Protesi valvolare aortica biologica

03 marzo 2016

Protesi valvolare aortica biologica


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01 marzo 2016

Protesi valvolare aortica biologica

Ho 75 anni. L’anno scorso sono stato operato di sostituzione della protesi valvolare aortica (biologica) di cui ero portatore da circa vent’anni. Per tale intervento non ho potuto esibire al team cardiochirurgico la documentazione clinica relativa alla precedente operazione, rimasta introvabile dopo tutte le mie ricerche possibili. Sta di fatto che qualche giorno prima dell’intervento uno dei cardiochirurghi mi domandò se ero sicuro che la protesi da sostituire (carpentier 27 mm. – anno 1995) fosse effettivamente di quella misura, in quanto ritenuta abnorme per eccesso. Fra l’altro, se vi possa essere comunque relazione, informo di essere di modesta corporatura: h. 1. 63, peso 58 kg. Chiaramente la mia risposta è stata positiva: io conoscevo solo quel valore per averlo letto a suo tempo nella mia cartella clinica, e poi quale motivo avrei avuto per inventarmelo? Per la verità, ammesso che la misura 27 mm sia effettivamente ai limiti superiori della norma, mi sono ricordato qualche tempo dopo d’una spiegazione (non da me richiesta) che mi fu data casualmente molti anni prima in occasione d’un controllo ecocardiografico. E cioè che l’anulus della mia valvola aortica nativa si sarebbe dilatato progressivamente nel tempo in quanto dall’insorgenza dell’insufficienza valvolare (lieve, verso i 17 anni d’età, conseguenza d’una miocardite) sino al momento dell’operazione (55 anni, insufficienza di grado severo) erano trascorsi ben 38 anni. Un lunghissimo periodo di rigurgito, massivo nel periodo conclusivo.
In questo secondo intervento mi è stata impiantata una valvola (biologica, Edwards-Magna Easc) 25 mm. Non nascondo tuttora la mia perplessità. Le mie ragioni possono essere banali, non altrimenti basate che sul metro del sarto, e comunque: se l’orifizio valvolare è (o era) dilatato perché applicarmi una protesi di anello non delle medesime dimensioni di quello sostituito? Io non ho ancora testato la protesi con prove specifiche, come test da sforzo o pratiche sportive cui ero aduso in precedenza a moderata frequenza (sci, tennis, nuoto), ma in realtà le mie attuali condizioni fisiche dopo questo secondo intervento sono notevolmente peggiorate rispetto a prima, causa forse anche l’operazione chirurgica di riferimento, incidentata e con complicanza post-operatoria e un precedente episodio di ischemia coronarica senza conseguenze: cuore indebolito (EF 51-52%), debilitazione generale dell’organismo senza tangibile recupero, carenza di energie, stanchezza frequente e poca rispondenza alle sollecitazioni fisiche. A tale mio stato clinico si potrebbe ascrivere tra le cause anche – o principalmente - il fattore d’una protesi valvolare non adeguata? Volendo significare: l’avvenuta variante per difetto non assimilerebbe la mia attuale condizione a quella d’un individuo con valvola aortica stenotica?
Grazie. Giancarlo



Risposta del 03 marzo 2016

Risposta a cura di:
Prof. ALBERTO TITTOBELLO


Come può immaginare, nessuno può rispondere al suo quesito, se non lo stesso cardiochirurgo che l' ha operata. Ma non è pensabile che questi abbia scelto una valvola non adeguata : stabilito che quella precedente era ridondante, ne ha scelta una lievemente più piccola, adeguata al suo anello valvolare. Non mi sembra il caso di temere una stenosi valvolare, che è un' altra cosa.

Prof. Alberto Tittobello
Casa di cura privata
Specialista attività privata
Universitario
Specialista in Gastroenterologia
Specialista in Cardiologia
Milano (MI)


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