Sempre grazie.. (e sempre dubbi)

30 giugno 2004

Sempre grazie.. (e sempre dubbi)


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30 giugno 2004

Sempre grazie.. (e sempre dubbi)

Gentilissima dottoressa,
la ringrazio di cuore della disponibilità e dei consigli che ho ricevuto da lei.
Ho acquistato il primo rimedio consigliatomi, e mi fa piacere avere qualcosa a cui aggrapparmi senza andare alla cieca come avevo fatto in precedenza. Posso dire che sono andata all’orale molto tesa dopo averlo preso. L’ Ansia non diminuiva e inizialmente non riuscivo a parlare. Era come se fossi invasa dal vuoto. Poi mi sono sbloccata (ci ho messo un po’) e non mi sono più agitata fino alla fine. Non è andata malissimo una volta iniziato.
Ha ragione nel dire che il disturbo mi sta offrendo un’occasione che probabilmente non avrei avuto, come ha detto anche lo psichiatra che mi ha visto da poco. Probabilmente tanti problemi su cui ora sto riflettendo e che stanno uscendo fuori sarebbero rimasti solo prima della superficie magari creandomi problemi in seguito. Mi sono accorta che prima, anche intuendo qualcosa, vivevo all’oscuro di me stessa, sto uscendo ora dal “bozzolo” dell’inconsapevolezza sognante: non sono mai stata veramente me stessa. Sempre spaventata di fare le cose da sola, di “buttarmi nella vita”. . (mi sento un po’ come i personaggi di Svevo). Certo è doloroso, ma il medico mi ha detto che un giorno sarò grata a questi fischi che ora mi distruggono.
La ringrazio anche per il libro che mi ha consigliato, tra l’altro leggere la ritengo la cosa più bella che si possa fare. Quindi mi sono fatta prestare il libro di Marie Cardinal “Le parole per dirlo”. Però non so se ho fatto bene a leggerlo, perché nel mio “intellettualizzare” tutto non vorrei colmarmi di idee che peggiorano solo la situazione essendo un libro abbastanza “forte”.
Sono figlia unica, non solo la primogenita. . e sono unica perché i miei si sono spaventati troppo avendo rischiato di perdermi per nascita prematura dopo una gestosi ipertensiva. Per questo mi ha seguito (o ha seguito i miei. . Non so. . ) questo psichiatra infantile a cui ci siamo rivolti ora. Adesso, dal basso della mia ignoranza, penso che sia junghiano, (senza lettino… giusto? Forse sto sbagliando tutto), perché lavora vis a vis e tramite l’interlocuzione. Non è una donna, come ha consigliato lei, e non ne ho incontrati altri. Ma come impressione dopo le prime sedute, anche se poche, mi sembra di trovarmi a mio agio e che sia una persona che mi possa capire. Io sono diffidente di mio per via dei dubbi che mi assalgono riguardo a molte cose della vita, ma penso che col tempo mi riesca ad “ammorbidire” e a “cerebralizzare” meno. Tra l’altro il primo dubbio che mi coglie è riguardo al fatto che sia “infantile”. So che io non sono in grado di giudicare riguardo a questo e che se ha accettato di tenermi è perché certamente sa quello che fa.
Mi ha prescritto subito il lorazepam, ma a mia mamma non va giù che la figlia prenda psicofarmaci. . così sono combattuta. . ogni volta mi sento il colpa perché so che a lei da fastidio. . Anche a rischio di dormire pochissimo. Intanto continuo con il rimedio omeopatico.
Un’ultima cosa, sto anche cercando genitori al di fuori del mio ambiente familiare. Ora più che mai, anche se ricordo che spesso fin da piccola ricercavo e mi legavo affettivamente a persone adulte in maniera morbosa. Penso significhi qualcosa.

Grata, veramente, la saluto.

Martina

La domanda è in attesa di risposta.


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