Cure all'estero più facili per tutti i cittadini Ue

20 gennaio 2011
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Cure all'estero più facili per tutti i cittadini Ue



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di Marco Malagutti

Dopo anni di difficili negoziati, il Parlamento europeo ha dato il via libera alle nuove norme che consentiranno di scegliere liberamente di farsi curare od operare in un paese dell'Unione europea diverso dal proprio. La direttiva comunitaria fa finalmente chiarezza su una questione molto delicata che, finora, nonostante i regolamenti già in vigore sulla sicurezza sociale, ha visto non pochi cittadini ricorrere alla Corte di giustizia Ue, pur di avere riconosciuto il diritto di curarsi in un altro paese Ue e soprattutto di poter poi ottenere il rimborso dall'assistenza sanitaria nazionale. «Si tratta di un significativo passo avanti che consentirà una maggiore collaborazione tra i sistemi sanitari dei 27 Stati membri», ha commentato il commissario Ue alla salute, John Dalli, il quale si augura che le regole servano anche a ridurre sempre più le disuguaglianze in campo sanitario ancora esistenti nei diversi paesi Ue. Attualmente solo l'1% della spesa sanitaria dell'Unione europea, pari a 10 miliardi di euro, è imputabile a cure mediche transfrontaliere; con la nuova direttiva si stima un aumento di non più di 30 milioni. Bruxelles precisa, infatti, che non ci sarà alcun aumento del "turismo sanitario". Ma in che cosa consistono le novità?

Grazie alle nuove regole, che ora dovranno essere recepite negli ordinamenti nazionali, ogni cittadino europeo che voglia farsi curare in un paese Ue diverso dal proprio, potrà farlo senza alcuna autorizzazione, a meno che non abbia bisogno di un ricovero ospedaliero. Il paziente potrà scegliere liberamente nell'Ue il prestatore delle cure sia pubblico sia privato. La prestazione sanitaria dovrà essere pagata, ma si potrà poi richiedere il rimborso nel paese di residenza. L'autorizzazione dal sistema sanitario del proprio paese sarà invece necessario se, ad esempio, un cittadino italiano intende farsi operare in Francia o in quel paese si rechi per un'assistenza "altamente specializzata" o particolarmente costosa. L'autorità sanitaria nazionale potrà anche dire di no, ma solo in casi ''limitati'' e con una chiara giustificazione, dimostrando che il paziente, trasferendosi all'estero, potrebbe correre un rischio o che quella stessa cura può essere offerta in tempo utile anche nel paese di residenza, ma il paziente può chiedere il riesame della decisione. Grazie alle nuove regole, ogni paese Ue dovrà dotarsi di appositi sportelli per tutte le informazioni necessarie sulle cure transfrontaliere e si incoraggia la cooperazione a livello Ue grazie a un incremento della sanità online per facilitare, per esempio, il riconoscimento delle prescrizioni. I pazienti riceveranno quale rimborso delle cure lo stesso importo che avrebbero ricevuto nel loro paese per lo stesso tipo di trattamento. Infine una prescrizione rilasciata in un altro paese Ue sarà riconosciuta anche nel paese di residenza del paziente e viceversa. Il cittadino ha il diritto di ottenere il medicinale prescritto nella ricetta, a patto che questo sia autorizzato per la vendita e disponibile nel paese Ue in cui si desidera averlo.



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