Via di corsa dalla dolce gravidanza

31 marzo 2004
Aggiornamenti e focus

Via di corsa dalla dolce gravidanza



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Tra gli effetti della gravidanza sull'organismo materno vi è anche un'alterazione del metabolismo dello zucchero. Infatti la placenta produce alcuni ormoni che contrastano l'azione dell'insulina prodotta dal pancreas, e man mano che si accresce il feto, aumenta la quantità degli ormoni antagonisti dell'insulina. Il risultato è che la futura mamma comincia a presentare iperglicemia, cioè un rialzo al di sopra del normale dei livelli ematici di glucosio. Questa condizione viene genericamente detta diabete gestazionale anche se il più delle volte, fortunatamente, non assume le caratteristiche del diabete vero e proprio, ma si arresta alla fase di resistenza di prediabete (resistenza insulinica, intolleranza glucidica); inoltre va detto che un certo degrado del metabolismo del glucosio è normale nelle donne in attesa, soprattutto durante il terzo trimestre, ragion per cui si parla di diabete gestazionale soltanto quando la deviazione rispetto alla norma è piuttosto sensibile.
In pratica, tutte le donne gravide sono a rischio di diabete gestazionale, salvo quelle soddisfano tutti questi criteri:
  • Età inferiore a 25 anni
  • Peso corporeo normale
  • Nessun consanguineo di primo grado affetto da diabete

Il disturbo non sempre scompare


Dopo il parto, venendo a mancare gli ormoni placentari, la situazione può normalizzarsi, tuttavia in alcuni casi la gravidanza può essere il fattore che scatena il diabete vero e proprio.
Per questo a distanza di 6-7 settimane dal termine della gravidanza, la donna che ha mostrato iperglicemia dovrebbe essere riesaminata per stabilire se è ritornata normoglicemica, oppure presenta resistenza glucidica, intolleranza insulinica o diabete di tipo 2 o tipo 1. A volte, la malattia può presentarsi anche anni dopo la gravidanza.
Per questo poter attuare una prevenzione efficace del diabete gestazionale, anche in considerazione del fatto che il concepimento tende ad arrivare più tardi nella vita della donna, rappresenterebbe un decisivo passo avanti. Almeno un fattore preventivo sembra oggi essere stato provato e si tratta del più semplice: l'attività fisica. Uno studio prospettico condotto negli stati uniti ha infatti raccolto una serie di interviste da un campione di più di 900 donne in gravidanza, esenti da diabete e ipertensione. Lo scopo era valutare se e quanta attività fisica avevano svolto nell'anno precedente e sette giorni prima dell'intervista. Poi le donne sono state seguite fino al momento del parto e oltre, controllando quante di esse andavano incontro al disturbo. E' risultato che in effetti le donne attive presentavano un rischio di diabete gestazionale più che dimezzato, il 56% in meno rispetto a quelle sedentarie e si parla in questo caso dell'attività nell'anno precedente. Inoltre si presentava un effetto dose-risposta, perché se la donna aveva un livello di attività equivalente a poco più di 4 ore la settimana il rischio del disturbo si riduceva del 76%.

Attive quanto più a lungo possibile


Anche l'attività svolta durante la gravidanza aveva un effetto benefico, tanto che le donne erano rimaste attive fino al momento dell'intervista, anche senza raggiungere livelli di attività elevati, vedevano ridursi la possibilità di diabete gestazionale del 69%. Ovviamente come tutte le prescrizioni di questo genere, anche questa va presa cum grano salis: l'attività durante le prime fasi della gravidanza non pone problemi, mentre è evidente che col passare delle settimane è bene valutare sia le proprie possibilità sia eventuali altre circostanze che, invece, debbono far propendere per il riposo. Comunque, è il caso, prevedendo una gravidanza, di mettere tra le cose da fare anche uno stile di vita meno sedentario, mentre chi sportiva lo è già tenga presente questo vantaggio aggiuntivo.

Davide Minzoni



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