Non chiamiamoli più generici

27 ottobre 2015
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Non chiamiamoli più generici



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La strada per arrivare a una cultura degli equivalenti è ancora molto lunga, come si è visto durante il convegno Le opportunità dei medicinali equivalenti in farmacia che si è svolto di recente a Ferrandina, in provincia di Matera. Il primo sforzo da fare? Non chiamarli più generici, e men che meno in farmacia, perché il nome rema contro alla diffusione di questi prodotti. Già così, si potrebbero cambiare alcune cose.

A oggi il consumo di equivalenti in Italia è pari al 17 per cento, contro l'80 per cento negli Stati Uniti. Sono differenze che devono far riflettere, se non altro per la quantità di soldi che vengono sborsati nel nostro Paese e che invece si potrebbero in parte risparmiare. Numeri alla mano, i cittadini pagano per farmaci circa un miliardo e mezzo di tasca propria. E di questi, oltre il 60 per cento vengono spesi perché non si vuole optare per gli equivalenti, nonostante le differenze di prezzo. Non va dimenticato, infatti, che i medicinali equivalenti hanno un costo inferiore di almeno il 20 per cento rispetto ai farmaci originator, allo scadere dei brevetti degli originator stessi. Fra l'altro, c'è una vasta scelta di principi attivi equivalenti, che permettono di curare un ventaglio piuttosto ampio di malattie acute e croniche, e di disturbi passeggeri.

Ma proprio la classifica che è stata presentata nel corso del convegno, fa vedere nero su bianco quanto il piatto della bilancia penda sempre verso gli originator.
Per fare un esempio, i dati a dicembre 2014 dicono che tra i farmaci in classe A la vendita di statine - le sostanze più prescritte in caso di ipercolesterolemia - è stata di 34,80 per cento di equivalenti contro il 65,20 per cento di quelli di marca. La differenza è ancora più accentuata nel caso degli antidepressivi: 29 per cento di equivalenti, contro il 71 di marca. Il gap diventa poi incommensurabile quando si leggono i dati di vendita di alcuni medicinali in classe C. Qui per dare un'idea, i gastroprocinetici sono il 4,4 per cento nell'ambito degli equivalenti e il 95,60 per cento per i brand.



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