Escherichia coli, bastano norme d’igiene per evitarlo

01 giugno 2011
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Escherichia coli, bastano norme d’igiene per evitarlo



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Il nostro intestino, come pure la pelle e le mucose, sono habitat naturali di microrganismi normalmente ospitati nel corpo umano e l'Escherichia coli è un batterio che fa parte di questo esercito non belligerante finché è in equilibrio. Se per qualche motivo, una debilitazione dell'organismo o un'eccessiva carica microbica o infezioni da ceppi diversi da quelli normalmente ospitati e con una maggiore patogenicità, questo batterio prevale sugli altri e si instaura una patologia. È quello che accade, per esempio, quando l'E. coli invade le vie urinarie, provocando la cistite, o quando particolari ceppi di E. coli infettano il tratto gastrointestinale dando luogo a gastroenteriti batteriche.

Fa parte di questa famiglia batterica, il ceppo O104 di Escherichia coli che sta seminando panico nella popolazione europea e alcune vittime, 14 adulti in Germania. Questo microrganismo è responsabile di gastroenterite acuta, che si manifesta con diarrea e tracce di sangue che devono allarmare ed essere segnalate al medico. Non dà febbre, ma forti dolori addominali, e può risolversi da sé in pochi giorni, anche perché non ci sono terapie specifiche. Ma il ceppo O104 possiede una peculiarità che lo rende pericoloso: produce nell'intestino una tossina, chiamata Vero-citotossina (Vtec), che può penetrare la mucosa ed entrare nella circolazione sanguigna, tramite cui raggiunge il rene dove provoca una danno grave che da origine alla sindrome emolitico uremica. La sua peggiore conseguenza è l'insufficienza renale acuta che richiede la dialisi. A differenza degli altri ceppi, che in genere colpiscono i bambini, questo sta coinvolgendo persone adulte.

Ma lo O104, cui sta dando la caccia il laboratorio nazionale italiano di riferimento europeo per l'E. coli, nei campioni diagnostici inviati dalla Germania, non è l'unico ceppo che può dare gastroenteriti, all'interno del gruppo O, infatti, ci sono diversi batteri che provocano le forme emorragiche, ma nessuna con questa complicanza renale. Inoltre, esistono altri gruppi di E. coli che possono provocare polmoniti, setticemie e meningiti, al pari di altri patogeni ben più noti per essere associati a queste malattie. Molte di queste si contraggono in ambito ospedaliero in seguito all'uso di strumenti contaminati, ma la via di infezione per le forme gastrointestinali resta l'alimentazione. Il batterio, infatti, colonizza frequentemente gli allevamenti animali, oltre che il tratto gastrointestinale umano, e normalmente infetta la popolazione attraverso la contaminazione di cibo e acqua, con residui fecali presenti nelle acque reflue che raggiungono corsi d'acqua dolce. Ma la contaminazione può avvenire anche per consumo diretto di carne infetta e non cotta bene o da latte non pastorizzato e derivati. Le precauzioni per proteggersi, infatti, sono valide sempre, non solo in caso di circolazione di ceppi particolarmente aggressivi come quello segnalato in Germania. Quindi: lavare molto bene gli alimenti da mangiare crudi, evitare contaminazione tra cibi, curare l'igiene delle mani dopo l'uso dei servizi igienici o il cambio dei pannolini ai bambini e prima di preparare i cibi. E, infine, se compaiono i sintomi, è opportuno rivolgersi al proprio medico affinché valuti l'opportunità di fare accertamenti specifici.

Simona Zazzetta



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