L'infertilità di lui

31 ottobre 2003
Aggiornamenti e focus

L'infertilità di lui



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L'OMS valuta che circa l'8%-10% delle coppie presenta una ridotta fertilità; su scala mondiale, quindi, significa che circa 50-80 milioni di persone soffrono di questo problema, dimostrando così l'enorme dimensione sociale che ha assunto questa patologia nel nostro Paese. In passato "le colpe" erano quasi sempre attribuite alla donna. Oggi, invece, sappiamo per certo che almeno il 40-50% delle cause di infertilità di coppia sono da imputare all'uomo e, precisamente, all'infertilità maschile. Per la popolazione maschile, questo significa che circa un uomo ogni 20 presenta subfertilità.

Le cause


L'infertilità maschile, in genere, è diagnosticata per mezzo dello spermiogramma, l'esame dello sperma che analizza la qualità e la quantità degli spermatozoi presenti. In particolare, si è in presenza di serie difficoltà di procreazione quando dall'esame emerge:
  • una oligozoospermia (ridotto numero di spermatozoi)
  • un'azoospermia (completa assenza di spermatozoi nel liquido seminale)
  • un'astenospermia (motilità ridotta degli spermatozoi)
  • un'agglutinazione degli spermatozoi (presenza di auto-anticorpi anti-spermatozoi, che ne provocano l'immobilizzazione)
  • una necrozoospermia (presenza nel liquido seminale esclusivamente di spermatozoi morti)
  • una teratozoospermia (presenza di spermatozoi malformati nel liquido seminale)
Le due situazioni più frequenti sono l'azoospermia, che è la mancata produzione di spermatozoi, e l'oligospermia, cioè la produzione di una quantità di sperma insufficiente. A volte è la qualità dello spermatozoo a essere il punto critico: non è completamente formato, oppure muore prima di riuscire a raggiungere l'uovo da fecondare. Più raramente l'infertilità maschile è una conseguenza di malattie genetiche, per esempio la fibrosi cistica o anomalie cromosomiche.
In effetti l'infertilità maschile appare in crescita. Tanto che sono stati anche cambiati i valori normali degli spermiogrammi, cioè dei test che analizzano la quantità di spermatozoi prodotta: negli anni sessanta si pensava che fossero necessari almeno 60 milioni di spermatozoi, oggi invece si ritiene che la soglia minima sia di 20 milioni, con un 60 per cento di spermatozoi mobili (cioè vitali). Per spiegare questo fenomeno sono state avanzate diverse spiegazioni. Le più classiche si rifanno all'aumento del criptorchidismo, cioè della ritenzione del testicolo, un disturbo che se non diagnosticato nel bambino può causare sia l'infertilità sia il tumore del testicolo.
Da non sottovalutare, però, anche le influenze della psiche, dell'ambiente in cui si vive e del proprio stile di vita. In particolare si è studiata e si studia l'esposizione a sostanze tossiche sia prima della nascita, nel ventre materno, sia dopo la nascita. Sotto accusa sono sostanze molto diverse come insetticidi (il DDT e i suoi sottoprodotti), o i PCB, policlorobifenili, impiegati come isolanti negli accumulatori elettrici, certi detergenti e altri ancora. Alcune di queste (piombo, per esempio) danneggiano direttamente le cellule che producono gli spermatozoi, altre agiscono come se fossero ormoni estrogeni o comunque sostanze antiandrogene (che contrastano con l'azione degli ormoni sessuali maschili), compromettendo l'equilibrio ormonale necessario all'apparato riproduttore maschile
Inoltre, l'attuale tendenza sociale a rimandare il momento della ricerca del concepimento rappresenta anch'essa un fattore di rischio non indifferente; come per le donne, infatti, anche nell'uomo la capacità riproduttiva tende a diminuire con l'età, sia pure in misura diversa. Il ritardo nell'età del matrimonio costituisce quindi un elemento centrale dell'aumento di sterilità nei Paesi industrializzati.

Una questione di stile


Molte ricerche hanno messo in evidenza una correlazione diretta tra stile di vita e rischio di sterilità nell'uomo. Il primo elemento indagato è il lavoro: uno studio retrospettivo tedesco, condotto su 2.054 uomini, ha mostrato per esempio una forte riduzione del numero di spermatozoi nello sperma di agricoltori, contadini, verniciatori e imbianchini rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, tra i contadini e gli agricoltori è emerso un più alto numero di casi di retrazione testicolare, rispetto agli altri gruppi di pazienti. I soggetti appartenenti al gruppo dei meccanici e dei saldatori, invece, hanno evidenziato una ridotta motilità degli spermatozoi. E' una riprova che il contatto con sostanze chimiche (vedi i verniciatori) o con altri agenti come il calore (meccanici, saldatori) o la postura (contadini) hanno un'influenza diretta.
Sulla temperatura vale la pena di soffermarsi, anche perché non entra in causa soltanto in ambito lavorativo. Per una spermatogenesi (produzione di sperma) ottimale la temperatura dei testicoli dovrebbe rimanere un po' più bassa di quella del corpo. Questo, in situazioni normali, avviene grazie al plesso pampiniforme (l'insieme delle numerose vene che circondano il testicolo all'interno dello scroto), che permettono un regolare raffreddamento del sangue nelle arterie testicolari. Di conseguenza, tutti i fattori in grado di aumentare la temperatura nell'area dei testicoli possono aumentare anche il rischio di infertilità. Tra i fattori che possono provocare un aumento di temperatura vi sono, per esempio, l'uso di indumenti particolarmente aderenti e/o isolanti e l'obesità. Al calore si può ricollegare anche la questione dei campi elettromagnetici, il cui effetto anche sui tessuti viventi è proprio l'innalzamento della temperatura. Vi è poi una realtà certamente importante come l'aumento di estrogeni nell'ambiente, sia nell'acqua, a causa dell'inquinamento da alcuni pesticidi, sia dall'impiego di queste sostanze nell'allevamento degli animali. Il ricorso agli estrogeni in funzione di anabolizzante per gli animali è proibito, ma in passato ha comunque svolto un ruolo nel determinare il peggioramento della qualità dello sperma.

I rimedi possibili

In alcuni casi, i difetti dello sperma sono reversibili: quando si tratta di farmaci (per esempio gli steroidi anabolizzanti) la sospensione può riportare lo sperma alla normalità. La cura tempestiva delle eventuali infezioni dell'apparato genito-urinario, in particolare le prostatiti, hanno spesso lo stesso effetto. Siccome poi il danno allo spermatozoo è indotto dai radicali liberi (i prodotti delle reazioni di ossidazione) è stata presentata anche la possibilità di un effetto di alcune vitamine antiossidanti, ma senza risultati definitivi. Quando entrano in gioco cause non reversibili, invece, l'unica soluzione affidabile è il ricorso alle tecniche di fecondazione assistita, che consentono di superare sia la scarsa quantità di spermatozoi sia la loro scarsa mobilità.

Annapaola Medina



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