Musicoterapia, nuova via di cura per malattie neurologiche

28 settembre 2012
Interviste

Musicoterapia, nuova via di cura per malattie neurologiche



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La musica può diventare una terapia efficace di patologie neurologiche importanti come morbo d'Alzheimer, morbo di Parkinson, coma traumatico, afasie e autismo. Inoltre, può essere un supporto rilevante in ambito oncologico e nella riabilitazione neurologica post traumatica. Un'ipotesi fondata su ricerche cliniche basate sull'evidenza, che hanno raccolto in questi anni osservazioni oggettive, validate da una società scientifica, la Società di neuromusicologia clinica (Cnm), che sulla musicoterapia organizza da alcuni anni un congresso internazionale, la cui terza edizione si è svolta a Brescia lo scorso 21 settembre, occasione di confronto per medici, neurologi, neuropsichiatri, musicoterapeuti e ricercatori.

Le applicazioni della musicoterapia finora realizzate hanno già portato a risultati importanti. Nei pazienti con Alzheimer, per esempio, ha dimostrato di migliorare le attività funzionali e i sintomi comportamentali della demenza. Inserire nei programmi di intervento sui parkinsoniani, esercizi con la voce, canto corale, movimento corporeo e improvvisazione musicale, rispetto alla sola attività fisica, fatta di esercizi di stretching passivi, movimento per migliorare equilibrio e andatura, ha sortito effetti benefici sulla bradicinesia (lentezza nell'esecuzione del movimento), sulla sfera emotiva e sullo svolgimento delle attività quotidiane. Il metodo è stato scelto anche per trattare pazienti con gravi danni neurologici usciti da un coma di massimo tre mesi, con risultati preliminari che indicano un significativo miglioramento della collaborazione e una riduzione di comportamenti indesiderati, come l'inerzia (iniziativa psicomotoria ridotta) o agitazione psicomotoria. Con questi pazienti, spiegano gli esperti che operano presso l'Unità riabilitazione fondazione Santa Lucia a Roma, si lavora con l'improvvisazione musicale tra paziente e terapeuta cantando o suonando diversi strumenti musicali, in base alle funzioni vitali, le condizioni neurologiche e le capacità motorie dei pazienti. «I percorsi di riabilitazione sono comunemente concentrati sui deficit» spiegano «al fine di compensare disfunzioni o ripristinare le capacità, ma il coinvolgimento dei pazienti è scarso e il trattamento è centrato sulla disabilità, piuttosto che sulle abilità residue. Al contrario, la nostra proposta è di mettere la persona e la sua esperienza sia di adeguatezza sia di inadeguatezza al centro dell'attenzione». L'applicazione in campo oncologico ha visto, nell'esperienza condotta dal gruppo di Arti-Terapie integrate presso l'Istituto dei tumori di Milano con donne con una storia di tumore al seno, un miglioramento statisticamente significativo di salute mentale, vitalità, attività sociali, limitazioni di ruolo dovute a problemi emotivi, parametri che hanno un forte impatto sulla qualità della vita. La musica utilizzata non è mai standard, ma varia da paziente a paziente, da malattia a malattia, ha spiegato al congresso da Ryo Noda, professore della Osaka university of arts, art and primary education department e pioniere della musicoterapia in Giappone: «È una musica sempre molto intensa, forte, una sorta di Guerra e Pace con la quale cerco di ricreare il contatto che da sempre esiste tra l'uomo e la musica. Il grembo materno è la prima, grande orchestra dove non esiste un solo attimo di silenzio e dove la musica è il pulsare stesso della vita».

La Società di neuromusicologia clinica (Cnm) nata nel 2008 dalla volontà di medici, neurologi, neuropsichiatri, musicoterapeuti e ricercatori, di mettere in comune esperienze e competenze per migliorare il trattamento di molte malattie neurologiche, ha tra i suoi obiettivi anche quelli di validare la scientificità dell'approccio. «Le moderne tecnologie di neuroimaging» spiega Luisa Monini presidente del congresso di Brescia «mostrano come le informazioni musicali, di qualsiasi natura, dal suono al ritmo e alla melodia, seguano, nel loro viaggio intracerebrale, dei particolari sentieri, per arrivare a diventare percezioni coscienti. Poiché il Servizio sanitario nazionale non riconosce questo tipo di intervento nel trattamento delle patologie neurologiche» aggiunge «la Società ha avviato un processo di certificazione che dà una validazione scientifica a chi fa musicoterapia. L'applicazione di questo metodo necessita, per altro, di una struttura o di un ambulatorio polispecialistico. È fondamentale, infatti, che il paziente sia seguito da un'equipe di specialisti della patologia che operano insieme ai musicoterapeuti».

Simona Zazzetta



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