Metabolismo più lento con il lavoro notturno

01 dicembre 2014
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Metabolismo più lento con il lavoro notturno



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I lavoratori che fanno il turno di notte e sono quindi costretti a dormire di giorno bruciano meno calorie.
Lo affermano i ricercatori dell'Università del Colorado, coordinati da Kenneth Wright, in un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Pnas. «Invertendo i ritmi, cioè restando svegli di notte, i partecipanti allo studio consumavano in media tra le 52 e le 59 calorie in più rispetto alla norma» spiega l'autore che poi aggiunge: «Può sembrare un numero insignificante, ma se il lavoro notturno dura per periodi lunghi, la differenza non è marginale». Per studiare gli effetti del lavoro a turni, Wright e colleghi hanno chiesto a 14 volontari di vivere nel loro laboratorio del sonno per 6 giorni per simulare una vita fatta di orari di lavoro notturno: dopo un paio di giorni secondo gli orari abituali, è stato chiesto ai partecipanti di restare svegli di notte e dormire di giorno. Grazie a pasti perfettamente controllati e sempre con lo stesso apporto di calorie, i ricercatori sono arrivati ad affermare che le calorie bruciate diminuiscono quando si invertono i ritmi giorno/notte.

Che i turnisti abbiano tassi più alti di obesità, diabete e altri problemi di salute non è una novità. Lo dimostrano anche studi pubblicati in passato, che però spesso hanno cercato una spiegazione comportamentale a questo fenomeno. «È noto da tempo che chi lavora di notte in genere aumenta di peso, forse perché si mangia di più per rimanere svegli o perché si è troppo stanchi per dedicarsi all'esercizio fisico durante il giorno» afferma Lauri Wright dell'Università della Florida del Sud e portavoce della Accademia di nutrizione e dietetica. «Questo studio dimostra però che ci sono anche effetti fisiologici del turno di notte sul metabolismo» continua l'esperta. Come precisano gli autori dello studio, non è chiaro se questo rallentamento del metabolismo sia un effetto temporaneo che poi scompare quando l'organismo si adatta al nuovo orario, ma quel che è certo è che chi lavora di notte o con turni deve fare ancora più attenzione a ciò che mangia e al movimento: cibi sani e attività fisica sono senza dubbio la chiave per limitare i danni di questi orari che sballano i normali ritmi dell'organismo.

Medici, infermieri, personale che lavora nel settore alberghiero o in quello dei trasporti. Sono solo alcuni dei lavoratori che nella loro vita professionale non seguono un orario "classico", ma devono destreggiarsi tra diversi turni, spesso anche nelle ore notturne e nei fine settimana. In Italia, i dati parlano di una persona su 4 che lavora come turnista e la situazione non è molto diversa negli altri Paesi europei. In particolare lavora su turni il 36 per cento degli impiegati nel settore sanitario, il 30 per cento di quelli del settore alberghiero e il 24 per cento di quelli del settore trasporti/telecomunicazioni. E gli effetti sulla salute non mancano: si parla infatti di vera e propria "sindrome del turnista", un disturbo che colpisce circa il 10/15 per cento di chi lavora su turni e che è caratterizzato soprattutto da problemi del sonno (insonnia o sonnolenza) e dell'umore, irrequietezza, problemi all'apparato digerente e cardiovascolare e anche stanchezza cronica che può aumentare il rischio di incidenti. Tutti questi sintomi che non possono scomparire o essere curati se non cambiano gli orari di lavoro. Un tempo la soluzione era smettere con i turni e cambiare lavoro, ma in tempi di crisi, molte persone si trovano costrette a convivere con la sindrome, spesso nascondendone i sintomi per non rischiare di perdere il posto.



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