Cure alternative in ospedale, bisticcio tra esperti

27 aprile 2011
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Cure alternative in ospedale, bisticcio tra esperti



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«A quando maghi e fattucchiere negli ospedali?». È la battuta provocatoria con cui Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano, commenta sul settimanale Oggi la decisione dell'ospedale di Pitigliano (Grosseto) di accogliere al suo interno ambulatori di agopuntura, omeopatia e fitoterapia. La medicina alternativa, al contrario di quella ufficiale, «è completamente senza prove. L'agopuntura è tutta in discussione anche per le molteplici modalità con cui può essere eseguita; i prodotti omeopatici, in gran maggioranza, non contengono nulla. Quelli fitoterapici non si sa bene che cosa contengano e possono variare da preparazione a preparazione. Non vi è nessun controllo, sono stati messi in commercio solo con una notifica e non sono obbligati a presentare alcuna documentazione che ne garantisca l'efficacia». Secondo il farmacologo, non basta il principio basato sul diritto dei cittadini a essere liberi nella scelta delle terapie altrimenti, dice Garattini, «perché non dare spazio in ospedale anche a fattucchiere, a maghi e guaritori in cui una parte del pubblico ripone grande fiducia? È bene che i politici riflettano sulla necessità di privilegiare la razionalità anziché rincorrere tutto ciò che può portare consensi e voti».

Immediata la replica dei soggetti chiamati in causa: «Ospedali e cliniche universitarie che erogano prestazioni di medicina complementare a fianco della medicina classica sono presenti in tutto il mondo, in oriente e occidente» dice Simonetta Bernardini, presidente della Società italiana di omeopatia e medicina integrata (Siomi). «Lo scopo di Pitigliano peraltro, è proprio quello di avviare adeguate sperimentazioni utili a misurare l'efficacia di queste medicine in termini di miglioramento della qualità della vita e della salute dei cittadini, particolarmente di quelli affetti da malattie croniche, cosiddette proprio perché inguaribili con la sola medicina convenzionale».

Così Fabio Firenzuoli, Responsabile del Centro di riferimento per la fitoterapia della Regione Toscana: «Silvio Garattini, parlando di fitoterapia fa riferimento all'uso di integratori, ma in questo settore non dobbiamo alimentare la confusione: gli integratori sono una cosa, i fitoterapici un'altra. In fitoterapia si utilizzanomedicinali,ben regolamentati da norme italiane ed europee, sia in forma di specialità registrate con tanto di autoirizzazione all' immissione in commercio, sia in forma di galenici, per i quali esiste una specifica normativa.I pazienti ma anche i colleghi devono sapere che in fitoterapia qualità, sicurezza ed efficacia sono garantite, come per i farmaci di sintesi: questo Garattini lo sa bene, e comunque può leggerlo anchenel sito del Ministero della Salute, cui tutti possono accedere». Infine, Franco Cracolici, vice presidente della Società italiana di agopuntura (Sia): «Io pratico l'agopuntura nata 3.000 anni fa, vagliata e verificata da istituzioni come l'Oms, l'Nih e l'Fda. Per questo l'unico interesse che perseguo è cercare con mezzi leciti di aiutare e sostenere chi vuole integrare con la medicina allopatica un metodo diverso e complementare con un bassissimo range di reazioni avverse e praticato in un gran numero di ambulatori pubblici».

Nicola Miglino



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