Clindamicina Ibi 600 mg/4 ml soluz. iniett. 1 fiala 4 ml

28 marzo 2024
Farmaci - Clindamicina Ibi

Clindamicina Ibi 600 mg/4 ml soluz. iniett. 1 fiala 4 ml


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INDICE SCHEDA



INFORMAZIONI GENERALI


TITOLARE:

Ibi Istituto Biochimico Italiano Giovanni Lorenzini S.p.A.

MARCHIO

Clindamicina Ibi

CONFEZIONE

600 mg/4 ml soluz. iniett. 1 fiala 4 ml

FORMA FARMACEUTICA
soluzione (uso interno)

PRINCIPIO ATTIVO
clindamicina fosfato

GRUPPO TERAPEUTICO
Antibatterici lincosamidici


INDICAZIONI TERAPEUTICHE


A cosa serve Clindamicina Ibi? Perchè si usa?


La clindamicina è indicata nel trattamento delle gravi infezioni sostenute da germi anaerobi sensibili, nonchè nel trattamento delle gravi infezioni sostenute da stafilococchi, streptococchi e pneumococchi. Un trattamento con clindamicina, per lo più associata ad un antibiotico aminoglicosidico, può essere preso in considerazione come alternativa nella terapia di infezioni ginecologiche e pelviche acute da Chlamydia trachomatis quando l'impiego dell'antibiotico di scelta, la tetraciclina, è controindicato. Trattamento delle infezioni opportunistiche da Toxoplasma gondii e Pneumocystis carinii in pazienti immunocompromessi.


CONTROINDICAZIONI


Quando non dev'essere usato Clindamicina Ibi?


Ipersensibilità al principio attivo, ad altri chinoloni o ad uno qualsiasi degli eccipienti

Il medicinale è controindicato nei pazienti che alla anamnesi dovessero risultare ipersensibili alla clindamicina o alla lincomicina o verso gli altri componenti del prodotto.

Per la presenza di alcol benzilico il prodotto non deve essere somministrato ai nati prematuri, ai neonati, ai bambini al di sotto dei due anni (vedere paragrafo 4.4 e 4.6).

In gravidanza e durante l'allattamento.


AVVERTENZE E PRECAUZIONI D'USO


Cosa serve sapere prima di prendere Clindamicina Ibi?


Il suo impiego deve essere riservato ai pazienti allergici alla penicillina o ai pazienti per i quali a giudizio del medico la penicillina non sia indicata.

La clindamicina si è dimostrata efficace nel trattamento di infezioni da stafilococchi resistenti ad altri antibiotici; prima dell'impiego è necessario tuttavia eseguire opportuni test microbiologici al fine di stabilire la sensibilità in vitro dei germi verso l'antibiotico.

Per la possibilità di coliti prima di prescrivere la clindamicina il medico deve valutare la natura dell'infezione e la possibilità di impiego di farmaci meno tossici.

La soluzione iniettabile di clindamicina fosfato contiene alcool benzilico (10 mg/ml) come conservante.

L'impiego dell'alcool benzilico è stato associato a “Gasping Sindrome “ con esito fatale in bambini prematuri e neonati. L'alcool benzilico può causare reazioni tossiche e anafilattoidi in neonati e bambini fino ai 3 anni di età. Non è nota la quantità di alcool benzilico alla quale si può manifestare la tossicità.

Il rischio di tossicità da alcool benzilico dipende dalla quantità somministrata e dalla capacità epatica di eliminare la sostanza. Nei neonati prematuri sottopeso può esservi maggiore probabilità di sviluppare tossicità.

A seguito della somministrazione di clindamicina fosfato sono stati segnalati casi di diarrea di modesta entità che possono regredire alla semplice sospensione della terapia. Sono anche stati riportati alcuni casi di diarrea persistente e grave. In concomitanza alla diarrea è stata riscontrata a volte la presenza di sangue e muco nelle feci che in qualche caso è esitata in colite acuta anche ad esito infausto.

Coliti antibiotico dipendenti possono insorgere durante la somministrazione od anche dopo due o tre settimane dalla fine della terapia.

Per la possibilità di coliti, il medico prima di prescrivere la clindamicina, deve valutare la natura dell'infezione e la possibilità di impiego di farmaci meno tossici.

Il trattamento con gli antibiotici altera la normale flora del colon e porta a una crescita eccessiva di Clostridium difficile. Ciò è stato riferito con l'uso di quasi tutti gli antibiotici, compresa la clindamicina. Il Clostridium difficile produce le tossine A e B che contribuiscono allo sviluppo della diarrea associata a Clostridium difficile (CDAD) ed è una causa primaria di “colite da antibiotici“.

È necessaria un'attenta anamnesi poichè i casi di diarrea associata a C. difficile sono stati segnalati anche oltre due mesi dopo la somministrazione di antibiotici.

Nei pazienti che presentano diarrea dopo somministrazione di antibiotici è importante prendere in considerazione la diagnosi di CDAD. Essa può evolvere in colite, compresa la colite pseudo membranosa (vedere paragrafo 4.8), la cui gravità può variare da colite lieve a fatale.

Se si sospetta o viene confermata la presenza di diarrea da antibiotici o di colite da antibiotici, si deve interrompere il trattamento in corso con antibiotici, compresa la clindamicina, e si devono prendere immediatamente provvedimenti terapeutici adeguati. In questa situazione sono controindicati i farmaci che inibiscono la peristalsi.

Dagli studi è emerso che una delle cause primarie delle coliti antibiotico dipendenti è rappresentata da una tossina prodotta dai clostridia. La colite è usualmente caratterizzata da grave e persistente diarrea con crampi addominali e può esservi presenza di sangue e muco nelle feci. La colite se non è diagnosticata e trattata tempestivamente può evolvere a peritonite, shock e megacolon tossico. L'esame endoscopico può rivelare colite pseudomembranosa. Se esiste un sospetto di colite si raccomanda un esame rettosigmoidoscopico.

La presenza di colite può essere ulteriormente confermata dall'esame colturale delle feci per il Clostridium difficile in un media selettivo e dal saggio per la tossina del C. difficile.

I casi di colite lieve possono risolversi spontaneamente con l'interruzione della somministrazione di clindamicina. I casi di colite moderata o grave devono essere trattati prontamente con somministrazioni di soluzioni di elettroliti e proteine.

Gli antiperistaltici, gli oppiacei e il difenossilato più atropina possono prolungare e/o peggiorare le condizioni.

La vancomicina è risultata efficace nel trattamento delle coliti pseudomembranose antibiotico dipendenti prodotte dal Clostridium difficile. Il dosaggio per gli adulti è da 500 mg a 2 grammi/die di vancomicina per via orale suddivisa in tre-quattro somministrazioni per un periodo di 7 - 10 giorni.

Sono stati descritti alcuni rari casi di tachicardia dopo trattamento con vancomicina.

La colestiramina si lega alla tossina in vitro, però questa resina si lega anche alla vancomicina. Pertanto nel caso di somministrazione contemporanea di colestiramina e vancomicina è consigliabile somministrare ciascun farmaco a orari diversi.

I dati finora disponibili mettono in luce che i pazienti anziani e/o gravemente ammalati tollerano meno bene la diarrea; qualora questi pazienti dovessero essere trattati con clindamicina occorre prestare particolare attenzione alle variazioni della frequenza delle evacuazioni.

La clindamicina fosfato deve essere prescritta con cautela ad individui con anamnesi positiva per malattie gastrointestinali e particolarmente coliti ed agli individui atopici. L'uso di antibiotici, compresa clindamicina fosfato, può provocare lo sviluppo di germi resistenti, in particolare lieviti.

Qualora dovesse manifestarsi una superinfezione intraprendere le misure terapeutiche adeguate. Durante una terapia prolungata si devono effettuare esami periodici della funzionalità epatica e renale ed esami emocromocitometrici.

L'emivita del farmaco è risultata solo lievemente modificata negli epato-nefro pazienti. Pertanto nelle affezioni epatiche e renali di lieve o media gravità non è necessaria di norma una riduzione della dose che può essere richiesta nei casi di grave deterioramento della funzione del fegato e del rene. La clindamicina ha mostrato di possedere proprietà di blocco neuromuscolare che possono potenziare l'effetto di farmaci specifici per questa azione; particolare cautela va quindi osservata nell'impiego della clindamicina in associazione a questi farmaci.

È stato dimostrato antagonismo in vitro tra la clindamicina e l'eritromicina che quindi non andrebbero somministrate contemporaneamente.

Non si raggiungono livelli significativi di clindamicina nel liquido cefalorachidiano, pertanto il farmaco non deve essere impiegato per il trattamento delle meningiti.

La clindamicina non deve essere iniettata per via endovenosa sotto forma di bolo non diluito, ma deve essere infusa in un periodo di almeno 10 - 60 minuti.

Informazioni importanti su alcuni eccipienti

Clindamicina Ibi contiene alcol benzilico (vedere paragrafo 4.3 e 4.6).

Ogni fiala di Clindamicina Ibi contiene 7,76 mg di sodio, pertanto questo dato deve essere preso in considerazione in quei pazienti che seguono una dieta iposodica.


INTERAZIONI


Quali farmaci, principi attivi o alimenti possono interagire con l'effetto di Clindamicina Ibi?


La clindamicina somministrata per iniezione ha dimostrato di avere proprietà di blocco neuromuscolare e può potenziare l'effetto di blocco neuromuscolare dei farmaci specifici per questa azione (per esempio etere, tubocurarina, pancuronio). Pertanto, si deve fare attenzione nei pazienti ai quali vengono somministrate questi medicinali. In vitro è stato dimostrato un antagonismo fra clindamicina ed eritromicina mentre è riportata un'azione sinergica con il metronidazolo nei confronti del Bacteroides fragilis.

L'associazione con gentamicina può determinare occasionalmente un sinergismo e mai un antagonismo.

È stata dimostrata una reattività crociata fra clindamicina e lincomicina.

Antagonisti della Vitamina K

Test di coagulazione aumentati (PT/INR) e/o emorragie sono stati riportati in pazienti trattati con clindamicina in associazione con antagonisti della Vitamina K (es. warfarin, acenocumarolo e fluindione). Pertanto, i test di coagulazione nei pazienti in trattamento con antagonisti della vitamina K devono essere frequentemente monitorati.


SOVRADOSAGGIO


Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Clindamicina Ibi?


Non essendo gli effetti indesiderati dose-correlati, il sovradosaggio è un problema raro soprattutto se il medicinale viene somministrato secondo quanto indicato.

L'emodialisi e la dialisi peritoneale non sono efficaci nel rimuovere la clindamicina dal siero.


GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO


E' possibile prendere Clindamicina Ibi durante la gravidanza e l'allattamento?


Gravidanza

Gli studi sulla tossicità riproduttiva condotti su ratti e conigli a seguito di somministrazione per via orale e sottocutanea non hanno mostrato segni di compromissione della fertilità o di danni al feto causati dalla clindamicina, se non a dosi tali da indurre tossicità nella madre. Non sempre gli studi sulla riproduzione negli animali sono predittivi della risposta nella specie umana.

Nella specie umana la clindamicina attraversa la placenta. Dopo dosi ripetute, le concentrazioni nel liquido amniotico sono risultate pari al 30% circa delle concentrazioni nel sangue materno.

Negli studi clinici su donne in gravidanza, la somministrazione sistemica di clindamicina nel secondo e nel terzo trimestre non è risultata associata a un aumento della frequenza delle anomalie congenite. Non esistono studi adeguati e ben controllati su donne nel primo trimestre di gravidanza.

In gravidanza la clindamicina deve essere utilizzata solo se strettamente necessaria (vedere paragrafo 4.4).

L'alcol benzilico può attraversare la placenta (vedere paragrafo 4.3).

Allattamento

La clindamicina somministrata per via orale e parenterale è stata rinvenuta nel latte materno in concentrazioni comprese tra 0,7 e 3,8 mcg/ml. A causa delle possibili reazioni avverse serie nei bambini allattati al seno, le donne che allattano non devono assumere la clindamicina.

Fertilità

Gli studi sulla fertilità nei ratti trattati con clindamicina per via orale non hanno mostrato effetti sulla fertilità o sulla capacità riproduttiva.

Clindamicina Ibi è controindicato nelle donne in gravidanza o durante l'allattamento.


GUIDA DI VEICOLI E USO DI MACCHINARI


Effetti di Clindamicina Ibi sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari


La clindamicina non altera o altera in modo trascurabile la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.


PRINCIPIO ATTIVO


Una fiala da 4 ml contiene:

Principio attivo: clindamicina fosfato mg 712,92 equivalente a mg 600 di clindamicina base

Eccipienti con effetti noti: ogni ml di soluzione contiene 10 mg di alcool benzilico e 7,76 mg di sodio.

Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1


ECCIPIENTI


Alcol benzilico, sodio idrato, EDTA, acqua p.p.i.


SCADENZA E CONSERVAZIONE


Scadenza: 24 mesi

Conservare a temperatura non superiore a 25 °C


NATURA E CONTENUTO DEL CONTENITORE


Scatola di cartone litografato contenente 1 fiala in vetro neutro da 600 mg/4 ml.


PATOLOGIE CORRELATE


Data ultimo aggiornamento: 28/12/2023

Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.

Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico



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