Sesso sicuro e contraccezione: come essere veramente protetti

24 marzo 2016
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Sesso sicuro e contraccezione: come essere veramente protetti



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La spirale (in termini tecnici un "dispositivo intrauterino a rilascio prolungato") è un metodo anticoncezionale efficace, ma non deve indurre chi la usa a dimenticare il preservativo: questo tipo di dispositivo non protegge infatti dalla trasmissione di infezioni potenzialmente molto pericolose che si possono contrarre durante i rapporti sessuali e contro le quali il preservativo resta lo strumento più efficace. Eppure, a quanto emerge da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Jama pediatrics, le adolescenti sessualmente attive che scelgono di utilizzare i dispositivi di contraccezione interni a rilascio prolungato hanno meno probabilità di usare anche il preservativo.

«I dispositivi intrauterini di contraccezione rappresentano una strategia vincente per evitare le gravidanze indesiderate, che negli Stati Uniti sono ancora molto elevate rispetto ad altri paesi occidentali» spiega Riley Steiner, prima autrice della ricerca che ha coinvolto circa 2.300 ragazze sessualmente attive che avevano preso parte al National youth risk behavior survey del 2013 e frequentavano la scuola superiore. A tutte loro sono state chieste informazioni sul metodo contraccettivo utilizzato nell'ultimo rapporto sessuale. Come spiegano gli autori, con la spirale l'efficienza contraccettiva è davvero molto elevata e non dipende da chi lo utilizza, a differenza di altri metodi contraccettivi come per esempio la pillola, che per funzionare bene deve essere assunta con regolarità ogni giorno.

«Il dubbio che nasce spontaneo di fronte alla diffusione dei nuovi metodi contraccettivi è legato all'uso del preservativo» dice l'autrice precisando che le ragazze che utilizzano la contraccezione con spirale o altri metodi ormonali potrebbero prestare meno attenzione al preservativo, fondamentale per evitare le malattie a trasmissione sessuale, inclusa l'infezione da Hiv. E i dati dello studio dimostrano che il timore degli esperti è una realtà. «Chi utilizza dispositivi intrauterini a rilascio prolungato come la spirale ha il 60 per cento di probabilità in meno di usare anche il preservativo rispetto a chi invece utilizza contraccettivi orali come la pillola» afferma Steiner ricordando anche le percentuali di diffusione dei diversi metodi anticoncezionali: 1,8 per cento per i dispositivi intrauterini a rilascio prolungato; 5,7 per cento per anelli vaginali o cerotti; 22,4 per cento per contraccettivi orali; 40,8 per cento preservativo; 11,8 per cento per coito interrotto o altri metodi. «Preoccupa anche il fatto che circa il 16 per cento delle ragazze intervistate ha dichiarato di non aver usato alcuna protezione» aggiunge l'esperta.

«L'uso della cosiddetta doppia protezione - contraccettivo orale o interno + preservativo - è raccomandata alle adolescenti, ma è poco diffusa tra le ragazze» afferma Steiner basandosi anche sui dati del National youth risk behavior survey dai quali emerge che ne fanno uso circa 9 ragazze su 100. E in un editoriale di commento alla ricerca, Julia Potter del the Boston medical center e Karen Soren del Columbia University medical center di New York City scrivono: «Servono messaggi chiari ed efficaci per far comprendere agli adolescenti l'importanza della doppia protezione: una contro le gravidanze indesiderate e una, altrettanto importante, contro le malattie a trasmissione sessuale». Un messaggio ancora più necessario se si pensa che negli Stati Uniti circa la metà di tutti i casi di malattie a trasmissione sessuale riguarda persone di età compresa tra 15 e 24 anni. «I risultati dello studio non dimostrano in rapporto di causa-effetto, ovvero non indicano con certezza che il fatto di non usare il preservativo sia una conseguenza dell'uso di specifici metodi di contraccezione come per esempio la spirale» dicono le autrici dell'editoriale, «resta comunque fondamentale far passare messaggi chiari agli adolescenti e inserire sempre anche il preservativo e le malattie sessualmente trasmissibili quando si parla loro di educazione sessuale».



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