Quando il paziente non vuole assumere farmaci...

30 settembre 2008

Quando il paziente non vuole assumere farmaci...


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26 settembre 2008

Quando il paziente non vuole assumere farmaci...

Egregi Dottori, Mi rivolgo a Voi per un piccolo orientamento sul da farsi perchè sia io che i miei genitori non sappiamo da dove partire. Brevemente, mia sorella, anni 24, a seguito di una meningite virale, per la quale è stata ricoverata in ospedale per ben 2 settimane, ha iniziato ad avere atteggiamenti di isolamento e di scarsa fiducia nei confronti di familiari ed amici. Dopo circa un anno e mezzo dall'accaduto la famiglia ha deciso di farla curare da uno psichiatra il quale ha diagnosticato un leggero disturbo paranoide e per un po' le ha fatto assumere citalopram. Nel momento in cui mia sorella ha rifiutato di continuare la cura e lo psichiatra ha proposto un'altra medicina, mia sorella ha sospeso cura e colloqui in quanto non nutriva più nessuna fiducia nello psichiatra. Ci siamo quindi rivolti ad una psicologa la quale ha continuato i colloqui con mia sorella per circa 6-7 mesi ma proprio oggi mia sorella ha voluto chiudere anche con questa dottoressa perchè ritiene che non le possa più essere d'aiuto. Proprio oggi mia sorella ha avuto una reazione sproposita in famiglia, urlando come un'ossessa e alzando le mani (anche se più per nervosismo che non per far del male) contro me e mia madre e ripetendo ossessivamente il fatto che lei non ha bisogno di cure e che noi siamo la causa di tutti i suoi mali (insinuando anche che siano stati gli specialisti a identificare la causa dei suoi mali in famiglia). La mamma è iperprotettiva ed ansiosa ed il padre è spesso svalutante (spt nei confronti di mia sorella) ed assente. Ora io mi chiedo se non ci sia modo di far sì che questa ragazza assuma i farmaci che deve assumere. Sia lo psichiatra che il medico di famiglia ci hanno assicurato che il disturbo con 6 mesi di cura sarebbe sparito senza lasciare traccia. . . . ora invece siamo in una situazione che peggiora di continuo. Non so se parlare alla psicologa con cui mia sorella era in cura fino a qualche giorno fa e chiedere a lei che convinca mia sorella ad assumere i farmaci oppure se far entrare in campo un'altra figura (ed in questo caso quale). Vi ringrazio per l'attenzione e per la risposta che mi darete. Monica

Risposta del 30 settembre 2008

Risposta a cura di:
Dott.ssa MARIA ADELAIDE BALDO


E' sempre molto difficile entrare nella relazione di cura che è fatta di molteplici variabili: competenza, fiducia, consapevolezza, feeling. Per citarne solo alcune.
Non so se davvero si tratti di un disturbo paranoide (in tal caso il citalopram non sarebbe il farmaco più indicato) ma capisco che a volte la terminologia possa essere poco precisa. Di certo sua sorella esprime un forte disagio relazionale e, possiamo supporre, intrapsichico. Non bisogna però dimenticare che sua sorella vive in un contesto familiare oltre che sociale e mi chiedevo se sono stati ipotizzati interventi a questo livello. Lei riferisce uno stato di forte ansietà da parte della madre e un comportamento paterno non del tutto consono all'importante ruolo che un padre dovrebbe svolgere: non è che per caso stanno venendo alla luce, in modo sgradevole, conflittualità precedenti all'episodio clinico? A volte accade che una malattia o un evento luttuoso facciano emergere emozioni e conflitti mai considerati in precedenza. In questi casi sarebbe opportuno valutare una consultazione di tipo familiare, che consideri le dinamiche familiari più che la patologia del singolo. Ovviamente sto parlando in linea teorica perchè non ho elementi così precisi da poter dire con certezza quale sia l'effettiva situazione. Valutate questa opportunità, cercando un professionista che sia effettivamente preparato nella consultazione familiare. Infatti, al di là della appartenenza di un profesisonista all'albo degli psicoterapeuti, ci sono competenze molto specifiche sulle quali gli utentoi hanno tutto il diritto di informarsi. Non perdete la fiducia!

Dott. Ssa M. Adelaide Baldo
Specialista attività privata
Specialista in Psicologia
BRESCIA (BS)



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