Covid-19, tre anni fa iniziava la pandemia

01 marzo 2023
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Covid-19, tre anni fa iniziava la pandemia



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Sono passati 3 anni da quando la pandemia da Covid-19 ha invaso le nostre vite, cambiando irrimediabilmente il nostro mondo, e c'è ancora molto da fare per farsi trovare pronti per una "eventuale" nuova pandemia.

Franco Locatelli: imparare da quanto è successo


«Almeno tra esperti ce lo diciamo: prima o poi tragicamente si ripeterà una situazione pandemica». Ragionare in prospettiva vuol dire lavorare «per evitare che vengano a essere interrotte tutta una serie di attività». Un'altra pandemia arriverà, prospetta Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), che spiega l'importanza di essere pronti e di colmare le lacune rese evidenti dall'esperienza di Covid-19. «Ricordiamoci che eravamo un Paese in cui il numero dei posti letto nelle terapie intensive era nettamente al di sotto di quelli che sono gli standard raccomandati dalle società scientifiche di settore», evidenzia l'esperto. Sul momento, riflette Locatelli, «era difficile pensare di poter gestire differentemente la situazione. Non c'era nessun Paese pronto ad affrontare la pandemia da Covid-19". E ci sono "pochi dubbi che la pandemia, al di là di quelli che sono i morti ufficiali, ci abbia fatto pagare un prezzo in termini di quelle che potremmo definire le morti indirette». Tornando alla preparazione, aggiunge, «certo possiamo dire che qualche messaggio da fenomeni collegati a Sars, a Mers, e alla stessa influenza aviaria, poteva essere raccolto più globalmente e questo è indubitabilmente un tema su cui riflettere».


Le zone rosse


Era il 20 febbraio il giorno in cui arrivò il risultato positivo del tampone di Mattia Maestri, presentatosi al pronto soccorso con una polmonite che non rispondeva a cure. Venti giorni prima, l'Oms aveva dichiarato lo stato di emergenza globale per le polmoniti anomale che avevano iniziato a verificarsi nella regione di Wuhan, in Cina.
Il problema sembrava lontano anni luce dall'Italia, ma presto si capì che Mattia non era il primo paziente, in Italia, e che il virus trasmesso all'uomo dal pipistrello circolava già da molte settimane nel nord Italia. Seguì la prima Zona Rossa creata intorno a Codogno e altri dieci Comuni limitrofi il 23 febbraio, i militari a presidiare i confini, le strade deserte solcate solo dalle ambulanze, la chiusura delle scuole.  

Il lockdown

Quindi, il 9 marzo, l'annuncio del lockdown da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L'Italia si risveglia in emergenza, tra carenza di mascherine e di bombole di ossigeno, terapie intensive allo stremo, bollettini quotidiani dei contagi in diretta tv e isolamento sociale. L'estate porta un timido ottimismo ma è seguita da una nuova ondata in autunno, che viaggia verso le regioni del Centro-Sud, portando oltre 50.000 decessi e un picco, il 3 dicembre, di ben 993 vittime in sole 24 ore. Numeri da guerra, come certifica l'Istat e che non tengono conto del sommerso.


fonte: Doctor33  



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