Il diametro del melanoma

16 maggio 2008
Aggiornamenti e focus

Il diametro del melanoma



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I raggi UV sono responsabili dell'80% dei casi di melanoma, un tumore che nel mondo colpisce ogni anno più di 130.000 individui. Se diagnosticato precocemente, le possibilità che la prognosi sia favorevole sono elevate: per questa ragione, è essenziale, conoscere le principali caratteristiche che dovrebbero indurre a sospettare che una lesione cutanea sia, in realtà, il segnale di allarme della presenza di un melanoma. Adeguati programmi di screening e una diagnosi precoce costituiscono la strategia più efficace per una risoluzione completa di questo tumore maligno della pelle.

Regole da aggiornare?


Già nel 1985 un gruppo di dermatologi americani introdusse la regola ABCD, un acronimo che sottolineava l'importanza di specifiche caratteristiche del melanoma: asimmetria, margini irregolari, colore non uniforme e un diametro superiore ai 6 mm. Successivamente, fu incluso il criterio E, come evoluzione, che evidenziava i concetti di cambiamento dell'aspetto e crescita della lesione, anch'essi necessari per giungere a una diagnosi tempestiva e corretta di tumore cutaneo, specie nei casi di melanoma nodulare, una grave forma che non soddisfa le linee guida ABCD. Recentemente, numerosi esperti hanno identificato, in pazienti americani, australiani, israeliani e anche italiani, melanomi con un diametro inferiore ai 6 mm che rappresenterebbero il 3-14% di tutti i casi di melanoma della pelle, ma che solo raramente tenderebbero a metastatizzare. Proprio la scoperta di queste forme di tumore complicherebbe la corretta valutazione delle lesioni cutanee pigmentate, in quanto in casi simili la stretta aderenza al criterio D (diametro maggiore di 6 mm) potrebbe finire per indurre in errore lo specialista, che non riterrebbe necessario eseguire una biopsia cutanea. Da qui nasce, secondo alcuni dermatologi, l'esigenza di rivedere il criterio diagnostico che tiene conto del diametro della lesione, mentre altri autori sottolineano come il 99% delle lesioni melanocitiche atipiche siano benigne, difendendo, quindi, l'efficacia degli attuali criteri diagnostici ABCDE.

Misurazioni accurate


Per valutare l'effettiva utilità del criterio D nella diagnosi precoce del melanoma, un gruppo di ricercatori americani ha valutato 1323 pazienti sottoposti a biopsia cutanea, per un totale di 1657 lesioni pigmentate potenzialmente predittive di tumore della pelle.
In particolare, per il calcolo del diametro di ciascuna lesione, è stato utilizzato un sistema computerizzato, in grado di acquisire immagini accurate dell'area interessata e, di conseguenza, di misurare precisamente il diametro, diminuendo, così, l'errore dovuto alle valutazioni umane. Dai risultati è emerso che circa la metà delle lesioni presentava un diametro uguale o inferiore ai 6 mm, ma una diagnosi di melanoma invasivo era stata posta nell'1,5% dei casi in cui il diametro era minore di 6 mm, rispetto al 5,1% osservato per le lesioni con diametro più elevato. L'analisi è stata condotta anche nel caso del melanoma in situ, in cui le percentuali di diagnosi del tumore erano di 2,6% e 7,7%, rispettivamente per diametri minori o maggiori di 6 mm. In ogni caso, a un aumento del diametro della lesione cutanea corrispondeva un incremento notevole (circa del 100%) del numero di casi di melanoma, a dimostrazione di come il criterio D sia ancora un parametro utile per la diagnosi precoce di questo tipo di tumore.

D ancora attuale

Le linee guida ABCDE sono, dunque, attuali e efficaci anche tenendo conto dell'esistenza di piccoli melanomi che, comunque, si manifestano raramente, anche in una coorte di lesioni della pelle pigmentate che potrebbero far sospettare la presenza di melanoma. Questo diminuisce, quindi, il rischio di non diagnosticarli.
Oltre all'aspetto della lesione, essenziale per una diagnosi precoce, non va dimenticato il tema della prevenzione. Nella maggior parte dei pazienti, infatti, il melanoma è il frutto di un'eccessiva esposizione solare, indispensabile per prevenire i rischi correlati a un deficit di vitamina D, ma, come avvisano i dermatologi, solo dopo aver applicato adeguate protezioni.

Ilaria Ponte



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