Cellulari e tumori al cervello, nel dubbio meglio essere cauti

17 giugno 2011
Interviste

Cellulari e tumori al cervello, nel dubbio meglio essere cauti



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Il verdetto dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) in base al quale i telefonini possono causare il cancro, ha riaperto il dibattito sul rischio che si può correre a causa delle onde elettromagnetiche. Un argomento su cui la comunità scientifica è spaccata in due tanto che i due principali studi sull'argomento sono arrivati a risultati pressoché opposti. Per cercare di capire meglio quali siano i rischi e le eventuali precauzioni e per capire l'importanza della posizione Oms, Dica33 ha intervistato Roberto Romizi, presidente di Isde Italia, l'Associazione medici per l'ambiente.


Dottor Romizi che ruolo ha la posizione dell'Oms sul rischio cancro da telefoni cellulari?
Un ruolo di grande importanza, basti pensare che in un recente bollettino Iarc, che è l'Agenzia che si occupa di ricerca sul cancro, non si poneva neanche la possibilità del rischio. Ora invece l'Organizzazione mondiale della Sanità, solitamente molto cauta, include i telefonini nella categoria dei carcinogeni di tipo 2B, quello del possibile rapporto di causalità, che diventa probabile nel 2A e certo nel gruppo 1. Da questa posizione derivano una serie di inviti alla prudenza e di misure pragmatiche nell'utilizzo dei telefonini.

Come si è arrivati a questo punto?
Non è stato casuale naturalmente. Determinante è stata l'osservazione che negli ultimi due-tre anni i tumori cerebrali sono stati quasi 250 mila nel mondo. Due terzi di questi sono gliomi, i peggiori in assoluto ed è la stessa Iarc che evidenzia un aumentato rischio del 40% di glioma per chi ha utilizzato telefoni cellulari per 30 minuti al giorno per almeno dieci anni. Il dato poi può essere esteso agli inquinanti ambientali, che hanno un ruolo nell'aumento del rischio. Oltre alle posizioni istituzionali poi anche la scienza ha dato risposte interessanti in questo senso.

A che cosa si riferisce?
Allo studio svedese Hardell che ha evidenziato un aumento statisticamente significativo di rischio di tumore cerebrale per l'utilizzo di cellulari e cordless, per i quali il dato è addirittura superiore, per un tempo di almeno dieci anni. Un rischio maggiore per giovani e adolescenti e l'Italia è al primo posto per numero di cellulari per persona, con un dato tra le 5 e le 10 volte superiore al resto dell'Occidente.

Peraltro esistono studi che sono andati nella direzione opposta?
Si, lo studio Interphone che è finito dopo anni senza rilevare alcun legame tra cellulari e tumori al cervello. Ma si tratta di uno studio in cui ha avuto un ruolo importante l'industria telefonica e con osservazioni su un periodo di tempo troppo breve per dare risultati significativi.

In Italia come è stata recepita l'indicazione dell'Oms?
Per ora molto poco, ma forse è presto. Di sicuro la notizia è stata molto raccolta dai media, ma il fatto che si parli di un "possibile" rischio cancro non vincola a interventi normativi.

Veniamo alle precauzioni, quali devono essere?
Sono sufficienti misure semplici come l'uso di sms, auricolari e vivavoce per ridurre l'esposizione del cervello. Poi altri accorgimenti potrebbero essere quelli di limitare il tempo al'apparecchio o di cambiare l'orecchio di ascolto nonché di tenerlo il più possibile carico, per limitare la potenza delle iniezioni sull'apparato auricolare. Infine in luoghi chiusi meglio utilizzare l'apparecchio fisso.

Come associazione che tipo di raccomandazioni date?
Ormai è uno strumento utilizzatissimo ed è impensabile tornare indietro, però sarebbero auspicabili interventi anche a livello governativo o normativo in particolare per tutelare i più piccoli, che sono i più esposti. Per esempio non è pensabile che bambini sotto i dieci anni di età dispongano di un cellulare e porre dei limiti per legge potrebbe essere opportuno e rappresentare anche un'occasione di riflessione, anche per quei genitori, e sono la maggior parte, per i quali la priorità e avere i figli sempre sotto controllo. La presa di posizione dell'Oms è significativa di un aumento dei casi importante e da non sottovalutare.

Marco Malagutti




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