Procreazione assistita, le novità legislative

20 luglio 2015
Interviste

Procreazione assistita, le novità legislative



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I dati sulla procreazione assistita pubblicati alla fine di giugno dall'Istituto superiore di sanità, relativi al 2013, confermano il continuo aumento dell'età media delle donne che chiedono aiuto all'inseminazione artificiale, e quindi la necessità di diffondere una maggiore consapevolezza nella popolazione su tutto ciò che permette di preservare la fertilità. A questo scopo il Ministero ha lanciato di recente il Piano Nazionale per la fertilità, con un sito internet dedicato al Futuro fertile , e pubblicato le nuove linee-guida, mentre gli esperti si confrontano sui passi necessari ad adeguare in tutta Italia la disponibilità di centri attrezzati a fornire tutte le tecniche più efficaci.
Dica33 ne ha parlato con il dottor Antonino Guglielmino, Direttore dell'Istituto di medicina e biologia della riproduzione Umr/Hera di Catania che nei giorni scorsi ha riunito gli esperti italiani per ridisegnare l'offerta pubblica e privata - in un contesto che coinvolgerà anche la medicina del territorio, a partire dal medico di Medicina generale - anche alla luce della più recente sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato uno dei punti più controversi della Legge 40 del 2004.

Dottor Guglielmino, che cosa è cambiato, e che cosa cambierà, per le coppie che intendono fare ricorso alla fecondazione assistita?
«Negli ultimi anni, a causa della legge 40 - che è forse la legge che ha provocato più contestazioni e ricorsi in assoluto - molti cittadini di sono sentiti colpiti nei propri diritti, tanto da intraprendere lunghe ed estenuanti battaglie legali per ottenere di nuovo quello che negli altri paesi era considerato sacrosanto. Io stesso come medico mi sono trovato a dover compiere per obbligo di legge atti e pratiche che in altri paesi sarebbero state e sono considerate malasanità».

Oggi la legge 40 è stata riscritta da numerose sentenze della Corte Costituzionale, tra cui l'ultima di poche settimane fa che ha bocciato il divieto di diagnosi preimpianto.
«Sì, infatti. Anche grazie a questa decisione recente sarà possibile porre fine al cosiddetto "turismo procreativo", che negli anni successivi all'approvazione della legge 40 ha spinto moltissime coppie a recarsi all'estero per ottenere la fecondazione eterologa, e avere più probabilità di successo senza rischiare gravidanze gemellari o addirittura trigemine (con il conseguente aumento di parti prematuri, sottopeso e con problemi neurologici), molto più frequenti in Italia proprio in virtù degli obblighi e dei divieti antiscientifici. E ovviamente per permettere alle coppie portatrici di una malattia genetica (come per esempio la beta-talassemia, assai diffusa in Sicilia e in Sardegna) di fare ricorso alla diagnosi preimpianto. Fino a ieri era vietata di fatto poiché la legge riservava l'uso delle tecniche di fecondazione assistita alle coppie infertili, mentre la gran parte dei portatori del tratto genetico della talassemia non ha alcun problema di sterilità».

Quindi il "turismo procreativo" è ormai un fenomeno del passato?
«Sì e no, perché è vero che abbiamo riportato in Italia migliaia di coppie, ma ci siamo anche accorti che la richiesta di tecniche di fecondazione assistita è superiore alle stime, e moltissime coppie - soprattutto del Sud Italia - continuano a ricorrere a centri nelle regioni del centro Nord, per esempio in Toscana e Lombardia. In un certo senso abbiamo la percezione che con le ultime sentenze sia saltato un tappo, e che ora occorrerà soddisfare anche una fortissima domanda inespressa, una sorta di "arretrato" che si è accumulato in dieci anni. Poiché molte regioni non sono attrezzate adeguatamente, e i costi variano moltissimo, la fecondazione assistita rimane la prima causa di mobilità interregionale, più frequente che per qualsiasi malattia. Ovviamente la sfida che abbiamo davanti è quella di garantire a tutte le coppie di avere queste terapie nella propria regione».

Che cosa manca perché tutte le coppie possano avere accesso alla fecondazione assistita senza dover uscire dalla propria regione?
«Il primo passo sarà l'inserimento di queste tecniche nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, che il Ministero ha annunciato come imminente, ma che dovrà essere concordato anche con le Regioni. Quello sarà l'incentivo che prevedo porterà in breve tempo ad aprire un centro specializzato in ogni struttura ospedaliera pubblica. Il Piano per la fertilità prevede anche che i centri operino in collaborazione con i ginecologi ospedalieri e universitari, ma anche con i medici di Medicina generale, i consultori e i farmacisti del territorio. C'è bisogno di una figura competente che assista la coppia durante tutta l'esperienza. Questa rete permetterà anche di informare la popolazione su tutte le opzioni oggi disponibili per assicurare le migliori probabilità di successo anche a chi posticipa il proprio progetto genitoriale, o per esempio deve affrontare terapie oncologiche che rischiano di compromettere la fertilità».

Nel frattempo si mettono a punto nuove tecniche promettenti...
«Nuovi protocolli terapeutici consentono il trasferimento in differita, e su ciclo spontaneo, dell'embrione.Grazie a un nuovo metodo di congelamento di ovociti ed embrioni con l'impiego della vitrificazione stiamo ottenendo risultati confrontabili o addirittura migliori rispetto ai cicli a fresco: aumentano le percentuali di impianto e gravidanza, e si elimina il rischio di gravidanze plurime, riducendo anche i pericoli di iperstimolazione ovarica. Poiché il trasferimento dell'embrione avviene a distanza di tempo dalla stimolazione ovarica, l'endometrio è fisiologicamente più preparato e meno stressato, fattore che migliora significativamente le possibilità di ottenere una gravidanza. La percentuale di impianto sale infatti dal 20-25 per cento al 60-70 per cento.
Inoltre, è oggi possibile monitorare le primissime fasi dello sviluppo embrionale e individuare tutte le eventuali anomalie cromosomiche, identificando così gli embrioni che hanno la migliore possibilità di impianto e gravidanza».

Fabio Turone



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