Rischi sanitari allo stadio: infarti e traumi i più comuni

14 marzo 2012
Interviste

Rischi sanitari allo stadio: infarti e traumi i più comuni



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Durante un evento sportivo o un concerto, gli spettatori sono esposti a un rischio sanitario maggiore rispetto alla popolazione generale. Lo ha confermato un recente studio dell'Associazione europea di prevenzione e riabilitazione cardiovascolare, secondo il quale senza misure adeguate in uno stadio da 50 mila posti, ci potrebbe essere una morte cardiaca improvvisa ogni cinque o dieci partite. Alla luce di questi dati la Società europea di cardiologia raccomanda che per ogni evento sportivo, che raccolga in uno stadio più di mille spettatori, ci sia un piano di soccorso dettagliato. Tra le varie raccomandazioni il piano prevede: la presenza di un medico qualificato, mezzi di soccorso per il trasporto al più vicino ospedale, mappe e percorsi di evacuazione. E ancora: defibrillatori e attrezzature di soccorso ad hoc. Un esempio perfettamente seguito allo stadio di San Siro a Milano, come ci conferma Furio Zucco che da otto anni è il medico responsabile del Servizio Sanitario dell'impianto milanese e vi opera dal 1985.

Dottor Zucco come è organizzata l'assistenza sanitaria a San Siro?
Si tratta di un'assistenza che ha una lunga storia. Il tutto ha avuto inizio con i Mondiali del '90 (svolti in Italia n.d.r.) quando il Comitato Organizzatore aveva preventivato un Piano Sanitario allora innovativo per gli stadi. Terminato l'evento le squadre (Milan e Inter) hanno continuato a finanziare il servizio sanitario, che è tuttora operativo e consta di un nucleo di professionisti preparati sia agli interventi ordinari sia a quelli di emergenza/urgenza.

Veniamo ai numeri
Il servizio è fornito dall'Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano, che fornisce il personale professionista, medici e infermieri, strumentazione, farmaci e materiale sanitario e dalla Croce Rossa, che fornisce alcuni medici, soccorritori certificati ed i mezzi di soccorso. C'è un Responsabile Sanitario, il sottoscritto, specialista in Anestesia/Rianimazione, incaricato dalla Società calcistiche e dal Consorzio Sansiro duemila che gestisce lo stadio. Inoltre sono presenti per ogni evento 8 medici, di cui 4 anestesisti/rianimatori e 4 di altre specialità (tra cui la traumatologia e la cardiologia), in più 9 infermieri di area critica, certificati per la E/U, e 95 soccorritori, anch'essi certificati dalla rete dell'E/U regionale. Sono distribuiti in 7 Punti di Primo Intervento Sanitario (PPIS), locali attrezzate di carrelli per l'E/U, monitor-defibrillatori e, in squadre di primo intervento, sulle tribune. La normativa fissata dal 1996 dal Ministero dell'Interno, infatti, prevede un Punto di Pronto Soccorso ogni 10.000 spettatori, con almeno un medico. A disposizione poi ci sono 4 ambulanze e un'Unità Mobile di Terapia Intensiva. Tutto il Servizio è in collegamento radio su una rete autonoma, interna allo stadio. A questo va aggiunto un sistema di telemedicina che permette di trasmettere l'elettrocardiogramma al 118, con il quale il Responsabile è anche in contatto telefonico costante, e, dalla Centrale a tutta la rete cardiologica milanese. In campo è sempre presente un rianimatore e un infermiere, supportati da 8 soccorritori dovisi in due squadre.

Come è organizzato l'intervento?
In genere interviene la squadra sanitaria più vicino all'evento ma, nel caso di codice rosso e giallo, intervengono anche il medico e l'infermiere del Punto di'intervento più vicino. Un tempo si trasferiva il paziente il prima possibile in ospedale; adesso secondo le Linee Guida più moderne lo si stabilizza e si tratta sul posto. Nel caso di una Sindrome Coronarica Acuta si fa la diagnosi sul posto, si iniziano i trattamenti farmacologici ed eventualmente rianimatori, e si trasmette l'Ecg alla CO118 che segnala la struttura emodinamica libera per l'eventuale angioplastica primaria, non necessariamente la più vicina allo stadio, e alla quale si invia l'ECG tramite la rete di telemedicina: in un tempo medio di 85 minuti dall'evento ischemico si arriva all'intervento di angioplastica secondo il principio "occhio vede cuore non duole". Si tratta di un intervento sul sistema cardio-vascolare che si è dimostrato in grado di salvare numerose vite umane, 17 nel corso di questi anni. Per gravi politraumi, la Centrale Operativa indica l'ospedale con la neurochirurgia disponibile e il paziente viene intubato e trasportato dall'equipe intensivistica: questo sistema ha permesso di salvare 2 pazienti caduti da oltre 16 metri, dal secondo anello.

Quali sono le tipologie di intervento?
Bisogna pensare che allo stadio di San Siro c'è una media di 60000 persone per ogni evento, una città di fatto, con una casistica molto varia. Dai dati di questi vent'anni l'indice di intervento è di 0,28 ogni 1.000 spettatori. Si va dai casi meno gravi come le crisi ipertensive o quelle ansiose, ai traumi contusivi, fino ai casi più gravi come gli arresti cardio-circolatori o i gravi politraumi. I risultati ottenuti sono molto buoni, tanto che, dai nostri dati, possiamo affermare di aver salvato almeno 23 persone da morte certa.

E per i concerti cambia qualcosa?
Nel corso degli anni le cose sono cambiate parecchio, nel 1985 a un concerto di Bruce Springsteen abbiamo contato 350 svenimenti nei primi 15 minuti, ma allora si andava sul prato direttamente antistante il palco e non c'era come adesso la zona di rispetto. Perciò a concerto appena iniziato si creava un'onda d'urto e di pressione molto pericolosa, proprio davanti al palco. Un'altra differenza importante è che ai concerti la fa da padrone l'alcol. Però complessivamente gli eventi sono in calo. Il modello operativo sanitario è comunque lo stesso degli eventi sportivi con in più un rinforzo nel backstage.

In conclusione esiste qualche consiglio da dare a chi partecipa a un evento, sportivo o musicale che sia?
Il rischio allo stadio aumenta sotto il profilo emotivo, per un discorso strutturale e per l'aspetto climatico. Rispetto al pericolo traumi sarebbe bene indossare scarpe anti-sdrucciolo e in più presentarsi allo stadio nelle condizioni fisiche migliori possibili, evitando per esempio, di esagerare con il cibo e l'alcol. Per il resto molta attenzione, anche se contro le forti emozioni si può fare poco. Se non essere certi che allo stadio esista un servizio sanitario adeguato ed efficiente.

Marco Malagutti



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