Curare gli attacchi di panico

01 novembre 2005

Curare gli attacchi di panico


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28 ottobre 2005

Curare gli attacchi di panico

Prendo spunto dalla risposta della Dott. Ssa Baldo ad una persona affetta (come me) da attacchi di panico facendo una domanda: l'approccio agli attacchi di panico è dettato da convinzioni personali del medico (ognuno con una scuola di pensiero diversa) oppure esiste un criterio oggettivo come curare la polmonite batterica con gli antibiotici? Mi spiego: ho cominciato ad avere i primi attacchi di panico circa due anni fa e solo l'anno scorso ne ho parlato con uno psichiatra il quale mi ha subito rassicurato e prescritto il citalopram. risultato: dopo circa due settimane di cura i miei attacchi sono completamente scomparsi e vivo la mia vita molto più serenamente di prima. Lo psichiatra mi ha anche detto che la componente emotiva può solo predisporre ed innescare gli attacchi di panico ma se alla base non c'è una particolare situazione biochimica alterata gli attacchi di panico non ci sono. In sostanza: la psicoterapia mi potrebbe essere utile comunque per migliorare la qualtà di vita ma per gli attacchi di panico è basilare la cura farmacologica. Il farmaco dunque non avrebbe solo un ruolo nell'alleviare i sintomi senza andare alla radice (come la Dott. Ssa Baldo sostiene) ma, attraverso un particolare meccanismo rimetterebbe (dopo circa un anno di cura) le cose al loro posto. Vi prego di rispondere. grazie

Risposta del 01 novembre 2005

Risposta a cura di:
Dott.ssa MARIA ADELAIDE BALDO


Sicuramente la base biologica c'è e infatti non è possibile distinguere mente e corpo come fossero due entità separate.
Quando una persona ha già una personalità ben strutturata, allora il farmaco da solo può dopo circa un anno dare effetti soddisfacenti e duraturi. Se però all'origine del sintomo vi è un disequilibrio nell'organizzazione dell'affettività. allora il solo farmaco non può ridare l'equilibrio desiderato.
Il problema è saper porre una diagnosi corretta, sulla base di una attenta raccolta di dati anamnestici e sulla base di una valutazione diretta del paziente.
Ovviamente vi sono diverse interpretazioni anche tra gli stessi medici: qualcuno, come probabilmente il suo psichiatra, ha un orientamento esclusivamente organicista, mentre altri, come me, preferiscono considerare la persona nella sua complessità anche relazionale, calata nell'ambiente culturale ed affettivo in cui vive.

Dott. Ssa M. Adelaide Baldo
Specialista attività privata
Specialista in Psicologia
BRESCIA (BS)



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