Virus Zika: ecco che cosa rischiamo in Italia

01 febbraio 2016
Interviste

Virus Zika: ecco che cosa rischiamo in Italia



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Sta suscitando preoccupazione in tutto il mondo la diffusione del virus Zika, un virus di cui nessuno o quasi aveva sentito parlare prima che cominciasse a diffondersi molto rapidamente nell'America centrale, e in particolare in Brasile, dove negli ultimi mesi le autorità sanitarie hanno registrato un improvviso aumento delle nascite di bambini con microcefalia, un difetto congenito caratterizzato da una testa molto piccola, che in cinque casi sarebbe stato addirittura mortale.
Nei giorni scorsi le autorità sanitarie degli Stati Uniti hanno detto di aspettarsi presto una diffusione del virus - trasmesso da alcune specie di zanzare - entro i loro confini, e poco dopo anche l'Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato l'allarme, dopo aver previsto che il totale dei casi possa raggiungere i 3-4 milioni nei prossimi mesi.
Dica33 ne ha parlato con Francesco Castelli, esperto di malattie tropicali e Direttore della scuola di specializzazione in malattie infettive dell'Università di Brescia.

Professor Castelli, quanto è temibile questo nuovo virus Zika?
«È bene chiarire subito che il virus Zika provoca un'infezione che nella maggioranza dei casi è abbastanza benigna, con sintomi più o meno lievi che vanno dalla febbre al mal di testa ai dolori articolari, dalla congiuntivite - l'infiammazione che causa fastidio agli occhi - alle macchie sulla pelle, il cosiddetto esantema. Qualcuno può avere la sintomatologia in forma talmente blanda da non accorgersene quasi, mentre in una minoranza dei casi, grosso modo uno su cinque, i sintomi possono essere più significativi. Ovviamente è più esposto chi è molto debilitato, e quindi gli anziani, i cardiopatici, gli immunodepressi, e in special modo le donne in gravidanza, soprattutto nei primi mesi di gestazione».

Che cosa rischiano le donne in gravidanza?
«Con la rapida diffusione del virus, trasmesso dalla zanzara Aedes, in Brasile si è registrato anche un aumento di problemi nei neonati, in particolare di una sindrome di carattere neurologico (Guillain-Barré) e di microcefalia, ovvero una malformazione del cranio che rimane di dimensioni molto ridotte».

Quanto sono frequenti queste malformazioni nei nati da donne colpite in gravidanza dall'infezione da virus Zika?
«Si stima che il rischio di microcefalia - in forma più o meno grave - aumenti da un caso ogni 20mila nati vivi che si registra normalmente, a 30 casi ogni 20mila nati vivi tra le donne colpite da infezione. Come per tutti i danni alla crescita fetale, i rischi sono maggiori se il virus colpisce nel primo trimestre di gravidanza».

Ma si tratta di un pericolo nuovo, o era già noto?
«Il virus è conosciuto dalla metà del secolo scorso: prende il nome dalla foresta nei pressi del lago Vittoria, in Uganda, dove fu individuato per la prima volta nel 1947. Finora non ha rappresentato una minaccia per la salute pubblica, finché la grande diffusione in Brasile - ad opera delle zanzare del genere Aedes che trasmettono l'infezione da una persona malata all'altra - non ha fatto emergere questi effetti, molto rari ma certo gravi sullo sviluppo in gravidanza. È uno degli effetti negativi del riscaldamento globale in atto: è infatti molto probabile che l'aumento graduale della temperatura del globo sia alla base della diffusione delle zanzare anche in zone in cui prima faticavano a sopravvivere. In Italia è attiva su tutto il territorio una rete di sorveglianza pronta a registrare tutte le segnalazioni di nuovi casi, che per il momento sono stati molto pochi e circoscritti, in persone rientrate da uno dei paesi in cui l'infezione è molto diffusa (l'elenco è aggiornato costantemente nel sito Viaggiare Sicuri )».

C'è da temere di essere contagiati se si entra in contatto con chi torna da uno di quei paesi?
«Il pericolo che il virus possa trasmettersi da persona a persona - anche attraverso i rapporti sessuali - sembra scongiurato dalle ricerche condotte finora, per cui il rischio riguarda essenzialmente chi viene punto dalle zanzare in uno dei paesi in cui è in corso l'epidemia. In linea di principio si teme che anche le zanzare tigre presenti in Italia possano in teoria veicolare l'infezione, e questa è la ragione per cui le autorità sanitarie sono preparate, ma per il momento il rischio concreto è assai modesto. Diverso è il caso di chi si reca in uno dei paesi pesantemente colpiti».

E per chi si trova in quei paesi, magari durante la gravidanza?
«La raccomandazione è quella di adottare tutte le precauzioni possibili per proteggersi dalle punture di zanzara, ricordando che quella potenzialmente pericolosa colpisce di giorno. Occorre quindi usare il condizionatore d'aria negli ambienti chiusi, proteggendoli con schermature e zanzariere, e soprattutto indossare abiti con pantaloni lunghi e maniche lunghe stretti alle estremità, facendo uso di repellenti sia sui tessuti sia sulla pelle».

Fabio Turone



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