Tumore della prostata e della vescica: riscoprire la sessualità dopo la malattia

12 gennaio 2015
Interviste

Tumore della prostata e della vescica: riscoprire la sessualità dopo la malattia



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Gli interventi chirurgici effettuati per il trattamento del tumore della prostata o della vescica permettono in molti casi di curare in modo definitivo la malattia, ma si portano dietro effetti collaterali come la disfunzione erettile che possono avere un impatto notevole sulla qualità della vita dei pazienti. Dei cambiamenti nella sessualità dopo la malattia si è parlato lo scorso dicembre all'istituto Nazionale dei tumori di Milano in un incontro dedicato proprio a questi delicati argomenti - che per molti sono ancora un tabù - e agli strumenti per recuperare un rapporto sereno con la propria sessualità. Simona Donegani, psicologa e psicoterapeuta dell'Istituto milanese risponde ad alcune domande sul tema.

È vero che parlare di sessualità è ancora un tabù per i pazienti che affrontano un intervento chirurgico alla prostata o alla vescica?
«In effetti questi temi non sono semplici da trattare né per i pazienti, né per i medici. Le ragioni di tale atteggiamento sono molteplici: per esempio quando si parla di tumore della prostata ci si riferisce spesso a pazienti già in là con gli anni e subentra quindi il tabù legato alla sessualità in età avanzata, oppure per alcuni pazienti sembra poco "importante e legittimo" parlare di questi aspetti quando ci si trova di fronte a una malattia che, al di là della prognosi, si chiama "cancro". I pazienti quindi spesso non chiedono e il medico, dal canto suo, ha a volte paura di invadere uno spazio tanto intimo e si limita a esplicitare gli effetti collaterali citando anche la disfunzione erettile».

Quali sono gli ambiti della sessualità che vengono toccati da questi effetti collaterali di un intervento chirurgico?
«In genere ci sono problematiche di relazione e altre più individuali. Viene colpito infatti un ambito che ha a che fare con la propria identità e prescinde dal fatto che la persona abbia una sessualità ancora attiva: in effetti anche per una persona che ha una certa età o che non è più sessualmente attiva, può essere un problema non essere più attiva non per scelta ma perché costretta dalla malattia o dalle terapie. Viene a mancare per l'uomo una parte della propria identità che è anche identità culturale, sociale, di famiglia e viene coinvolto il vissuto della "potenza": è come se uno perdesse in un certo senso il suo potere, il suo ruolo di capofamiglia, e le persone arrivano a pensare di non avere più nulla da offrire. E poi non si possono trascurare gli effetti sulla vita di relazione e di coppia».

Come si modifica il rapporto di coppia in seguito a questi problemi?
«L'equilibrio della coppia si modifica: queste situazioni possono infatti far emergere problemi latenti che avevano trovato il loro equilibrio. Possono iniziare nuove gelosie da parte dell'uomo che sente in un certo senso di valere di meno e spesso succede che anche il partner non osi chiedere aiuto e parlare di queste problematiche, in una sorta di meccanismo di protezione che porta a volte a creare una distanza tra i membri della coppia. E allora il partner "sano" non cerca più il compagno per non creargli imbarazzo oppure la persona operata non cerca più il partner perché non si sente più quello di una volta, eccetera. Si crea così una distanza, e questa mancanza di dialogo è la cosa più difficile da superare. Certo è che nel momento in cui la coppia arriva in un ambulatorio di psiconcologia ha già percorso un buon tratto di strada e vuole risolvere il problema. Nella coppia si tratta di ricostruire una sessualità con un altro tipo di intimità, perché l'intimità è un valore che non cambia negli anni, anzi aumenta nelle condizioni di fragilità maggiore come l'età che avanza o la malattia».

È possibile superare i disturbi della sfera sessuale legati all'intervento? Con quali strumenti?
«La riabilitazione migliore è senza dubbio quella che affianca gli strumenti clinici e farmacologici a un counselling (una percorso di consulenza) di tipo psico-sessuologico. Il farmaco e gli altri strumenti oggi disponibili permettono di ripristinare la funzione sessuale, mentre il counselling è quello che spesso permette di utilizzare questi strumenti al meglio. Non dimentichiamo infatti che anche l'uso di farmaci o dispositivi per curare la disfunzione erettile ha un forte impatto emotivo: quello che prima era spontaneo ora non lo è più, bisogna magari organizzare la serata o imparare a fare l'iniezione, eccetera. Affrontare tutto questo rientra nel sostegno psicologico da dare al singolo o alla coppia per poter riprendere e riscoprire una sessualità che non deve assolutamente essere abbandonata».

Come funziona il counselling psicologico?
«Spesso le persone che dopo un intervento hanno problemi di disfunzione erettile si scontrano in qualche modo con la perdita di una parte di sé. Ecco perché il processo di riabilitazione del singolo è un processo di "rinegoziazione", nel senso che si cerca di aiutare il paziente a ricostruire la propria identità, venendo a patti con il "lutto" per ciò che si è stati. Inoltre spesso l'approccio psicologico assume anche una valenza educativa perché serve per far scoprire o riscoprire aspetti nuovi della sessualità, aiutando sia il singolo che la coppia a ritrovare una nuova intimità non fossilizzandosi sugli aspetti mancanti (per esempio la penetrazione)».

Qual è l'atteggiamento migliore per non rinunciare alla propria sessualità?
«L'atteggiamento più adatto per superare queste problematiche sessuali dopo l'intervento è senza dubbio il non nascondersi. Serve un atteggiamento di apertura che permetta di riconoscere che la sessualità ha un ruolo importante e legittimo nella salute di una persona e quindi chiedere aiuto senza provare vergogna. Oggi il valore della psicologia è ampiamente riconosciuto anche in oncologia e quindi è relativamente semplice trovare un sostegno anche nei centri più piccoli, anche se non è detto che i centri siano sempre specializzati anche nel trattamento delle problematiche sessuali».



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