Insufficienza renale cronica, molti benefici dall’attività fisica

05 ottobre 2011
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Insufficienza renale cronica, molti benefici dall’attività fisica



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Svolgere attività fisica regolarmente non solo migliora la forma, ma permette ai pazienti con insufficienza renale cronica o che hanno subito un trapianto di rene di camminare più a lungo, normalizzare la pressione del sangue e la frequenza cardiaca, migliorare la qualità della vita e le caratteristiche nutrizionali. A evidenziarlo una nuova revisione Cochrane pubblicata a ottobre nella Cochrane Library, secondo la quale questi pazienti, spesso con una condizione fisica compromessa e con difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane, possono trarre beneficio da un regolare esercizio fisico.

L'insufficienza renale cronica è una patologia diffusa in tutto il mondo che stando ai dati appena diffusi dalla Società italiana di nefrologia, in occasione del suo congresso, può mietere più vittime del cancro. In Italia le persone sottoposte alla dialisi sono oltre 45mila, i trapiantati di rene sono pari a 15.793 e sono circa 5-6 milioni coloro che soffrono di patologie ai reni. Tutto ciò non apporta solamente dei problemi di tipo nefrologico, ma a lungo andare colpisce anche il cuore sottoponendo l'individuo alla possibilità di sviluppare malattie cardiovascolari di diverso tipo. La diagnosi avviene in presenza di danni renali o scarsa funzionalità di questo organo che si protrae per più di tre mesi. Le cause sono molteplici, dall'ipertensione, al diabete, alle malattie reumatiche. «I muscoli dei pazienti tendono a stancarsi in fretta, di conseguenza riducono la quantità di esercizio fisico che fanno a scapito della forma fisica» spiega Susanne Heiwe del Karolinska Institute di Stoccolma, Svezia. Nel corso degli ultimi 30 anni, spiega la revisione Cochrane, sono stati condotti molti studi che valutavano l'efficacia dell'esercizio fisico nei pazienti con insufficienza renale cronica. Purtroppo però poche linee guida basate sulle prove scientifiche sono attualmente disponibili. Per colmare questa lacuna la Heiwe e il suo collega, Stefan Jacobson, hanno raccolto i dati e i risultati presentati da 45 studi clinici che rispondevano a specifici criteri di inclusione. Complessivamente questi studi hanno coinvolto 1.863 partecipanti.

Il gruppo di ricercatori ha scoperto che gli adulti con insufficienza renale cronica non ancora sottoposti alla dialisi, pazienti in dialisi e pazienti trapiantati traggono benefici dall'attività fisica. Tipi diversi di esercizio producono diversi benefici. Rispetto ai controlli, le persone che si sono sottoposte a un allenamento cardiovascolare ad alta intensità, sotto la supervisione di personale qualificato, per quattro-sei mesi, hanno migliorato significativamente le loro capacità aerobiche. Altri studi hanno mostrato che tre mesi di regolare allenamento ad alta intensità o di yoga, aumenta la forza muscolare e, che insieme all'intensità dell'allenamento effettuato con il controllo del personale, aumenta anche la capacità di camminare in un periodo di tre mesi. «Quali siano i programmi di allenamento più efficaci e finalizzati a ottenere il risultato desiderato non è ancora possibile dirlo», dice Heiwe. Questa revisione Cochrane però suggerisce al personale sanitario di prescrivere l'esercizio fisico più spesso e fornisce indicazioni su quale tipo di esercizio raccomandare. La maggior parte degli studi analizzati valutava programmi di esercizio cardiovascolare. «Ora abbiamo bisogno di ulteriori informazioni riguardo gli effetti di allenamenti mirati ad aumentare la resistenza o approcci misti, cardiovascolare e resistenza», conclude Heiwe.

Marco Malagutti



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