i cosiddetti farmaci intelligenti, smettono di essere una risorsa da razionare e diventano un'opzione terapeutica praticabile per tutti i pazienti che possono trarne beneficio. (...) Con l'arrivo dell'infliximab biosimilare, si apre la possibilità di ampliare l'accesso a terapie di costo elevato, evitando il rischio che pazienti possano essere esclusi da questa importante opzione terapeutica per scarsità di risorse».



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