Fermare il reflusso, spegnere il bruciore

18 dicembre 2009
Interviste

Fermare il reflusso, spegnere il bruciore



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Frequenti soprattutto in età adulta i disturbi gastrici acido-correlati non risparmiano neppure i bambini. I consigli per affrontarli correttamente, con farmaci da banco o da prescrizione medica, li abbiamo chiesti a Salvatore Cucchiara, direttore della UOC Gastroenterologia ed Epatologia pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma e presidente Sigenp (Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia pediatrica)

Quando è corretto usare un antiacido in caso di iperacidità?
Bicarbonati e alginati dovrebbero essere utilizzati quando l'iperacidità gastrica è del tutto occasionale e legata a circostanze specifiche: un pasto troppo abbondante o con cibi a cui non si è abituati o mal tollerati dal punto di vista digestivo, un temporaneo e breve cambiamento della dieta imposto, per esempio, da un viaggio in località esotiche oppure una transitoria destabilizzazione dell'equilibrio gastrico associata a uno stress acuto relativamente intenso. In nessun caso, però, questi rimedi possono essere visti come una strategia terapeutica da adottare in modo sistematico.

In quali casi è preferibile ricorrere a un antisecretivo fin dall'esordio del disturbo?
L'antisecretivo è indispensabile ogniqualvolta ci si trovi di fronte a una patologia acido-correlata ben definita, come l'ulcera duodenale, la malattia da reflusso gastroesofageo (Mrge) o l'ipersecrezione acida primitiva, e nella prevenzione/trattamento del danno da farmaci gastrolesivi. Ma anche in soggetti sottoposti costantemente a elevati livelli di stress o a terapie intensive che possono indurre ipersecrezione acida e favorire il reflusso del contenuto gastrico verso l'esofago.

Gli antisecretivi si suddividono in inibitori dei recettori H2 e inibitori di pompa protonica (Ppi), come omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo ed esomeprazolo. Qual è la differenza?
Anti-H2, come cimetidina, ranitidina, famotidina e nizatidina, sono stati i capostipiti della terapia antisecretiva: sono efficaci, ma l'intensità della loro azione è limitata e non sono in grado di compensare in maniera sufficiente l'acidità gastrica post-prandiale. L'avvento dei Ppi ha eliminato questi inconvenienti, permettendo di ottenere un effetto antiacido più marcato e protratto che assicura una copertura adeguata per 24 ore con una sola somministrazione giornaliera.

Come vanno usati i Ppi nella malattia da reflusso?
A prescindere dallo specifico Ppi utilizzato, il trattamento della Mrge deve essere seguito per non meno di 6-8 settimane a dosaggio adeguato. Inoltre, va ricordato che i Ppi devono essere assunti la sempre al mattino a digiuno e almeno 45 minuti prima della colazione, quando l'attività della pompa protonica gastrica non è ancora stata stimolata dall'ingestione di cibo. Soltanto in questo modo si dà la possibilità al farmaco di esercitare un'azione ottimale.

Qual è il ruolo dei procinetici in caso di malattia da reflusso gastroesofageo (Mrge)?
Purtroppo, oggi, non esiste un composto dotato di un'attività di promozione dello svuotamento gastrico tale da contrastare la Mrge. Metoclopramide è, di fatto, principalmente un farmaco antinausea con una limitata azione procinetica. Inoltre, non è adatto per l'impiego regolare e protratto richiesto dal trattamento della Mrge e non è indicato in età pediatrica. Domperidone può essere utile quando il problema principale è una dispepsia dovuta a relativa stasi gastrica, ma non in caso di Mrge, perché questo composto non agisce né sul cardias né sull'esofago.

Quando è utile un gastroprotettore?
I gastroprotettori come, per esempio, misoprostolo hanno un ruolo importante in pazienti con Mrge in cui si riscontri, all'endoscopia o all'analisi con pH-metria, un reflusso misto di acidi gastrici e bile: un'associazione particolarmente deleteria per le mucose del tratto superiore dell'apparato digerente che può portare a una "gastrite chimica". Un ulteriore ambito in cui l'impiego del gastroprotettore può essere vantaggioso riguarda il trattamento protratto con antinfiammatori non steroidei, per esempio, in soggetti in terapia antiaggregante per la prevenzione cardiovascolare o affetti da patologie infiammatorie croniche come artrite e artrosi.

Rosanna Feroldi



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