Celiachia, donne più danneggiate

19 novembre 2010
Aggiornamenti e focus

Celiachia, donne più danneggiate



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di Simona Zazzetta

La celiachia è generalmente nota per essere una malattia che interessa il tratto gastrointestinale con danni all'intestino e modificazione della mucosa di parti di esso e sintomi tipici come diarrea, meteorismo, dolori addominali. Ma da alcuni anni si sta prestando maggiore attenzione a condizioni apparentemente estranee alla malattia ma riconducibili a essa. In particolare è stato notato che alcuni dei disturbi associati alla celiachia hanno un impatto maggiore sulla salute della donna, dall'osteoporosi all'anemia, da problemi di infertilità fino all'aborto ricorrente.

«La malattia è caratterizzata da due aspetti importanti» spiega Antonio Gasbarrini, dirigente medico presso la UOC di Medicina Interna e Gastroenterologia del Policlinico Gemelli di Roma «da un lato c'è un problema di malassorbimento a livello intestinale che riduce la quantità di nutrienti assimilati dal cibo; dall'altra c'è una produzione anomala di anticorpi che può dare origine a reazioni incrociate, che vanno a interessare altri organi o tessuti». L'alterazione della funzione intestinale comporta squilibri nutrizionali anche per ciò che riguarda micronutrienti come il calcio: una riduzione del suo assorbimento, abbassa i livelli ematici e innesca un processo di depauperamento del tessuto osseo che, oltre a compromettere la crescita di una persona in sviluppo, può portare a osteoporosi precoce nella donna non ancora in menopausa. Ma anche un calo del ferro causato dallo stesso motivo è causa di anemia da carenza di ferro per esempio nelle donne con un flusso mestruale particolarmente abbondante. Sintomi extragastrointestinali dipendono anche dalla componente autoimmune della malattia celiaca: gli autoanticorpi prodotti dal soggetto celiaco creano delle reazioni incrociate, contro antigeni presenti sull'endotelio dei vasi sanguigni contribuendo a creare le condizioni che favoriscono problemi vascolari come l'emicrania con o senza aura, disturbo prevalentemente femminile.

La celiachia ha anche spiegato l'eccesso di aborti ricorrenti, un problema che riguarda il 15% delle donne sane, ma che, in presenza della malattia, triplica le probabilità con cui si verifica. Il meccanismo che sottende a questo effetto è stato portato alla luce dall'equipe di Gasbarrini insieme a Nicoletta Di Simone, del Dipartimento per la tutela della salute della donna e della vita nascente. I ricercatori hanno verificato che gli anticorpi anti-transglutaminasi (attivi contro l'enzima transglutaminasi che serve a demolire la gliadina, una componente del glutine) determinano un danno alla placenta in quanto inibiscono la capacità invasiva delle cellule placentari, essenziale per permettere l'impianto dell'embrione. Considerando il carico notevole di effetti che si possono manifestare anche in pazienti apparentemente asintomatiche, è di fondamentale importanza sollevare il sospetto che dietro a quadri clinici idiopatici (cioè non spiegabili con altre malattie) si esegua anche uno screening diagnostico per escludere la possibilità di essere in presenza di celiachia. In caso di positività una stretta dieta priva di glutine rappresenta la soluzione immediata e per le donne celiache che cercano una gravidanza un'alimentazione adeguata a partire almeno da sei mesi prima del concepimento, azzera la presenza dei anticorpi anti-transglutaminasi in circolo nel sangue.



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