Trapianti, in calo i donatori giovani

29 aprile 2011
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Trapianti, in calo i donatori giovani



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In Italia nel 2010 c'è stato un calo dei trapianti del 9,1%, a segnalarlo un report del Centro nazionale trapianti (Cnt) redatto nell'imminenza della Giornata per la donazione degli organi, il prossimo 29 maggio. Una giornata, stabilita per decreto dal ministero della Salute, nella quale le amministrazioni pubbliche devono sostenere, nell'ambito delle rispettive competenze, «iniziative volte a favorire l'informazione e la promozione della donazione di organi finalizzata al trapianto». Ancora più importante, perciò, anche in considerazione dei numeri del Cnt, secondo i quali ci sono 9.489 persone in attesa di un trapianto, delle quali oltre 7 mila aspettano un trapianto di rene, 1314 di fegato, 728 di cuore, 345 di polmone e 260 di pancreas.

Analizzando più nel dettaglio i dati si riscontra un numero di trapianti progressivamente cresciuto dal 2000, anche se negli ultimi anni ha conosciuto delle flessioni per alcuni organi (cuore, fegato, rene), interventi spesso rischiosi per l'età non più giovane di donatori e riceventi e un tasso di sopravvivenza in linea con i valori internazionali. Ma i numeri tutto sommato non sono così sorprendenti, come conferma Giuseppe Remuzzi, Direttore del Dipartimento di Medicina Specialistica e dei Trapianti degli Ospedali Riuniti di Bergamo. «La diminuzione è tutto sommato prevedibile visto che, per fortuna, sono diminuiti i donatori giovani». Perché? «Per cominciare si sono ridotte le morti per trauma, in considerazione del maggior senso di responsabilità dei giovani alla guida. In più ci sono dei considerevoli progressi in campo medico nell'ambito, per esempio, dell'emorragia cerebrale. Oggi è così possibile prevenire un aneurisma. Il risultato è che i donatori sono inevitabilmente più anziani». Una valutazione confermata dallo stesso report del Cnt che spiega come la flessione del numero dei trapianti effettuati dipende da un aumento dell'età media dei donatori da 50 a 55 anni, da una diminuzione dei decessi per cause traumatiche (da 1.348 nel 2009 a 1.240 nel 2010, con una riduzione percentuale del 8,0%) e in generale nei decessi sotto i 40 anni (da 650 nel 2009 a 553 nel 2010, con una riduzione percentuale del 14,9 %). Inoltre, è in calo del numero dei decessi di pazienti cerebrolesi e di pazienti con accertamento di morte cerebrale.

Ma come si può invertire la tendenza, tenuto conto che anche i tempi di attesa medi si sono allungati con oltre tre anni per un trapianto di rene, 2,04 anni per il fegato, 2,36 anni per il cuore, 3,25 anni per il pancreas e 1,86 anni per il polmone. Secondo Remuzzi le strade sono due: «la prima è il ricorso a due reni da donatore anziano per sostituirne uno nel soggetto malato. Un tipo di intervento che garantisce una disponibilità di reni superiore del 30% e che ora sta prendendo sempre più piede. La seconda riguarda, invece, la donazione da vivente che ancora non è praticata quanto si potrebbe». In entrambi i casi, sottolinea il nefrologo, è necessaria una svolta culturale. «Le percentuali per queste pratiche sono ancora basse, ed è inaccettabile» conferma Remuzzi. «La responsabilità non è solo dei cittadini, ma anche dei medici che spesso sono titubanti nell'incentivare, soprattutto, la donazione da viventi».

Marco Malagutti



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