Pipì a letto dopo i sei anni: meglio parlarne al pediatra, senza vergogna

20 novembre 2017
Interviste

Pipì a letto dopo i sei anni: meglio parlarne al pediatra, senza vergogna



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Si è parlato molto di enuresi notturna negli ultimi giorni grazie alla conferenza stampa Enuresi notturna nel bambino e l'importanza di contrastarla che ha avuto luogo al Senato su iniziativa della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) in collaborazione con l'Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione. Nel nostro paese due milioni di persone soffrono di enuresi notturna e tra questi un milione e duecentomila sono bambini e adolescenti fino ai 14 anni di età. I restanti sono adulti, la gran parte dei quali, purtroppo, non è stata curata da bambino, quando il disturbo avrebbe potuto essere contrastato in maniera più efficace. Spesso, hanno notato i pediatri, i genitori non si rivolgono al medico per vergogna o perché pensano che la cosa si risolverà da sé. Dica33 ne ha parlato con Rita Caruso, pediatra, che da 10 anni dirige l'ambulatorio enuresi dell'Ospedale Bassini di Cinisello Balsamo, in provincia di Milano.

Dottoressa Caruso, il suo ambulatorio è tra i pochi a occuparsi in maniera specifica di questo problema. Nella pratica quotidiana trova che i genitori tendano a nasconderlo?
«Si tratta di un disturbo che spesso non viene riferito al pediatra nella speranza che "passi da solo" ma che, in realtà, può incidere sulla qualità della vita futura. L'enuresi notturna è frequente nei piccoli fino ai 6 anni, età in cui ne soffre il 15 per cento dei bambini, poi decresce spontaneamente e a 10 anni ne soffre circa il 5 per cento. C'è buona probabilità che il problema si risolva senza intervento, ma in una piccola percentuale (0,5-1 per cento dei casi) può persistere nell'età adolescenziale e adulta con gravi implicazioni psicologiche e con rischio di incontinenza e problemi della sfera sessuale. Ci sono alcuni genitori molti apprensivi che fanno presente il problema troppo presto, prima dei 6 anni, età in cui non si interviene ancora. Ma altri arrivano a 9-10 anni e in quel caso siamo già troppo avanti. Talvolta i genitori si vergognano, altre volte hanno sofferto del problema a loro volta e l'hanno poi risolto per cui aspettano. Purtroppo, il problema viene spesso sottostimato anche dai medici stessi. A questo proposito, in collaborazione con i pediatri della Simpef (Sindacato Medici Pediatri di Famiglia) della Regione Lombardia abbiamo effettuato uno studio epidemiologico che ha portato all'introduzione nella visita filtro dei sei anni di specifiche domande ai genitori sull'argomento».

A che cosa è dovuta l'enuresi notturna nei bambini?
«Innanzitutto, voglio sfatare un mito. Generalmente si pensa che l'enuresi sia dovuta ad un problema psicologico del bambino, ma il problema psicologico può casomai derivare dall'enuresi perché implica una riduzione dell'attività sociale, l'impossibilità di dormire fuori, il dover evitare le gite a scuola. Nell'enuresi notturna il problema può derivare da fattori ereditari o genetici, e riguardare il sonno profondo che non permette il risveglio al momento giusto, l'assenza parziale di ormone antidiuretico che non viene prodotto a sufficienza di notte, o altre cause, tra cui una vescica piccola funzionalmente».

Come si effettua la diagnosi?
«La diagnosi, che si effettua dopo i sei anni, si avvale di esami non invasivi e di altri semplici strumenti, come il calendario delle notti e il diario minzionale».

In che cosa consistono le terapie?
«Dopo aver effettuato le indagini previste può essere indicata una terapia farmacologica, che funziona nel 75-80 per cento dei casi. La terapia viene scelta in base ad accertamenti e al diario minzionale e dell'introduzione di liquidi. Si tratta di terapie validate, lunghe, che durano circa sei mesi, senza particolari effetti indesiderati. Ma la cura deve prevedere anche interventi comportamentali. Per esempio, noto che spesso viene dato poco da bere a scuola ai bambini, che poi bevono molto a casa la sera e quindi la notte si ritrovano con problemi. Quindi, è bene prima di tutto regolare i liquidi, evitare latticini, bevande gassate e tisane che aumentano la diuresi, e ricordarsi di portare regolarmente i bambini in bagno prima di dormire. Nei bambini più grandi che non hanno avuto buoni risultati con la terapia si può provare anche a far indossare una mutandina con un sensore che fa scattare una suoneria al contatto con la pipì, che permette dopo un certo periodo di far sviluppare un risveglio autonomo alla comparsa dello stimolo minzionale. Una cosa che invece ritengo molto disturbante per la vita familiare e non serve a risolvere il problema, è quella di svegliare di notte il bambino per far fare pipì, magari più volte per notte. In conclusione, nel bambino che dopo i 6 anni di età soffre di enuresi notturna è molto importante parlare col pediatra di famiglia in modo da prendere in carico il problema».

Susanna Guzzetti



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