Insicurezza e paura

23 gennaio 2006

Insicurezza e paura


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18 gennaio 2006

Insicurezza e paura

Mi chiamo Andrea e ho 22 anni. Le scrivo per avere un consiglio per superare il mio problema: nell'approccio con gli altri cerco sempre di controllare il loro giudizio su di me, nel senso che vorrei sempre piacere alle persone con cui vengo in contatto. Non che le assecondi, tutt'altro, ma da persona sicura di me, con obiettivi precisi e una vita indipendente e piena di entusiasmo come sono quando sono sola, divento un'altra persona: timida, insicura, contratta, sempre sull'attenti, inpacciata, incapace e talvolta con il timore addirittura di essere derisa. Questo mi accade con tutti (amici, parenti, negozianti. . ), chi più chi meno, tranne che con i miei genitori, con cui ho un buon rapporto. Così mi sento fragile, emotiva, e soprattutto non libera di esprimere tutta me stessa. So di certo che alla base di questo mio bisogno di controllare la considerazione altrui su di me vi è il "trauma" che ho vissuto da bambina nell'approccio con i miei coetanei. Verso i 3-4 anni ho iniziato a frequentare un asilo dove i bambini non facevano altro che domandarmi perchè mi chiamassi Andrea nonostante fossi una bambina, a chiedere perchè abitavo in campagna mentre loro in paese (già si conoscevano tra loro mentre io ero "nuova"), oltre a prendermi in giro per un piccolo difetto a un occhio che allora tenevo più chiuso dell'altro (ormai scomparso ma che continua così profondamente a infastidirmi). Il mio primo contatto con il mondo è stato duro o comunque vissuto da me con profondo dispiacere e senso di rifiuto e non accettazione degli altri; mi sono sentita rfiutata e "diversa" in senso negativo (quando invece credo sia proprio la diversità a rendere ogni persona speciale). L'ho vissuto con un profondo dispiacere forse perchè non me lo aspettavo, venivo da una famiglia che mi aveva coccolata fino a quel momento e l'uscire dal mio nido sicuro è stata una delusione, ha voluto dire paura di non sentirsi adatti al mondo, di non essere voluti nel mondo e di non potere espandersi e esprimersi liberamente perchè non autorizzati da chi vi faceva parte. E ora, nonostante mi conosca molto a fondo dopo essere stata male in tante occasioni per questo mio blocco emotivo (ma anche fisico), continuo a combatterci nonostante io stessa capisca che non è nient'altro che una catena data dal mio cervello, che solo io posso fare qualcosa per crescere e andare avanti. Mi sento insciura nei rapporti, non so mai cosa sia meglio dire o fare, e così finisco anche per dare un'impressione diversa di come io sono in realtà, e me ne dispiace ulteriormente. Aggiungerei anche il fatto che prendo tutte le cose molto seriamente, non so se questa sia una caratteristica caratteriale, ma ogni cosa detta per me ha sempre molto peso, l'ascolto attentamente e tendo a inciderla nella mia mente. Difficilmente autoironizzo o trovo lati positivi nelle cose. Mi manca la leggerezza e il giusto distacco dagli altri. Ho provato tante volte a cercare un equilibrio, ma il distacco si trasforma sempre in un muro di indifferenza (che in realtà non è altro che sofferenza, mia e solo mia). Chiedo un aiuto. Da parte mia metto tutta la mia volontà di cambiare questo stato di cose. Di solito quando voglio posso, ma questa volta è più difficile e ho bisogno di qualcuno che mi guidi. Molte grazie.

Risposta del 23 gennaio 2006

Risposta a cura di:
Dott.ssa MARIA ADELAIDE BALDO


La sua lettera dimostra come il processo che conduce alla formazione di una personalità forte e sicura è complesso e ricco di ostacoli. Molti si lamentano di non essere stati aiutati dai genitori, lei riconosce di avere dei genitori attentissimi a lei, e ciò nonostante i problemi ci sono.
Credo sia tutto normale perchè crescere vuol proprio dire trovare il giusto equilibrio tra sè e l'ambiente.
Forse lei è troppo legata alla sua famiglia dove sta "troppo" bene.
Forse avrebbe bisogno di esperienze nuove, in ambienti dove si possa sentire libera da tutto e da tutti.
Possono essere esperienze lontan da casa, ma possono essere anche esperienze "dento di sè", attraverso la scoperta del proprio potenziale creativo e concreto.
Un corso di teatro potrebbe essere un primo passo verso un niovo modo di viversi con se stessa e con gli altri.
Poi potrebbe pensare ad un percorso di analisi, ma incominci dalla cosa più semplice!

Dott. Ssa M. Adelaide Baldo
Specialista attività privata
Specialista in Psicologia
BRESCIA (BS)



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