Sperimentazione animale, la base del progresso scientifico

08 giugno 2011
Interviste

Sperimentazione animale, la base del progresso scientifico



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Un progetto di legge della Regione Lombardia presentato dal Consigliere regionale della Lega Nord, Renzo Bossi, che chiede di eliminare la sperimentazione biomedica sugli animali ha riacceso il dibattito sull'utilità del continuare a utilizzarli. Ma esistono alternative? Per capirlo Dica33 hai intervistato Giuseppe Remuzzi, Primario dell'unità operativa di nefrologia e dialisi degli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Che cosa pensa del progetto di legge?
Come ricercatori e come clinici siamo molto preoccupati a partire dalle premesse. Sostenere che, di fatto, si debba eliminare la sperimentazione biomedica sugli animali perché è aumentata la sensibilità dei cittadini nei confronti degli stessi, significa anteporre le ragioni del consenso politico a quelle della difesa della salute delle persone. Deve essere chiaro che il giorno che non ci sarà più la sperimentazione sugli animali finirà la medicina. Per questo invitiamo i Consiglieri regionali della Lombardia e gli esponenti politici interessati a venire a visitare i nostri stabulari ed i nostri laboratori per rendersi conto direttamente di come vengono trattati gli animali e della loro importanza per lo sviluppo della medicina.

È proprio necessario sperimentare sugli animali?
La gente deve sapere, senza tanti giri di parole, che non si possono avere farmaci nuovi e nuove procedure in medicina senza passare per la sperimentazione animale. Lo si fa a malincuore, s'intende, ma non c'è altro modo. Perché un farmaco arrivi al pubblico servono anni di ricerca ed enormi investimenti. Si parte con dieci molecole, e quando va bene, all'uomo ne arriva una. Le altre si perdono per strada, o perché non funzionano, o perché fanno male. Se per esempio un farmaco è efficace nel ridurre il colesterolo, ma danneggia il fegato, lo si può sapere solo se si sperimenta sugli animali.

C'è chi obietta che nel campo della ricerca su cancro si è arrivati a risultati senza animali?
Tutto quello che si può fare senza animali va fatto e lo si deve incoraggiare. Ma ancora oggi purtroppo nessun laboratorio di ricerca al mondo può prescindere dall'impiego di animali. Vale per tutta la ricerca in medicina. Chiunque può consultare PubMed, il sito di tutte le pubblicazioni in medicina, alla voce cancro o sclerosi multipla, si renderà subito conto che per un lavoro fatto con le cellule in coltura o in silico (che vuol dire simulazione al computer di fenomeni biologici) ce ne sono dieci che impiegano topi e ratti. Quanto alla ricostruzione di organi e tessuti è vero che quando sapremo fare organi in laboratorio non avremo più bisogno di animali. Per arrivarci gli animali per adesso servono, ma siamo ancora molto lontani.

Esempi nei quali la ricerca sugli animali è stata indispensabile?
Per restare nell'attualità senza la ricerca sugli animali non sapremmo che la tossina del coli da sola non basta a fare i danni al rene che portano alla dialisi tante persone e i danni al cervello che poi possono portare a morte. E non avremmo potuto mettere a punto nessuna cura per questa malattia che sta preoccupando oggi l'Europa. C'è poi il caso della chirurgia. Oggi più di un milione di persone al mondo vivono grazie ad un trapianto. Tutto è cominciato a Boston, quando Joseph Murray ha trapiantato a un giovanotto, il rene del gemello. Ma per poterlo fare nell'uomo, prima, Murray ha dovuto operare quasi 600 cani. Quell'intervento cinquanta anni fa aprì la strada a tanti altri trapianti. Joseph Murray nel '90 ebbe il Nobel "non c'è niente di più ridicolo che pensare che tutto questo si sarebbe potuto fare con un computer o con le cellule in cultura - ha detto nell'occasione del premio - sarebbe come dire che si può vivere senza respirare o senza sangue". Vale per la chirurgia dei trapianti, e qualunque altra chirurgia, e per tutte le procedure che oggi si fanno sull'uomo.

Davvero gli animali nei laboratori sono trattati male?
Entrare in uno stabulario di ricerca oggi è un po' come entrare in una sala operatoria: gabbie pulitissime, spazi adeguati, sistemi sofisticati di controllo delle infezioni, e le leggi che proteggono gli animali sono severe e vengono rispettate. Un esempio: chi fa interventi chirurgici su topi e ratti deve dimostrare di avere conoscenze teoriche (e vale naturalmente anche per i chirurghi degli uomini), ma anche dimostrare di saperlo fare, anche dopo anni (questo non è richiesto nemmeno ai chirurghi degli uomini). Fra l'altro oggi i ricercatori, usano molto meno animali di un tempo, perché tutto quello che si può fare senza dover ricorrere agli animali, si fa, certo e non potrebbe essere altrimenti anche solo perché gli animali costano (quelli modificati geneticamente anche migliaia di dollari).

Marco Malagutti



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