Anziani, uno su due si sente emarginato dalla società

09 febbraio 2018
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Anziani, uno su due si sente emarginato dalla società



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Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), entro il 2050 il numero di anziani dovrebbe raddoppiare (oggi sono oltre 13 milioni gli italiani over 65), e questo grazie ai progressi della medicina e della ricerca scientifica. E' sempre più importante, dunque, promuovere un invecchiamento 'attivo', che tenga conto non solo della salute ma anche della partecipazione sociale e della sicurezza delle persone in età. Purtroppo, da una recente indagine condotta dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere (Onda), emerge un certo pessimismo tra coloro che hanno superato la settantina, riguardo al ruolo attivo che possono ancora avere nel mondo, e questo nonostante i soggetti in questione prendano parte alla vita sociale e familiare e si ritengano personalmente utili nel 61 per cento dei casi. Del problema si è discusso a Roma in occasione del convegno "Invecchiamento attivo e autodeterminazione per il fine vita: strategie di tutela dell'anziano".

I risultati dell'indagine

Il 46 per cento degli interpellati pensa che la società tenda a emarginare coloro che sono più avanti con gli anni e solo uno su cinque è convinto che essi siano adeguatamente compresi e assistiti. Percezione che si fa particolarmente critica fra chi è in condizioni di salute e di vita più compromesse e vive in prima persona tali difficoltà. Per la parte di intervistati più âgées e meno autosufficienti, la percezione di sé e del proprio futuro è, in generale, più negativa. «Quello che gli anziani temono maggiormente è l'impossibilità di vivere la vita in modo dignitoso, assieme alle difficoltà che l'invecchiamento comporta e alle disabilità ad esso associate», afferma Francesca Merzagora, presidente Onda. Da aggiungere, poi, che un over 70 su cinque non sa cosa siano le Dat (Dichiarazioni anticipate di trattamento), meglio conosciute come testamento biologico, e chi ne è al corrente pensa che le proprie volontà debbano essere affidate ai familiari (67 per cento) o al medico di famiglia (30 per cento). «Ecco, allora, che oltre a preservare la salute e la rete sociale (intesa come uno straordinario strumento di protezione) delle persone in età avanzata, è altrettanto importante garantire loro la possibilità di scelta e autodeterminazione rispetto alle ultime fasi della vita», sottolinea Merzagora.

Il rischio depressione

«L'isolamento sociale facilita l'insorgenza di depressione e decadimento cognitivo, perché mette in sofferenza il nostro cervello sociale», spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Salute mentale e neuroscienze, ASST Fatebenefratelli-Sacco, Milano. Fattori significativi di rischio sono alcuni eventi quali perdite affettive, disturbi del sonno e la disabilità indotta da alcune malattie, mentre tra gli uomini in età senile sono più frequenti gli episodi depressivi associati a un rapporto povero o conflittuale con il coniuge o l'assenza stessa di un partner.

Claudio Buono



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