Alcol, nuovi e vecchi abusi. Sempre dannosi

20 luglio 2011
Interviste

Alcol, nuovi e vecchi abusi. Sempre dannosi



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Cambiano i consumi e l'abuso di alcol, soprattutto tra i giovani che spesso bevono in modo eccessivo con modalità compulsiva (binge drinking), ma i danni acuti e cronici restano gli stessi: cirrosi, epatiti, tumori e ovviamente la dipendenza. Non restano immuni nemmeno le donne, una volta meno esposte a questo tipo di abuso, come spiega a Dica33, Felice Nava, farmacologo clinico e membro del Consiglio direttivo nazionale.


Chi sono oggi i soggetti più a rischio per questo tipo di abuso?
Un tempo erano pazienti di una certa età che sviluppavano quadri clinici dell'alcolismo dopo 15-20 anni di abuso. Oggi esistono forme nuove di alcolismo, in particolare tra i giovani, tra i quali è molto diffusa la modalità del "binge drinking", cioè del bere in modo eccessivo allo scopo di ubriacarsi, che più rapidamente porta a sviluppare dipendenza. È in aumento anche l'abuso da parte delle donne, una volta meno esposte per ragioni sociali, e per le quali è stata riscontrata una maggior vulnerabilità agli effetti dell'alcol. Quindi a parità di consumo vanno incontro a conseguenze più gravi rispetto agli uomini. Infine, l'alcol rientra oggi nei fenomeni di poliabuso cioè di abuso di droghe e di alcol, soprattutto tra i giovani con quadri complicati sia dal punto di vista clinico sia da quello della gestione.

Quali sono le conseguenze del consumo eccessivo di alcol?
L'alcol ha una tossicità d'organo molto alta. L'etanolo è una sostanza in grado di penetrare in tutti i tessuti e di provocare danni a cellule. Colpisce il fegato, ma danneggia anche altri organi come lo stomaco e il pancreas. Inoltre, poiché la molecola può attraversare anche la barriera ematoencefalica, raggiunge anche il cervello provocando danni neurologici, come la demenza e le psicosi. Nei soggetti con problemi di alcolismo grave il quadro clinico è molto complesso e con elevata mortalità.

Che tipo di danni provoca?
L'abuso di alcol comporta, in particolare, danni al fegato, organo in cui i primi segnali del danno arrivano dalla steatosi, che consiste nell'accumulo diffuso di grasso tra le cellule epatiche. Questa condizione può evolvere in un'infiammazione che porta a epatite, su cui si possono inserire anche epatiti virali, poi a cirrosi e infine anche a epatocarcinoma. Inoltre, poiché si determina anche un'alterazione dell'assorbimento di vitamine, si instaura una carena di tiamina, la vitamina B1 che è causa della sindrome di Wernicke-Korsakoff, una malattia degenerativa accompagnata da demenza e psicosi. Infine, potendo raggiungere anche il sistema nervoso, in virtù di caratteristiche molecolari, qui altera il sistema dei meccanismi della gratificazione inducendo la dipendenza dalla sostanza.

Quindi l'alcol può dare dipendenza come altre droghe?
L'alcol si trova tra i cosiddetti top five delle sostanze con potere tossicomanigeno, cioè di poter indurre dipendenza, al pari di eroina, cocaina, cannabis e anfetamine. L'etanolo, infatti si inserisce nel sistema della gratificazione, modulando anche lo stato affettivo e di controllo dello stress. In questo modo mitiga ansia e stati depressivi, la persona ha quindi dei benefici dal suo consumo ed è incentivata a ripeterlo.

Ma i danni dipendono dalla modalità e dalla quantità con cui si consumano bevande alcoliche?
Quelli finora discussi sono effetti dovuti a un consumo cronico, dove l'eccesso, consiste nel superare le 3 unità alcoliche giornaliere, dove 1 unità alcolica corrisponde a 1 bicchiere di vino o a 2 boccali di birra o a 1 bicchierino di superalcolico. Ma esistono anche danni acuti, le cosiddette abbuffate di alcol che rientrano nella modalità del "binge drinking". Occasioni in cui in una sola volta si assumono più di 5 unità alcoliche, e si possono verificare alterazioni cardiocircolatorie, collasso, squilibri idroelettrolitici, e del rilascio di insulina con conseguente iperglicemia. Queste circostanze posso portare anche al coma.

di Simona Zazzetta



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