I chili di troppo appesantiscono anche la memoria

04 marzo 2016
Aggiornamenti e focus

I chili di troppo appesantiscono anche la memoria



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Che il sovrappeso e l'obesità non siano solo problemi estetici è ormai più che noto. I chili di troppo si legano spesso a problemi di salute anche gravi, ma a quanto pare possono giocare brutti scherzi anche alla memoria. «Gli effetti dell'obesità sulla salute sono sempre più chiari e studi recenti hanno suggerito che i problemi cognitivi potrebbero essere la causa, ma anche l'effetto dei chili di troppo» afferma Lucy Cheke del Dipartimento di psicologia all'Università di Cambridge (Regno Unito) dalle pagine della rivista The quarterly journal of experimental psychology.

Proprio per studiare in modo più approfondito il legame tra sovrappeso e obesità e disturbi cognitivi, Chekee colleghi hanno deciso di concentrarsi sulla cosiddetta "memoria episodica", cioè la capacità di richiamare alla mente eventi passati. «I partecipanti allo studio, 50 persone di età compresa tra 18 e 35 anni, si sono sottoposti a un test da svolgere al computer nel quale dovevano nascondere oggetti in un ambiente particolare come per esempio un deserto con delle palme nel corso di un paio di giorni e poi cercare di ricordarsi non solo cosa avevano nascosto, ma anche dove e quando» spiega l'autrice ricordando che i partecipanti avevano un indice di massa corporea - calcolato in base al rapporto peso/altezza - compreso tra 18 e 51. E a conti fatti dall'analisi dei risultati è emerso che chi aveva un indice di massa corporea nell'intervallo considerato come sovrappeso (tra 25 e 30) o di obesità (sopra il 30) otteneva risultati peggiori nel test di memoria. E la performance peggiorava con l'aumentare dell'indice di massa corporea. «Questi risultati non indicano che necessariamente chi pesa di più è più smemorato, ma, se confermati in studi più ampi, potrebbero avere implicazioni importanti» dicono gli autori, spiegando che per esempio le persone obese potrebbero avere maggiori problemi a ricordare con esattezza ciò che hanno mangiato, aumentando le possibilità di esagerare con il cibo.

«Servono altri studi per confermare questi risultati e capire se possono essere validi anche per persone più anziane» conclude Jon Simons, del Dipartimento di psicologia a Cambridge, convinto che queste osservazioni possano servire per creare strategie di trattamento più efficaci.



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