La memoria gioca brutti scherzi? Ecco quando preoccuparsi

11 luglio 2016
Aggiornamenti e focus

La memoria gioca brutti scherzi? Ecco quando preoccuparsi



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Dove ho messo le chiavi di casa? E come si chiama quel collega che ho incontrato l'altro giorno? Capita spesso che la memoria faccia cilecca ma entro certi limiti non è il caso di preoccuparsi. Con gli anni che passano infatti non è così strano che si perdano colpi, fa parte del processo di invecchiamento, e proprio per questo è importante capire quando è davvero il caso di preoccuparsi. Lo spiegano in modo chiaro gli esperti della Food and drug administration (Fda), l'ente che negli Stati Uniti si occupa di regolamentare alimenti e farmaci, in un documento pubblicato sul sito ufficiale e dedicato proprio a come affrontare gli eventuali vuoti di memoria.

«Di fronte ad alcuni problemi di memoria è necessario rivolgersi a un medico per un controllo» spiegano gli esperti Fda che poi elencano alcune delle situazioni che devono far scattare un campanello di allarme.

Si parla di quelle perdite di memoria che vanno a influenzare negativamente la vita di tutti i giorni. Ecco alcuni segnali:
  • Non riuscire ad occuparsi della propria igiene personale,
  • Non riuscire a guidare,
  • Dimenticare intere conversazioni.
  • Dimenticare i nomi di familiari o amici stretti,
  • Diventare ripetitivi,
  • Ripetere una domanda più volte nel corso di una stessa conversazione.
«Le cause dei problemi di memoria - indipendentemente dall'invecchiamento - possono essere molto diverse: dai farmaci allo stress, passando per la depressione, i traumi alla testa e molto altro ancora» spiegano dalla Fda, aggiungendo qualche consiglio utile per prendersi cura della propria memoria. È utile mantenere bassi i livelli di colesterolo e trigliceridi, non fumare e non eccedere con l'alcol, seguire una dieta sana, mantenere una vita sociale attiva e cercare di mantenere il cervello "giovane" leggendo, scrivendo e imparando sempre cose nuove.

Diverso è il caso della demenza, la forma più grave di perdita di memoria, che in genere è destinata a peggiorare con il tempo e a coinvolgere oltre alla memoria anche altri aspetti dell'attività cognitiva, fino a rendere difficile svolgere le attività quotidiane.

Perché gli anziani dimenticano di prendere le medicine? La risposta sembra scontata: è colpa dei cali fisiologici di memoria che arrivano con il passare degli anni. Ma uno studio da poco pubblicato sulla rivista Journal of the american geriatric society aggiunge un dettaglio: le donne anziane hanno una memoria migliore dei loro coetanei uomini e hanno meno bisogno di aiuto per assumere in modo corretto le medicine. «Quello della scarsa compliance alla terapia e in particolare la tendenza a dimenticare di assumere i farmaci prescritti del medico è un problema serio» spiega Brenda Jamerson, della Duke University a Durham (Usa) e autrice dello studio, ricordando che non prendere i farmaci può peggiorare situazioni di salute già in parte compromesse.

Per comprendere meglio le ragioni alla base di queste dimenticanze Jamersone colleghi hanno valutato 4.100 persone di età uguale o superiore a 65 anni, tutte con problemi di salute per i quali assumevano terapie. E dai risultati della ricerca emerge che la memoria è influenzata dal passare degli anni, ma anche dal genere. «Il rischio di dimenticarsi le medicine aumenta man mano che aumenta l'età: per le persone sopra gli 80 anni la probabilità di aver bisogno di aiuto per assumere in modo corretto le terapie era da 1,5 a 3 volte superiore di quella delle persone di età compresa tra 65 e 69 anni» dice l'autrice che poi aggiunge: «In questo contesto, gli uomini hanno mostrato una probabilità più alta di quella delle donne di aver bisogno di tale aiuto». Su età e genere non si può intervenire, ma di certo si può far ricorso a qualche strategia per ricordarsi di assumere le medicine come per esempio le scatole portapillole che riportano i nomi dei giorni o gli orari di assunzione.

Cristina Ferrario



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